F1, GP Monaco 2019: Hamilton-Verstappen, un duello da duri

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Un duello da duri, quello consumatosi tra Lewis Hamilton e Max Verstappen nel Gran Premio di Monaco 2019. Una sfida fa tornare la mente a 27 anni fa
26 maggio 2019

MONACO - E' stata una gara dal sapore antico, di quelle che ricordano le imprese del passato e i nomi che hanno fatto grande la F.1. La vittoria di Lewis Hamilton, dopo la pole del sabato, non è stata per niente scontata e per oltre metà gara si è trovato a doversi difendere coi gomiti aperti dagli attacchi di Max Verstappen, secondo al traguardo ma retrocesso in quarta posizione per i 5 secondi di penalizzazione a causa di una uscita dai box giudicata irregolare dai commissari.

I ricordi sono andati a un finale mozzafiato nel 1992, quando davanti a giocarsela allo stesso modo furono Ayrton Senna e Nigel Mansell, col brasiliano che coi "gomiti aperti", come ha fatto Hamilton, impedì a Mansell di passare pure con una macchina più veloce, come la Red Bull di Verstappen. Con la differenza che all'epoca il duello durò gli ultimi giri, questa volta praticamente dal via. Ovvero un duello durato 78 giri, con il momento epico di un tentativo di sorpasso a due giri dalla fine, quando un Verstappen deciso e disperato alla chicane ci ha provato, arrivando lunghissimo. Toccata fra le ruote di Red Bull e Mercedes, ma nessun incidente.

Un duello da duri, campioni allo stato puro che per Verstappen è stato vanificato dai commissari sportivi. Un peccato, perché Max ha meritato un podio che era tutto suo in quanto eroe della giornata. Ma non è stato l'unico. A suo modo anche Vettel ne esce rinfrancato. Da terzo a secondo, cambia poco per la classifica, molto per il modo in cui è stato ottenuto, in quanto ai box è riuscito a passare Bottas. Il morale aveva bisogno di una carica e dopo il sabato difficile, completare la corsa e pure sul podio è stato un bel segnale. Poco per le attese della Ferrari, ma di questi tempi bisogna accontentarsi.

E fra gli eroi, sfortunati, stavolta ci mettiamo anche Leclerc. Il ragazzino a Monaco giocava in casa ma partendo dal fondo (scherzando alla vigilia si era detto che partiva da Mentone...). In gara, visto dove era piazzato, doveva tentare di tutto per risalire. E Charles lo ha fatto, con sorpassi alla Rascasse a Grosjean e poi Hulkenberg, finendo in testacoda e forando poi. Il mezzo giro su tre ruote ha ricordato Villeneuve in Olanda nel 79 e come col canadese con auto rovinata, il ritiro seguente. Non è la stessa cosa, ma di questi tempi ci si accontenta di poco e rivedere uno che in qualche modo ci prova a tornare ai box, è degno di menzione.

I ricordi sono andati a un finale mozzafiato nel 1992, quando davanti a giocarsela allo stesso modo furono Ayrton Senna e Nigel Mansell, col brasiliano che coi "gomiti aperti", come ha fatto Hamilton, impedì a Mansell di passare pure con una macchina più veloce

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Certo, rimane il bilancio amaro e la sesta vittoria della Mercedes che lascia poco spazio alla fantasia su come andrà a finire il mondiale, ma a Monaco il sapore dei tempi antichi si è rivisto anche per il ricordo di Niki Lauda, unanime e con momenti toccanti. E poi con, profano ma vero, le ragazze in griglia di partenza. Rivedere la presenza femminile sullo schieramento ha fatto rivivere quei GP che fino a 2 anni fa erano la regola e che sembra appartenere a un passato lontano ormai dimenticato.

Alla fine, l'analisi, la fa Jacques Villeneuve: "Se guardiamo la corsa, non c'è stato un solo sorpasso. Ma la suspance per la lotta. L'attesa per quello che poteva accadere e invece non è accaduto. Fossimo stati da un'altra parte, con un rettilineo di due km, Verstappen apriva il DRS e se ne andava. Invece qua no, bisognava inventarsi qualcosa e questo ha creato tensione. Non servono sorpassi fasulli alla F.1, serve la tensione, l'attesa per quello che potrebbe succedere, per la curva seguente. Ecco, a me questa gara è piaciuta, per quello che ho visto mi ha ricordato la F.1 del passato". E nessuno meglio di Hamilton, pilota dal talento enorme, poteva farcela. O se fosse passato Verstappen, i 5 secondi di penalizzazione li avrebbe recuperati al volo. Invece Lewis, facendo da tappo, non gli ha permesso di salire su quel podio che avrebbe meritato senza indugio.

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