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Due volte in quattro gare. Senza contare la visiera di Imola nella presa dei freni e l'errore di strategia in Portogallo. Per Antonio Giovinazzi la stagione sta prendendo una brutta piega. Per la seconda volta al pit stop la squadra o non trova le gomme o è costretta a fermare a lungo il pilota perché c'è un problema col treno di pneumatici da montare. In Spagna l'addetto alla gomma anteriore sinistra si è accorto che era sgonfia e non poteva essere montata. Attimi di panico, corsa nel retrobox a trovare un treno di gomme per Giovinazzi che nel frattempo ha perso 35 secondi fermo sulla piazzola.
E il culmine della sfortuna è che il regime di safety car, ragione per cui il team lo ha fatto tornare prima ai box per il cambio gomme, finisce proprio nel momento in cui Antonio esce dal box e quindi non può approfittare della neutralizzazione. Il dopo corsa è mogio come uno straccio appena usato sul pavimento: "Purtroppo c'era una gomma sgonfia e la squadra ha dovuto trovare un treno di gomme adeguato. C'era una foratura lenta che ha causato il problema. Poi il resto della corsa è stata deludente, poco da dire e tanto da restare delusi".
Il commento laconico dice poco rispetto allo sguardo di Antonio. Adesso, se due indizi non fanno una prova, qualche dubbio viene. Anche perché a un certo punto della gara Giovinazzi era il più lento in pista (girava in 1.26 addirittura 1.3 più lento di Mazepin che pure è la macchina scopa del gruppo) quindi anche se in evidente stato di difficoltà, lo hanno richiamato al box in ritardo, tanto che il 15 posto finale non aggiunge nulla alla prestazione.
Adesso parliamoci chiaro: sbagliare capita a tutti e in F.1 nessuno ne è stato immune (vedi Ferrari, Mercedes e Red Bull). Farlo in due gare su quattro con la ricerca della gomma adeguata è un errore che nemmeno nelle formule minori fanno. Se mettiamo la visiera a strappo finita nei freni a Imola (anche se una vocina dice che si erano dimenticati del nastro adesivo sulla presa...) i due errori in Bahrain e Spagna e il Portogallo senza infamia e senza lode, viene da pensare male. L'anno scorso Antonio era un mago delle partenze con un motore Ferrari che non era un granché rispetto a quello attuale. Adesso al primo giro sono più le posizioni perse che quelle guadagnate...
Eppure il pilota è sempre lo stesso. Infine una nota pratica: se la squadra si chiama Alfa Romeo e compare un logo grande così sulla macchina, sarà il caso che qualcuno di Alfa Romeo vada a dare uno sguardo da vicino per capire se tanto blasone viene onorato come merita. La F.1 è difficile, altri costruttori hanno avuto momenti difficili (vedi Honda tanto per dirne uno) ma se F.1 deve essere, che sia all'altezza del nome Alfa Romeo e Ferrari che fornisce i motori. Adesso si va a Montecarlo e la speranza è vedere finalmente una gara di attacco come meritano i piloti e la squadra.