Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su info@moto.it
MONACO - Quando stai male un brodino serve per ritrovare le forze. Se ti chiami Ferrari e hai avuto un febbrone da cavallo, un bel brodo rappresentato dal secondo posto di Vettel, dietro ad Hamilton, è un toccasana in attesa del bisteccone che prima o poi tornerà in tavola. A Montecarlo la rossa si è complicata la vita al sabato, quando ha sbagliato la strategia con Leclerc e con un Vettel al limite (e a muro al mattino) si sperava in qualcosa di meglio. La SF90 si dimostra inferiore alla Mercedes. A Barcellona, nei test invernali, si era capito altro. Poi i tedeschi hanno sviluppato nella giusta direzione la macchina, a Maranello si sono persi per strada. Succede, è un peccato, ma succede.
L'errore di strategia al sabato non doveva accadere, perché pure in F.3 sanno che la pista si gomma e ogni giro sono 3 decimi in meno. Alla Ferrari Jock Clear invece era convinto che il tempo di Leclerc (che ci ha messo del suo sbagliando qualcosa) fosse sufficiente. Il risultato è stato un disastro con Vettel che la domenica in gara ha ribaltata la situazione. E qui occorre fare un punto fermo. Perché invocare le dimissioni di Binotto è una cosa che non sta in cielo e in terra. Come se una situazione sballata si potesse risolvere cambiando allenatore. La Ferrari lo ha fatto dopo 4 anni di Arrivabene, ma è anche vero che Maurizio il suo percorso lo ha cominciato dopo la cacciata di Mattiacci, sei mesi, che seguiva Domenicali (7 anni al vertice della GES e prima Direttore Sportivo). Ci si ricorda della gestione Todt, si esaltano i titoli con Schumacher, ma tutti si sono dimenticati che Jean Todt aveva ricostruito una squadra e non ha vinto niente per sette anni. Ripeto, sette anni!
Adesso in meno di sette mesi si pretende da Binotto la perfezione, la squadra unica che vince e stravince. L'errore c'è stato e pure grave, ma Jock Clear non nasce ieri. Ha vinto il mondiale con la Williams (era capo di Villeneuve...) ha vinto con la Bar e la Mercedes. Non è il solito pirla. Forse ha un carattere arrogante, poco elastico, magari non si è inserito nel gruppo (dopo anni pare difficile) e forse la decisione non è tutta sua visto che gli altri 25 stanno a casa a guardare i monitor e a consigliare. Ecco, gli errori ci sono stati, di gestione e progettazione. Ma da questi si deve crescere. Smettiamola di criticare se Leclerc è davanti o dietro o se il team decide in un modo o nell'altro.
A Montecarlo ci sono 18 curve, Vettel ha subito un distacco da Hamilton di 8 decimi. Dividete 8 decimi per 18 curve fa una differenza di 0,044 millesimi per ogni curva. Adesso provate a immaginare a 250 orari lo spazio percorso e vi verrà fuori una differenza di 1 metro e 56 centimetri di ritardo dalla Mercedes. Per recuperare quel metro e mezzo la Ferrari ci mette impegno. Qualcuno a casa vuole ancora dare del fesso a chi in una frazione di secondo deve decidere e magari sbagliare? "Lo sanno tutti a Monaco, alla Ferrari no. Ecco il loro errore - ha detto Briatore - non sono arrivati ieri in F.1? Da quello che ho visto questo staff è arrivato giovedì in pista...". Crudo e cattivo, ma forse una scossa serve per trovare compattezza.