F1, GP Monaco 2018: i segreti di Montecarlo

F1, GP Monaco 2018: i segreti di Montecarlo
Pubblicità
Tutti i segreti del Gran Premio di Montecarlo, iconico appuntamento del mondiale di Formula 1
22 maggio 2018

Correre a Montecarlo è un po’ come fare il giro del salotto di casa in bicicletta. Lo disse Nelson Piquet che non poteva trovare definizione migliore sulle difficoltà della corsa nel Principato di Monaco. Questa è una gara unica nel suo genere, che nemmeno le copie su altri tracciati cittadini hanno saputo replicare, semplicemente perché Monaco è Monaco, il tracciato, l’atmosfera, l’ambiente e le difficoltà. Il tutto in un contesto naturale e splendido che da quel 14 aprile 1929 non è mai cambiato fino a giungere ai giorni nostri. Ma ecco in pillole alcune curiosità storiche.

Gli inizi

Era una sera di inverno e annoiandosi fra una partita a scacchi e un drink, ad Antony Noghes venne l’idea di una gara automobilistica lungo le strade del Principato. L’idea si trasformò nel primo GP di Montecarlo che si corse il 14 aprile 1929. Sempre Noghes, fondatore dell’Automobil Club di Monaco, ebbe l’idea che ancora oggi sancisce una corsa motoristica: la bandiera a scacchi. Infatti, il via delle gare e l’arrivo veniva dato con la bandiera del paese che ospitava la corsa. Monaco ha i colori bianco e rosso, colori che in pista indicano pericolo e rallentamento (il bianco). Noghes ci pensò su e decise che per sancire il fine gara si dovesse trovare un bandiera diversa da tutte, in modo da non confondersi. E visto che stava giocando a scacchi, decise che la scacchiera andava bene. Da quel giorno la bandiera a scacchi bianco e nera è entrata nella storia delle corse. Ad Antony Noghes è intestata l’ultima curva del tracciato, quella che immette sul traguardo e che passa proprio davanti alla sede dell’AC Monaco.

Naviga su Automoto.it senza pubblicità
1 euro al mese

Un Monte... di cambiate

Montecarlo rappresenta la pista più difficile per i cambi, anche se piste come Singapore hanno forse ora un limite diverso. Negli anni 90, quando dal manuale si passò ai cambi automatici, la telemetria della Williams di Mansell segnò 3470 cambi marcia. Non c’erano i cambi a sette o otto marce come oggi ma ci si limitava a sei rapporti… Nelle ultime edizioni il limite è salito a oltre 4200 cambiate, complici le trasmissioni a 8 marce. Pensate a cosa era guidare una monoposto col cambio manuale ai tempi di Senna? Si guidava con una mano sola sul volante e l’altra sul cambio visto che in meno di 100 metri si doveva salire di marcia e poi scalare…

Kimi Raikkonen in azione a Montecarlo nel 2017
Kimi Raikkonen in azione a Montecarlo nel 2017

Si sterza col freno

Da quando si usa il BBW il brake by wire, regolare la frenata del posteriore di una F.1 è molto difficile, in ogni caso, i tecnici modificano il rapporto fra anteriore e posteriore cercando un bilanciamento molto particolare. Ovvero, quando il pilota gira il volante, per aiutarsi a inserirsi in curva le ruote posteriori bloccano leggermente e fanno slittare la macchina inserendola in curva. E’ un gioco di equilibrio molto particolare e gli effetti si vedono alla staccata della chicane del porto. Infatti, qui si arriva a 290 orari e col freno tarato sul posteriore è facile perdere il controllo della monoposto, visto che in quelle condizioni la frenata sarebbe meglio spostarla sull’anteriore. Per cui botti, incidenti vari e lunghi sono all’ordine del giorno.

La più lenta e la più veloce

Altro paradosso monegasco le curve: la più veloce del mondiale è sotto al tunnel, si passa fra i 250 e i 270 km/h, il tempo di capire che si deve girare il volante che si è già oltre la curva. E poi le più lente in assoluto, il tornante del Fairmont (conosciuto anche come vecchia stazione o Loews dal nome dell’hotel che c’era prima) e la Rascasse, altro tornante da prima marcia e 50 all’ora. Come via di fuga si passa dai 10 centimetri ai 20 metri al Mirabeau.

Piscina da annegarci

Un altro punto spettacolare e molto difficile è la prima esse delle piscine, qui i piloti arrivano in quarta marcia (e chi ha coraggio mette la quinta) uscendo dal tabaccaio e in un lampo passa da sinistra a destra danzando fra i cordoli. Da qualche anno è stata modificata, una volta c’era il muro da un lato (che gente come Senna pelava regolarmente) e l’altra col guard rail, anche se ora c’è qualche metro di spazio in più, prendere al volo l’unica traiettoria disponibile, è pura arte del volante.

Vincono solo i campioni

Se guardi l’albo d’oro di Montecarlo vedi solo grandi nomi. Si comincia con Senna, vincitore 6 volte, poi Graham Hill, 5, a pari merito con Schumacher, poi c’è Prost con 4 vittorie, Stewart e Fangio e Rosberg con 3 e poi Alonso (2) insieme a Webber, Coulthard Hamilton e Vettel, vincitore delle ultime due edizioni. Vettel e Hamilton hanno vinto meno rispetto a quanto avrebbero potuto: strano, visto che per anni hanno avuto le migliori monoposto, come dire che a Monaco non conta solo la macchina ma il pilota. Un esempio? Senna 5 pole e 6 vittorie, ovvero una in più. Schumacher 3 pole e 5 vittorie, come dire che hanno vinto con auto inferiori.

Ayrton Senna a Monaco nel 1993
Ayrton Senna a Monaco nel 1993

McLaren over the top

Anche se ormai è una nobile decaduta, il record di vittorie a Montecarlo è della McLaren, con 15 successi (metteteci quelle di Senna, Prost e gli altri piloti…) la Ferrari insegue con 9 successi davanti a Lotus (7) e BRM (5). Red Bull ne ha 3 (due di Webber e una di Vettel), mentre la Mercedes deve ringraziare Nico Rosberg ed Hamilton ultimamente.

Night life

Il contorno monegasco è unico nel suo genere, ci sono locali che hanno fatto la storia di questa gara. Per cui dare consigli è difficilissimo. Si va dal top dell’Hotel de Paris alle sale del Casino passando per il Fairmont e il Mirabeau. Qui c’è un locale, il Tip Top, in cui a volte andavano i piloti di una volta, magari organizzavano uno strip con qualche allegra tifosa. Poi la Rascasse, che la sera diventa punto di ritrovo della movida monegasca al pari dei tanti locali sorti nella zona della piscina. Qui, con le barche dei vip da un lato e i locali dall’altro, passa tutto il mondo della F.1, tifosi e le più belle auto di sempre. A Monaco non c’è che l’imbarazzo della scelta.

Tribuna o pelouse?

I biglietti costano cari, si sa, ma è anche vero che fra terrazze in offerta, pelouse sulla rocher che affaccia sulla Rascasse, si può assistere al GP pagando il top (posto in barca a 3000 mila euro minimo) al pop, ovvero un posto sul prato a circa 110 euro. La vista è eccezionale, si domina quasi tutto il tracciato, mentre da alcuni posti vip vedi i piloti a pochi metri di distanza. Non c’è che l’imbarazzo della scelta con un'unica certezza: vivere un GP a Montecarlo è una esperienza che resta per sempre nella mente di chi vi assiste. E nel conto corrente di chi paga. Ad esempio al Fairmont camera vista circuito, 20600 euro. Colazione (39 euro cappuccio e briosche) a parte. Ma vuoi mettere?

Pubblicità