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Altra gara altro giro di valzer. Dopo il Portogallo c'è la Spagna e siccome Barcellona offre sempre degli spunti interessanti, si decide di andare a Montmelò per toccare con mano e vedere da vicino nei curvoni del tracciato catalano i valori in campo. Già a Imola ci eravamo fatti una idea di massima, ma una controprova non guasta. E così, avuto l'ok dalla federazione per accedere alla sala stampa, organizziamo la trasferta. E qui c'è da dire che i vettori aerei forse non hanno capito che aria tira, o forse lo hanno capito molto bene perché a distanza di due giorni un biglietto andata e ritorno da Milano è passato da 140 euro a 265 con il possibile ulteriore aumento previsto entro le 24 ore. A parte che tutta questa fila di gente che deve andare a Barcellona non c'è, voler prendere per il collo i viaggiatori è un biglietto di ritorno che prima o poi qualcuno pagherà.
E allora, si sceglie il meglio. Anzi il meno peggio. Che si chiama Ryanair. Almeno sai che fra supplementi priorità, bagaglio a mano, scelta del posto e ritardo compreso (fa parte del pacchetto all inclusive di questa compagnia) riusciamo a portare a casa un biglietto a un prezzo sopportabile di 170 euro andata e ritorno. Sistemato il biglietto proviamo a fare l'assicurazione nel caso il tampone, obbligatorio per accedere in pista ma anche per sbarcare in Spagna, fosse malauguratamente positivo. L'assicurazione costa quasi quanto il biglietto, per cui rinunciamo confidando negli anticorpi. Nel frattempo compiliamo il modulo della FIA con tutti i dati richiesti sullo sbarco, volo, posto aereo, hotel, cellulare, tampone, mail, riferimenti e altro da girare al ministero della salute spagnolo che per contro invia un link in cui fare una prima registrazione.
Poi arriva un altro link con un numero di codice da compilare almeno 24-48 ore prima di partire. Cosa che facciamo puntualmente e riceviamo un codice QR da esibire alla frontiera, all'imbarco e ai controlli di polizia. Nel frattempo dalla FIA arriva un documento del ministero degli interni spagnoli che ci autorizza a entrare nel Paese in quanto il GP di Spagna è evento sportivo di rilevanza internazionale e siamo quindi autorizzati a entrare a Barcellona. In più abbiamo dovuto firmare il solito modulo da 20 pagine della federazione per avere accesso a questa gara. Totale fogli da firmare: 45. Contro i 37 di Imola è un passo in avanti. Nel senso che prossimamente ci daranno da firmare l'enciclopedia britannica al completo.
Imbarco previsto alle 7.55. Alle 7.15 chiamano invece al gate e ci mettiamo in fila ma cominciano i problemi. Un viaggiatore spagnolo esibisce il tampone rapido che la compagnia aerea rifiuta. Inoltre non ha il QR code del ministero e quindi non può salire. Discussioni, litigi, proteste, ma non si schioda la procedura. Adesso pensiamo al poveretto in questione: in un Paese che non è il suo, con un biglietto già pagato, deve trovare un laboratorio che fa il test, aspettare almeno 24 ore la risposta, poi compilare il modulo del ministero e nel frattempo comprare un altro biglietto aereo oltre all'hotel dove alloggiare, mangiare etc etc. Viaggiare ai tempi del Covid non è così semplice e l'idea di rinunciare a Turchia e Azerbaijan appare come una soluzione intelligente. Dopo una fila all'aperto di quasi 50 minuti (l'equipaggio in transito da altra destinazione deve cambiare aereo) si sale a bordo e si parte con il classico ritardo. Sarà per i venti contrari, sarà che tanto non hanno fretta, i 20 minuti di ritardo al via diventano qualcosa di più in volo. Risparmiare carburante sembra essere la parola d'ordine...
Arriviamo finalmente in aeroporto a Barcellona, quasi deserto il Terminal 1 e il 2 è chiuso da mesi. Negozi con serrande abbassate, un bar a rilento e fila per uscire. Il controllo temperatura e documenti porta via del tempo. Finalmente si supera la barriera e si va al banco Avis a prendere l'auto a nolo. Nel frattempo arrivano due messaggi di tentativo di uso della carta di credito, rifiutata. Chissà perché... Mentre giriamo alla ricerca del banco Avis, incrociamo una via di mezzo fra un cantierista dell'Anas e un giubbetto giallo francese che ci viene incontro e non saluta. E' Enrico Zanarini, manager di Giovinazzi, che sta cercando anche lui il bancone dell'auto a nolo. Due battute veloci nel mezzo della sala semivuota, nemmeno il tempo di approfondire qualcosa, che la macchia gialla scompare all'orizzonte.
Troviamo finalmente il banco Avis, sperduto in un parcheggio (ovviamente dalla parte opposta) con l'unica addetta che con le chiavi dell'auto in mano ci saluta e ci dice della carta di credito che non va. Diamo gli estremi e controlla: ha sbagliato la data di scadenza e si scusa. Tiriamo un sospiro di sollievo e prendiamo la nostra vettura. Una Seat Ibiza bianca, nuova di pacca. "Guardi che c'è una sfrisata sullo specchietto destro" ci dice la signora. Controlliamo la vettura, ma di segni nemmeno l'ombra. Almeno sullo specchietto, perché la rigata è sul paraurti posteriore e lo facciamo notare. "Ah scusi, non lo avevamo visto". In compenso il puntino sullo specchietto bianco lo avevano visto... Si parte destinazione hotel a Granollers. Tagliamo per la città con la Ronda da Dalt, una strada che di solito è intasata 24 ore di fila. Invece niente, quasi deserta. Arriviamo rapidi all'hotel, prendiamo la camera e si parte destinazione circuito.
Perché prima in hotel? Perché fuori dall'autodromo c'è una banda che ruba regolarmente i bagagli dalle auto in sosta e quindi evitiamo sorprese. La sorpresa arriva quando prendiamo il pass perché anche se abbiamo il permanente, dobbiamo rifare le procedure gara per gara. E qui invece di un campo, troviamo una pista di autocross molto bella. Prendiamo il parcheggio, arriviamo in autodromo dopo un giro per le fabbriche della zona (deserte) e scopriamo che il parcheggio stampa è nel piazzale dietro la tribuna centrale ma sempre dopo aver percorso tutta una serie di stradine e obblighi con sensi vietati da far venire il mal di testa. Controllo della temperatura, il pass non lo guardano nemmeno. Molliamo l'auto, sottopasso tribuna per accedere alla sala stampa, altro controllo temperatura e finalmente posto vista pista! Sfruttiamo il catering locale, visto che sono ormai le 13,30 di una giornata cominciata alle 6 del mattino. Le patatine non sono male, il pollo deve essere del periodo napoleonico così come le patate di contorno.
Ci guardiamo in faccia col collega italiano che dice: "Certo, non avendo mai subito la fame possiamo fare gli schizzinosi, ma secondo me fra la plastica del contenitore e questo pollo, meglio la plastica...". Altro che Imola e il suo catering romagnolo, qui hanno tutto da imparare. Ridiamo, assaggiamo e...preferiamo la plastica. In sala stampa i posti sono limitati e spaziati. Sentiamo ancora l'odore di pollo che ci perseguita. Ma poi scopriamo essere un giornalista inglese... Non avevamo mai sentito l'ascella al curry, ma stavolta abbiamo imparato qualcosa. Il Covid toglie odori e sapori. Almeno sappiamo di avere ottima salute... Intanto però, cominciano le prove libere, il resto è cronaca sportiva. A dopo con altri appunti di viaggio catalani...