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E’ qui che tutto nacque in quel maggio del 1950, è qui che 75 anni fa si disputò la prima corsa dopo la seconda guerra mondiale ed è qui che le squadre inglesi mantengono la tradizione di un dominio che raramente la Ferrari riuscì a rompere. Tranne in quella fase iniziale del mondiale piloti del 1950 e successivi, con rare eccezioni. Non deve stupire, quindi, se dietro al solito Max Verstappen con la solita Red Bull (11 successo stagionale su 11 gare) ci siano due inglesi: Lando Norris, il giovane. Lewis Hamilton, “il vecchio” campione. Uno ai primissimi podi della carriera, l’altro a numero 195.
Tutti protagonisti di una gara senza respiro anche se a tratti noiosa e senza colpi di scena. Tranne quello del 34 giro quando il motore Ferrari della Haas di Magnussen ha esalato l’ultimo respiro con tanto di fiamme e olio in pista. Safety car d’obbligo e sosta ai box per chi, come le Ferrari, avevano deciso di giocare d’azzardo.
Con Leclerc, però, che dopo il pit anticipato al 19. giro (gli altri si sono fermati anche dieci passaggi dopo…) ha tentato la carta della seconda sosta mentre Sainz è rimasto in pista confidando in un recupero successivo. Strategia sbagliata, visto che i due hanno concluso al 9 e 10 posto. Se in qualifica la Ferrari pensava di ottenere di più, pur girando a 4 decimi dalla Red Bull, in gara il passo è stato al solito deludente: più lenti della Williams di Albon, che ha preceduto Leclerc con un sorpasso da manuale, più lenti di una Aston Martin di Alonso sfiatata, per non dire delle Mercedes di Hamilton e Russell, con ques’ultimo risalito al quinto posto dietro a un bravissimo Piastri che con la seconda McLaren ha completato la giornata positiva per questa squadra che ha piazzato i due piloti, uno sul podio l’altro a un passo.
E qui sorge la domanda: come fa una McLaren in salita nelle ultime gare, grazie agli aggiornamenti, senza avere una galleria del vento propria, un motore clienti e una struttura indebitata, mentre una Ferrari che ha il meglio dei motori (li fa in casa), gallerie del vento e pista privata, tutte le volte che porta qualcosa, non è mai risolutiva.
Per non parlare delle strategie e dei due piloti che ormai si guardano il fondo schiena a vicenda, come se stare davanti all’altro alla fine cambi la situazione in classifica generale. Niente di ciò, e allora ecco la solita Red Bull, il solito Verstappen e la novità McLaren sulla pista di casa coi due piloti, uno beniamino del pubblico, l’altro in crescita, che si permettono di battere le Mercedes. Cosa che per un italiano conta poco, ma per loro e davanti a 480 mila spettatori, diventava fondamentale. Questione di mentalità, di metodo di lavoro e concretezza. Certo, non cambierà la classifica che vede Verstappen a 255 punti, 99 in più di Perez risalito dal 15. al 6 posto, ma con una Red Bull che ha 411 punti, ovvero il doppio della Mercedes (quota 203!), Aston Martin 181 e Ferrari a 157, con altre 12 gare in calendario il dilemma per i tifosi ferraristi è uno solo: se andare al mare o in montagna per le vacanze. Altro non gli resta.