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ZANDVOORT - Un battito di ciglia, forse meno. Quei 38 millesimi che separano Max Verstappen da Lewis Hamilton sono davvero poca cosa, ma sufficiente per capire come i due non si siano risparmiati durante le qualifiche del GP d'Olanda, gara che torna in calendario dopo 36 anni dall'ultima edizione.
A quel tempo la pista era diversa da quella attuale, rimasta identica solo la località, mentre per il tracciato siamo su un altro pianeta. Il toboga olandese con le sue curve sopraelevate, una via di mezzo fra il banking di Indianapolis e il Karusell del Nurburgring, ha mietuto le sue vittime, vedi Sainz nelle prove libere del mattino e le due Williams in qualifica. Ma ha anche mostrato come sui saliscendi ci si possa improvvisare.
Lo ha mostrato in maniera incredibile Antonio Giovinazzi, settimo dietro le due Ferrari di Leclerc e Sainz ma ad appena 63 millesimi dalle due rosse con l'altra Alfa Romeo di Kubica staccatissimo e 18 in griglia. Ma se per il polacco esiste una giustificazione, richiamato in pista all'ultimo momento per il blocco di Raikkonen, positivo al Covid, è anche vero che Giovinazzi ci ha dato dentro come non mai. Bravo davvero e capace di interpretare questo tracciato in cui Verstappen e Hamilton sembrano aver capito giro per giro come fare.
Un esempio? In curva 3, ovvero la sopraelevata che è una via di mezzo fra il Karusell del Nurburgring e il ferro di cavallo di Varano, l'olandese era uno dei pochi a fare una traiettoria esterna, molto alta, con Hamilton che lo ha imitato sul finire. Una pista quindi dove le traiettorie le scopri e le inventi e se sbagli c'è il muro ad aspettarti, vedi le due Williams di Latifi e Russell o la Ferrari di Sainz in prove libere al mattino.
Il quinto e sesto posto delle rosse, dopo un venerdì da leoni, sembra quasi una occasione persa perché sul giro secco le Ferrari c'erano. Il passo gara è altra cosa ma almeno in qualifica avrebbero potuto fare di meglio. Piuttosto, un encomio ai meccanici capaci di riparare e rendere competitiva la macchina di Sainz dopo il botto del mattino. Visti i danni e come sono riusciti a sistemare tutto, meritano un applauso. Segno che la squadra c'è e ci sa fare. Manca il resto.
Tornando invece al duello mondiale, Verstappen sulla pista di casa ha il supporto del tifo (che fischia Hamilton platealmente e lui ringrazia per la splendida accoglienza...). La strategia è definita: partire bene e anticipare coi pit stop durante le safety car. Perché il problema, visto le misure del tracciato, non è se ci sarà una safety car, ma quando. E indovinare la strategia giusta. Il resto, poco da dire.
Se si corre a Montecarlo si può correre anche qui. Ma è stato sdoganato un principio su cui la F.1 ha vissuto finora, quello delle piste con vie di fuga tipo aeroporto. Qui spazio non ce ne era e si sono inventati (grazie a Jarno Zaffelli, il designer emiliano) qualcosa di divertente per i piloti e visibile per il pubblico. E' piaciuto a tutti, ma le somme le tiriamo dopo la gara...