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Nell'epoca in cui la tecnica prevale sull'uomo vedere Lewis Hamilton dominarla in quel modo, con la novantacinquesima pole position della carriera, fa impressione. Perché il Mugello è pista vera, roba dal sapore antico dove il cuore prevale sul ragionamento e vedere come Lewis ha portato la sua Mercedes davanti a tutti, merita solo applausi. Certo, stavolta il compagno Bottas, battuto per 59 millesimi (10 in meno che sette giorni fa a Monza...) è stato rallentato dal testacoda di Ocon che di fatto ha bloccato tutti i piloti nell'ultimo tentativo di qualifica. Tranne Hamilton che era già passato dal punto incriminato.
Vedere comunque questi ragazzi passare in pieno in settima marcia alle due curve dell'Arrabbiata dopo la esse Casanova Savelli e non mollare di un pelo, fa venire la pelle d'oca. Il Mugello rappresenta la prima vera novità del mondiale 2020, perché finora, anche nelle gare doppie, si è corso su tracciati conosciuti e anestetizzati. Al Mugello, invece, il batticuore dopo le due Arrabbiata con la strada che scollina e scende impedendo la visuale, oppure la Bucine da far larga senza perdere lo spunto, la staccata senza fiato della San Donato, è roba per palati fini. Un peccato che sia una tantum perché lo scenario, il contesto e le strutture della pista della Ferrari sono da primato mondiale. Risolvessero quanto prima la viabilità esterna, e a quel punto sarebbe davvero da averlo come appuntamento fisso, al pari di Imola che si correrà a fine ottobre, primi di novembre.
L'Italia da corsa ne esce rafforzata come immagine perché si mostra al mondo intero il valore del nostro sport e dei nostri impianti, troppo spesso avversati dalla politica che invece di farne occasione di rilancio ne fa materia di discussione. E il GP numero 1000 della Ferrari cade proprio a fagiolo per le celebrazioni. Certo, vedere Leclerc quinto a un secondo e uno e Vettel solo quattordicesimo, scaricato e demotivato, non sono il miglior biglietto da visita per questa gara-evento, ma è anche vero che visto i precedenti della stagione, avrebbe potuto andare peggio in qualifica come si è visto a Monza.
I mali sono endemici, cronici e conosciuti, magari la serenità di una sera a cena per le feste di rito a Firenze, potrebbe consigliare i vertici nello sbloccare alcune situazioni, favorire certi investimenti. Perché un conto è arrancare in pista, un altro confrontarsi in piazza col tifo e con la passione dei tifosi che vogliono risultati immediati e speranze per il futuro. Al Mugello si è rivisto il pubblico, poco rispetto ai posti riservati, ma vedere i piloti in pista che alzavano il braccio per salutarli, ha ricordato loro che non c'è solo la sfida in corsa, ma anche il rispetto per chi spende soldi dopo averli risparmiati e si presenta in tribuna sotto al sole o la pioggia per tifare i loro beniamini. Ecco, dal Mugello, al di là del risultato sportivo, sono altri gli elementi che fanno ben sperare in un futuro migliore.