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I racconti degli esuli del 1985 erano terribili. Da leggere e ascoltare con la stessa cadenza in cui il ragionier Fantozzi raccontava le imprese epiche della Coppa Cobram di ciclismo: "Siamo usciti dal circuito alle 21 e siamo arrivati in hotel ad Amsterdam alle 5 del mattino dopo una fila estenuante senza bagni in zona, ci siamo arrangiati lungo le dune di sabbia che costeggiavano l'unica strada". E via con contumelie varie.
La preoccupazione ci assale e si stila il programma di assalto al GP d'Olanda evitando 1, prendere auto a nolo. 2 restare bloccati nel traffico e quindi,3 si opta per Amsterdam vicino alla stazione. Il viaggio comincia col solito volo strapieno della KLM, con tanto di messaggio della compagnia aerea che essendo il volo pieno, niente bagaglio a mano a bordo ma tutto da imbarcare. Si arriva in aeroporto col pre check in fatto, si mostrano nell'ordine: green pass, tampone, preaccettazione e bagaglio. Tutto fila liscio e del tutto pieno manco l'ombra, infatti c'è posto e si carica a mano tutto il possibile.
Arrivati ad Amsterdam errore clamoroso, per dirla col tono alla Fantozzi: invece che prendere il comodissimo treno che arriva in centro a 4,80 euro, optiamo per un taxi ritenendolo più veloce. In effetti lo è: se ne sbatte dei limiti di velocità, gira pure contromano, il tassista (pakistano?) guida una fiammante Tesla elettrica (non si deve inquinare). Stupisce il rumore a bordo: il motore elettrico fa casino in accelerazione, il rotolamento delle gomme si sente amplificato rispetto ai motori benzina (per forza) per cui tutto sto vantaggio è da vedere.
Di sicuro il tassista sbaglia hotel, ci scarica in altro albergo e non in quello richiesto e ci presenta il conto: 60 euro! Mortacci...Era meglio il treno. Paghiamo con carta di credito e ci dice: "Ma non ha contante? Perché con la carta devo registrare la corsa". Beccato l'evasore olandese. "Carta di credito e ricevuta, grazie" gli diciamo con fare deciso anche se poi non scarichiamo niente. Alla reception ci guardano stranamente: "La mascherina non è obbligatoria, qui deve toglierla, serve solo sui mezzi di trasporto pubblici".
Dopo una attenta ricerca, salta fuori che non c'è nessuna prenotazione. Ricerca e ricerca e si scopre l'arcano: siamo nell'hotel dall'altra parte della strada e quindi ci avviamo a piedi attraversando la piazza ed evitando tre ciclisti che a palla girano come se stessero giocandosi la volata al giro d'Italia. Qui bisogna stare attenti perché vanno come pazzi e arrivano di colpo alle spalle, se ne fregano dei semafori e delle corsie riservate e guai a finirgli davanti... Arriviamo in hotel e anche qui non trovano la prenotazione. E' tutto pieno dappertutto e cominciamo a preoccuparci di dover dividere una panchina con qualche clochard locale, poi il colpo di genio: trovano la prenotazione, vedono che è già pagata e dicono che non è completa perché si deve pagare la tassa di soggiorno. Per tre notti, 13 euro. Alla faccia di Amsterdam.
Prendiamo possesso della camera, o meglio del loculo: tre metri di lunghezza per 1,5 di larghezza. Borsa a terra, noi a letto. Noi a terra, borsa a letto. Vabbè, si esce per mangiare e si finisce in un ristorante argentino che confina con uno italiano. Cameriere e cuoco, stessa persona. Bengalese che non parla bene inglese, non capisce spagnolo e ci si spiega a gesti. Si mangia e per smaltire il pollo fritto (abbiamo fatto di peggio, altre volte) andiamo a fare quattro passi. In centro la bolgia è incredibile. Un ragazzo alticcio (o altro, fate voi...) è su una statua a urlare e lanciare lattine. Arriva la polizia e una ambulanza a tirarlo via da lì. Sui canali la folla è pazzesca, i vigilantes impongono il senso unico pedonale. Nella calca si sente urlare in dialetto pugliese (Bari centro): "Marì Marì, ndo cz sì finit? Marììììììì". E lei che con affanno arriva facendosi largo fra la folla di ragazzi: "Giuan, sto qua. Stavo fotografando le signorine in vetrina coi costumi da bagno nuovo, volevo vedere i modelli alla moda". Silenzio glaciale del marito. Evitiamo di ridere come pazzi ma crediamo che la signora qualche ripasso debba farlo anche se il marito forse eviterà di dirle dove erano finiti...
Notte insonne per via del materasso in pendenza (succede anche questo) e via a far colazione in un bar vicino. La cameriera è una simpatica ragazzotta da 1,80 di altezza. Parla italiano perché "Sono cresciuta in Italia, l'adoro" e ci sforna il cappuccino: "Come è? E' la prima volta che lo faccio, ci ho messo tanto cuore e amore". Il cappuccino fa schifo ma non vogliamo deluderla. "Sono 5 euro, pagare con carta niente contanti". Vabbè, andiamo alla stazione. Troviamo la macchinetta che fa i biglietti per Zandvoort (andata e ritorno 12 euro più uno di commissione carta di credito) e seguiamo la calca. Impossibile sbagliare visto la marea che si avvia verso i treni. Uno ogni 5 minuti convogli speciali per il circuito. Dopo 35 minuti di treno arriviamo in stazione e seguiamo la massa colorata.
Sono circa 3 km a piedi fra stradine e palazzoni con la sabbia a lato. E poi la pista. Un toboga divertente da guidare forse, incastrato in una posizione inguardabile. Il paddock diviso in due: da un lato i camion officina dietro ai box, in un altro le ospitalità dei team con un passaggio avanti e indietro in cui trovare piloti o parlare diventa difficile. Le curve sopraelevate saranno anche spettacolari, ma ricordano tanto le piste di sabbia da bambini, quando giocavamo con le biglie.
Di sicuro senza il pilota olandese e senza i soldi della birra olandese, da queste parti fare la F.3 sarebbe stato il massimo possibile. E invece si parla di F.1 e meno male che Jarno Zaffelli, il tecnico emiliano che ci ha messo mano, ha saputo inventarsi qualcosa di diverso ma è chiaro che da questo momento in poi se ci sono i soldi, si può correre anche nel piazzale dell'Esselunga di Roccacannuccia ammesso ci sia. In tribuna, intanto, è uno spettacolo arancione, con urla e tifo ad ogni passaggio di Verstappen mentre il padre Jos, nel paddock, si muove con la sicurezza e la decisione del vero boss locale. La sera, invece, percorso inverso: altri tre km a piedi verso la stazione e in fila per prendere il treno di rientro ad Amsterdam. Saremo curiosi di sapere dalla signora Maria come è finita col marito e quelle simpatiche signorine coi costumi da bagno in vetrina...