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SINGAPORE – Per chi non conosce il mondo segreto della F.1 risulta difficile capire come funziona l’accesso in pista. Per entrare occorre avere un pass che i giornalisti richiedono un anno prima (o un mese prima se sono temporanei) il resto degli invitati (giornalisti compresi) deve sottoscrivere una serie di fogli di scarico responsabilità ai team o agli sponsor, impegnarsi a non fare questo e quello, vietato questo e quest’altro, non andare in zone vietate, rispettare i segnali e farsi carico dei danni provocati con il proprio comportamento.
Fatto sta che in alcune gare, Singapore è fra queste, per entrare nel paddock fanno pure i controlli col metal detector, mettono i sistemi antimina per i mezzi di servizio e ti perquisiscono. Poi, durante la corsa, scopri che uno si aggira sul tracciato con le mani in tasca e in pantaloni corti. Ed entra la safety car a neutralizzare la competizione.
Come è possibile? Semplicemente perché i controlli sono efficienti là dove si possono fare e per chi deve entrare nel paddock è come entrare in un carcere di massima sicurezza: si passano i tornelli coi guardiani di turno. Ma chi volesse fare di tutto e di più è in grado di farlo senza controlli. Certo, lo scalmanato di Singapore è stato arrestato, come fu arrestato quello che l’anno scorso, in Cina, attraversò il rettilineo centrale e si presentò ai box perché voleva guidare una Ferrari di F.1.
I precedenti
In oriente si vede che va di moda, ma l’invasione di pista non è una novità assoluta. Nel GP di Germania del 2000 a Hockenheim un disoccupato della Mercedes entrò in pista per protestare. Gara neutralizzata, Barrichello con la Ferrari che rimonta e vince davanti alla McLaren Mercedes.
In Inghilterra, patria delle competizioni e di questo sistema di controllo, andò peggio. Uno vestito da prete si intromise in pista a Silverstone con le macchine che sfrecciavano veloci. Fu arrestato, così come lo sono stati i nudisti che a turno entrano in un campo di calcio o di tennis.
Si spera che l’unica invasione di pista continui ad essere quella di Monza, dopo la gara e con tanto entusiasmo
Ma entrare in pista con le F.1 che sfrecciano è pericoloso, i controlli dovrebbero essere adeguati e questo ennesimo episodio dimostra che la mano dura, i controlli e i sequestri dei pass, avvengono solo per quelli che poi devono lavorarci in questo mondo, il resto, specie se pazzerello, fa quello che vuole e scavalca le reti come se niente fosse.
Se la mania prendesse piede prima o poi succede il disastro. Si spera che l’unica invasione di pista continui ad essere quella di Monza, dopo la gara e con tanto entusiasmo. Almeno in questo noi italiani possiamo dare lezioni al mondo.
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