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MONTECARLO – Altro che Hamilton e la Mercedes, il vero rivale di Daniel Ricciardo è lo stratega della Red Bull. Se due settimane fa lo hanno penalizzato, facendo vincere Verstappen, a Monaco il team ha fatto il bis, bloccandolo ai box con un cambio gomme in cui le 4 coperture erano sparite. Ergo, come buttare via una gara avendo 15 secondi di vantaggio, la miglior monoposto del lotto e forse il miglior pilota in pista. Monaco è tutta qua, con una serie di colpi di scena a ripetizione, dalla pioggia al via e ai 7 giri con la Safety Car, d’altronde son piloti professionisti e farli correre col bagnato sta male, vero?
Poi ottavo passaggio Palmer stampa la sua Renault in pieno rettilineo a causa di aquaplaning sulle strisce di un passaggio pedonale. E poi ancora Raikkonen, che va a sbattere al tornantino e poi coinvolge Grosjean prima di fermarsi alla chicane. O i due della Sauber Ericsson che entra suicida su Nasr sfasciando le due monoposto e aggravando i danni del team svizzero. E poi con altre safety car virtuali, pezzi sparsi per la pista, toccate ai guard rail. In mezzo a questo caos è emerso Perez, terzo con la Force India, davanti a Vettel, anonimo, fuori dai giochi e senza appeal.E poi che dire di Alonso, quinto con una McLaren più simile a un cancello che a una macchina da corsa che riesce a mettersi dietro Rosberg?
Ecco, fra la sfida incandescente fra i primi due davanti e il resto del gruppo, stavolta non è stata la noia a vincere ma la tensione di una corsa che poteva risolversi in ogni istante. Invece nulla, a due giri dalla fine Ricciardo ha ammainato bandiera bianca e dagli 8 decimi di distacco da Hamilton è scivolato a 5 secondi. A questo punto giochi fatti ed Hamilton porta a casa la prima vittoria della stagione, accorcia le distanze da Rosberg e fa capire che il prosieguo della stagione sarà vivace per la lotta per il secondo posto.
Fra la sfida incandescente fra i primi due davanti e il resto del gruppo, stavolta non è stata la noia a vincere ma la tensione di una corsa che poteva risolversi in ogni istante
Infatti se le Red Bull sono cresciute e le Mercedes sono rimaste sempre lì davanti, a far pensare sono le Ferrari. Al di là dei problemi di Raikkonen (una botta a Montecarlo ci sta…) è che Vettel annaspa senza venirne fuori, in qualifica non vanno nell’ultima parte, in gara partendo dalla seconda fila e coi problemi di Rosberg avrebbe dovuto almeno lottare per il terzo posto. Invece niente, quarto, in coda a Perez, in attesa di finire la corsa.
Non è stata una bella Ferrari, lo sanno tutti, loro per primi: “Dobbiamo capire cosa succede e cosa manca in Q3 – ha detto Maurizio Arrivabene responsabile del team – di certo ci giochiamo le gare in qualifica”, di sicuro non è stata la corsa di Ricciardo. E col muso lungo che aveva l’italo-australiano dopo la gara “chiedete al team cosa è successo credo lo sappiano bene” il campanello d’allarme è suonato molto forte. Due gare, due errori (errore in Spagna, disastro a Montecarlo) che hanno fatto perdere due vittorie sicure a un pilota veloce. Che potrebbe avere il dubbio di aver già dato tanto alla Red Bull e che potrebbe guardarsi attorno. D’altronde le sirene non mancano per certi piloti…