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Singapore, the fine city. Un gioco di parole per dire che Singapore è una città “bene” ovvero giusta, ma fine (si pronuncia fain in inglese) vuol dire anche multa o sanzione. E in effetti Singapore è la città delle multe. Dai 100 dollari per il divieto di sosta per le biciclette e motorini (come faranno a sapere di chi sono…), alle multe per fumare a distanza inferiore ai 5 metri dal cartelle di divieto, dal gettare la carta e le cicche per terra, al lasciare bibite o bottiglie fuori dai cestini, dal divieto di usare gli skatebord sui bordi delle fontanelle all’appoggiare le mani sui vetri dei negozi.
Una serie di divieti che i locali, pur rispettosi delle norme, hanno raccolto in magliette satiriche vendute a China Town. E anzi proprio parlando di China Town che si notano le differenze maggiori. Punti vendita ordinati, schedati e con tanto di registratore di cassa in vista per gli scontrini, cosa sconosciuta in questi ambienti. Sconti non più disponibili come in passato, dove la trattativa era estenuante ma faceva parte del gioco. Ma soprattutto sono spariti gli oggetti replica. Ovvero, una volta arrivava il venditore col catalogo originale di noti marchi di orologi e ti piazzava le repliche, fasulle, a prezzi da concordare. Adesso è vietato e lo stesso vale per i marchi di borse, oggetti vari oltre che orologi e computer. Tutto catalogato, tutto registrato. E sono multe salate per chi sgarra.
Si perde un po’ del fascino locale, che si trova nelle bancarelle sotto forma di frutta locale o nei banchetti dei fiori per le celebrazioni buddiste e induiste, coi templi fianco a fianco e fedeli che oltre ai fiori acquistano bacchette di incenso da bruciare in onore delle divinità. E infatti i negozi di articoli “sacri” abbondano vicino ai templi che spuntano a fianco dei palazzi moderni, mischiati con moschee, sinagoghe, chiese cattoliche e protestanti. Tutti i culti sono ammessi, l’importante è rispettare gli altri. E vale per le campane, che non suonano, e i muezzin che dagli altoparlanti non diffondono le preghiere tipiche come avviene invece da altre parti.
La F.1 qui è un contorno ad altro. Al festival degli studenti di belle arti e alle esposizioni di quadri, dal compleanno di una divinità induista, nata il 6 settembre del 1546 e che viene celebrato insieme alla festa d’autunno che scatta il 21 settembre. E poi cucina di alto livello, nella zona di Marina Bay col ristorante di lusso del noto chef che gira con la Ferrari ultimo modello. Ci sono tante supercar, Porsche e Lamborghini essenzialmente con diverse Ferrari. Oltre al prezzo normale, ci sono altri 100 mila euro di tassa da pagare, idem per tutte le volte che si transita in zona centrale, con tanto di caselli che rilevano le targhe e addebitano il conto bancario. Limiti in autostrada di 80 km orari e macchine da 250 all’ora usate come simbolo di ricchezza e che forse, a malapena, avranno superato i 100 all’ora, ammesso che i radar della polizia fossero spenti.
L’arrivo a Singapore passa da Dubai, per evitare 13 ore di volo in notturna. A una certa età e in classe economica, è uno stress da evitare. Per cui sosta negli Emirati e giro per l’aeroporto. Arrivo al terminal A, metrò interno per andare al B e da qui al C, mettersi in fila al controllo transiti e farsi prendere la voglia insana di cappuccino e brioche alle 6 del mattino. Il conto di 12 euro rende il tutto indigesto, quando poi si aggiungono 6 euro per una bottiglietta d’acqua, capisci di aver sbagliato qualcosa nella vita, perché fare il barista qui conviene più che fare il giornalista.
Arrivati a Singapore dopo un viaggio di altre 7 ore e mezza, segnato dalla presenza di australiani, cinesi e indiani che hanno stipato ogni ordine di posti, ci si sposta al controllo passaporti, non prima di aver compilato su un tablet tutti i dati richiesti e scaricato il PDF con il visto temporaneo e aver ricevuto tre mail in cui il governo ti avvisa che se hai dichiarato il falso, scatta la galera. Cosa che era scattata anche per il ministro dei trasporti e il proprietario di una catena di hotel lungo il circuito. L’accusa di corruzione mette in imbarazzo il governo, uno scandalo da queste parti. Poi si scopre che gli hotel avevano fatto un up grade per il ministro, come gentile omaggio, e questo non era stato dichiarato pubblicamente. Inammissibile avere un vantaggio, anche minimo, rivestendo una carica pubblica. Da qui l’imbarazzo e il prosieguo dell’inchiesta ma nessun problema per il GP.
Intanto gli hotel della zona sono occupati da team e personale F.1. Con sgradite sorprese. Ad esempio, un panino con una bibita è costato 180 dollari (125 euro) ai due tecnici di un team, appena fuori dai cancelli, invece, bistecca e patatine con bibita a 40 euro. Decisamente più abbordabile rispetto ai locali dentro il tracciato. Per inciso, cappuccino e brioche da nota catena di locali made in USA viene 10 euro, 2 in meno che in aeroporto a Dubai, per cui il consigli è passare dai vari 7/eleven e prendere acqua (70 centesimi) o caffè e cappuccino in lattina (1,2 euro).
In pista, invece, tribune con ampi spazi vuoti mentre le salette VIP, con costi che superano anche i 25 mila euro comprese di transfer aereo, erano tutte esaurite. Ovvero, il tipo di clientela di questa F.1 non è certo l’appassionato italiano che occupa il prato di prima mattina. Qui il problema maggiore erano i topi, grossi, enormi e affamati di fibre ottiche. Infatti i sistemi e le connessioni sono tutte triple per ovviare alla fame dei roditori. Hanno risolto in parte il problema con l’aumento della popolazione di varani, rettili che sono predatori, ma evidentemente fra l’offerta di cibo e la presenza dei rettili, l’equilibrio locale non è propriamente riuscito, tanto che qualche esemplare si è palesato in pista durante le prove libere.
Il fuso si fa sentire, complice anche un vicino di stanza in hotel (un tre stelle che normalmente costa 75 euro, venduto a 200 euro a notte per il GP) che volendo celebrare il GP all’una e mezza di notte, ha rimorchiato una gentile professionista locale, esperta nelle urla notturne a completamento della prestazione. Dopo una ventina di minuti di agitazione, il problema è sorto dopo. Quando lo sventurato (si fa per dire) ha ricevuto una video chiamata dalla moglie e per non farsi scoprire se ne è uscito in corridoio parlando ad alta voce e litigando con la gentile consorte. Alle 4 del mattino il vostro cronista ha rotto gli indugi, ha aperto la porta, ha urlato qualcosa all’indirizzo dei due e ha cercato di riprendere sonno. Dalle urla della signora al telefono probabilmente deve aver notato qualcosa nella stanza del marito. Stanotte vi terremo informati sugli sviluppi secondari di questo GP di Singapore…