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MONACO - Si gioca, si punta e si aspetta. A volte si vince, spesso si perde. A Montecarlo la Ferrari ha giocato tutto su un numero che non è uscito e quella che poteva essere la corsa storica da incorniciare, è diventata la grande beffa. Charles Leclerc con la trasmissione rotta nel giro di ingresso in pista (problema al semiasse sinistro), il tentativo di riparare, la testa che si abbassa quasi a voler nascondere le lacrime di rabbia e delusione, seppure celate dal casco.
E quello che era un sogno diventa un incubo con tanti perché e poche risposte. E' andata male alla rossa, meglio alla Red Bull. Max Verstappen forse avrebbe vinto anche senza il regalo della Ferrari, almeno a guardare il passo gara e il ritmo tenuto da Sainz con l'unica Ferrari in gara. Resta il dubbio di cosa sarebbe successo con Leclerc in corsa, ma coi se non si va da nessuna parte. Per vincere le gare prima bisogna finirle. Figurarsi nemmeno partire.
Su Verstappen c'è poco da dire. Ha dato tutto, ha guidato bene e senza errori. La squadra, vedi Perez risalito dall'ottava posizione in griglia, ha azzeccato tutto nelle strategie e il risultato finale rispecchia una superiorità di squadra senza discussioni. Al contrario della grande sconfitta che si chiama Mercedes. Perché se Ferrari ha sbagliato fuori pista, Mercedes i problemi li ha mostrati tutti in corsa. Bottas era secondo, con un buon passo gara dietro a Verstappen ma al pit stop si è trovato col dado della gomma anteriore destra spannato e senza possibilità di cambiare la gomma. Un mesto ritiro per il finlandese che non aveva sbagliato nulla nè in prova tantomeno in gara. Almeno fino a quando ci è rimasto.
Hamilton stavolta è finito nella rubrica "chi l'ha visto". Errore di strategie, macchina inguidabile secondo il suo standard, errore di strategia del team e dal 7 posto in cui è partito, nonostante il ritiro di Leclerc e Bottas, sempre settimo è rimasto. La sua arrabbiatura nei confronti di Vettel e Gasly che lo hanno superato dopo i pit stop non aveva ragione di esistere. Stavolta è sconfitta netta e tale rimane.
Ha divertito Norris, con la McLaren. Il ragazzino è l'idolo dei social per il suo fare scanzonato, ma è anche uno che cammina. La sua resistenza a Perez per il terzo gradino del podio ha mostrato sangue freddo e analisi lucida. Se poi aggiungiamo che al compagno di squadra ha mollato oltre un giro di distacco e Ricciardo a Monaco è uno che cammina, si aprono le pagine sugli interrogativi della stagione.. Infine Giovinazzi. Partito decimo, risalito in nona posizione, con la strategia del team è finito dietro a Ocon e ha perso su Perez. Ma alla fine, dopo aver imparato a memoria gli scarichi della Alpine del francese, ha colto il primo punto della stagione. Un successo meritato per la sua bravura e per l'Alfa Romeo.
Poi, le sirene del porto che hanno osannato Verstappen e sancito il secondo posto di Sainz, hanno solo confermato quanto visto alla vigilia. Con un Vettel felice del suo quinto posto dovuto a esperienza e classe. Sul resto si aprono le discussioni sul perché la Ferrari ha deciso di rischiare così e perché Hamilton ha corso sotto tono: "Bravo Max - ha detto Chris Horner via radio - hai vinto una gara che vale un mondiale". Almeno loro festeggiano...