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Monaco, il principato. Fra le gare del mondiale è quella che lascia sempre un segno e quindi, edizione numero 43 consecutiva su 485 presenze nel circus, impone l'obbligo di organizzare tutto al meglio. Facile a dirsi, meno a farsi visto che fra protocolli da rispettare, norme da seguire, tamponi da eseguire, si finisce in un circolo vizioso che non lascia scampo. Intanto il tampone arriva tardi e si rimanda la partenza di un giorno, il tempo sufficiente per perdere tutta la prima giornata di prove.
Perché? Semplicemente perché in autostrada, in Liguria, hanno sistemato tanti di quei cantieri e restringimenti di corsia, da provocare lunghe code. "Lavori in corso" leggi, ma poi ti guardi in giro e di gente al lavoro non ne vedi. Un mistero. Fatto sta che i ritardi si accumulano, il percorso diventa a ostacoli e fra tir contromano, gallerie con scambi di carreggiata, code in attesa, quei 350 km da Milano diventano una odissea. E per fortuna non c'è il traffico dei vacanzieri al mare. Al posto del Governatore della Liguria chiederemmo i danni. Invece ci chiedono il prezzo salato nelle aree di sosta, con benzina e gasolio serviti a quasi 2 euro al litro.
Che ci sia una pandemia in giro a loro non interessa. Il servito, come lo chiamano loro, dovrebbe avvenire in guanti bianchi e tappeto rosso, con tanto di bella ragazza con sorriso smagliante. Invece trovi il benzinaio dita sporche di grasso (poveretto, sta lavorando con stipendio magari ridotto) e aree di sosta che potrebbero essere molto meglio tenute, con prezzi al bar poco competitivi rispetto a fuori. Ma si sa, in autostrada costa caro e alla fine i 29 e passa euro spesi da Milano fino a Ventimiglia vorresti veramente tirarli dietro ai gestori in monetine da un euro l'uno sperando che capiscano la sofferenza patita da chi usa certi tratti stradali. E' una questione di rispetto, che evidentemente manca e la mente che torna alla vicenda del ponte Morandi ti fa supporre che tanta solerzia non sia che una conseguenza del passato.
Comunque, si arriva finalmente nel Principato. Blocco al confine con la Francia (non si vede ma c'è) e controllo del tampone per chi entra, col risultato di altre code (più di un'ora) e stress, ma senza non si entra e ti rimandando indietro. Finalmente si arriva al centro accrediti per ritirare il parcheggio auto (il pass c'è già ma il parcheggio no, va preso volta per volta). Appuntamento al Novotel, in una strada stretta e trafficatissima, tanto che si trova parcheggio alla stazione poco distante. Dopo aver ritirato il pass auto, ripreso la vettura, fatto 14 piani su e giù nei sotterranei, alla cassa si scopre che è gratis! Bello, se solo funzionasse la sbarra all'uscita, infatti interviene l'addetto che si scusa e sistema il tutto.
Il parcheggio stavolta è allo stadio Louis II, a Fontvielle. La stampa è stata relegata lì e tenuta lontana dal solito al Pecheur. Lì ci sono quelli di F.1 e F.2 e quindi si è voluto evitare contaminazioni fra la bolla del paddock e la stampa. Solo che la stampa, per inciso, dopo aver fatto tamponi e test, si ritrova a parcheggiare là dove va il pubblico normale e quindi più facile contaminarsi là che in quello al paddock. Mistero della logistica e infatti anche loro, i monegaschi, non sanno cosa rispondere..
Il paddock stavolta è accessibile alla stampa. Il corridoio dietro ai motorhome è percorribile, quello davanti no. Se vogliamo passare da lì dobbiamo uscire dietro la recinzione. Boh... Nella zona mista si vedono team manager (bravo Binotto che ritaglia del tempo per parlare) ma si vedono solo meccanici, cuochi e servizio di sicurezza. Manca la energy station della Red Bull. Con poco pubblico sulle tribune, non hanno voluto organizzare e trasportare niente di più del necessario.
E lo stesso dicasi gli altri team, con i balconi semivuoti (ammessi solo parenti e residenti al massimo di 12 persone). Barche silenziose e senza gente sopra. Un vuoto strano che culmina con un tuffo al cuore passando per la redazione di Radio Monte Carlo. Da quegli uffici al quinto piano del Quai Des Artistes ho commentato le gare per decenni, stavolta tutto sbaraccato, chiuso, senza un cenno del passato storico del luogo. Con le voci mitiche dell'emittente monegasca, da Luisella Berrino (speaker del circuito) a Maurizio Di Maggio o Andrea Munari, coi ragazzi del centralino e le segretarie, era una festa continua fra barche, eventi, storie da raccontare.
Adesso mancano solo le ragnatele per sancire la fine di un'epoca, di una storia che con un GP a semiporte chiuse contribuisce a far venire il magone e una tristezza infinita. Infine, a chiusura della giornata, non ci resta che uscire dalla sala stampa, farsi quel paio di km a piedi sotto al tunnel che porta a Fontevielle e riprendere la vettura allo stadio. E immergersi nel traffico caotico di Monaco con deviazioni e blocchi vari...
Foto: Giuseppe Magni