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Basta poco per capire la confusione presente alla Ferrari. Dopo GP Australia, Fred Vasseur, il team principal, dichiara soddisfatto alle TV: “Abbiamo capito molto da questa gara e tratto spunti interessanti per il futuro”. Dopo GP Baku, con Leclerc sul podio e doppia pole position del monegasco: “Abbiamo imboccato la strada giusta e vedrete i prossimi cambiamenti”. Dopo GP Miami: “Dobbiamo capire il perché di certe prestazioni”. Ovvero, dalla speranza e certezza di avere capito tutto dei mali della SF23 siamo tornati al 2022 con una dichiarazione che Mattia Binotto non avrebbe potuto fare meglio.
Bastano pochi numeri, inappellabili, per capire la corsa della Ferrari a Miami. I tempi sul giro nel passo gara. Carlos Sainz, quinto alla fine ma poteva essere un sesto per la penalizzazione dovuta all’eccesso di velocità nei box (unico momento in cui la Ferrari è stata più veloce degli altri, verrebbe da dire…), ha segnato al penultimo giro il suo miglior crono che è statto di 1,653 più lento di quello di Verstappen (stesso giro) e 802 millesimi più lento di Perez (giro successivo). Leclerc peggio ancora: il 1.725 da Verstappen diventano 874 millesimi da Perez, stesso giro e stessa situazione di gara. Ergo, dalla qualifica in cui ci si gioca la posizione per due o tre decimi di distacco, si passa a quasi un secondo al giro (quando va bene).
Altro segnale di allarme la corsa di Charles Leclerc, partito settimo dopo l’incidente del sabato, è presto scivolato indietro dopo il pit stop, ma alla fine ha ripreso la sua posizione, non dopo aver duellato (e averle prese) da Magnussen con la Haas. Il confronto è stato impietoso, perché la Haas monta motore, cambio e sospensioni della Ferrari, per cui le differenze sono essenzialmente aerodinamiche. Vedere il danese che supera agevolmente Leclerc, che in staccata si era inventato di tutto, vedere come il monegasco con il DRS aperto, l’ala posteriore mobile, non riusciva a superare in rettilineo la vettura del rivale, a parità di motore, concentra i problemi e i dubbi della Ferrari in una sola area: quella aerodinamica. Non prendiamo il confronto con Verstappen, che a DRS chiuso passava a 323 km/h contro i 308 del ferrarista (e risparmiamo battute sul doppio sorpasso subito da Magnussen e Verstappen in rettilineo) perché ormai si è capito che il confronto non può essere con Red Bull ma con Mercedes e Aston Martin.
Perché se il motore va su una squadra clienti, che di solito hanno materiale meno fresco, vuol dire che non è quello il problema. Almeno per ora. Che se cambio e sospensioni lì funzionano e sulla rossa no, con un consumo anomalo delle gomme, è segno che si deve rivedere qualcosa di profondo. E’ un abisso che diventa difficile colmare e le speranze di Baku, sette giorni prima, confrontate alle dichiarazioni di Vasseur dopo l’Australia: “Abbiamo capito cosa fare e che strada imboccare” con quelle di Miami: “Dobbiamo capire il perché” fanno venire in mente che non si sappia dove andare e si navighi a vista. E questo è davvero un gran problema… Come lo è la classifica costruttori: Red Bull 224 punti, Ferrari 78 con Mercedes, che pure ha un paracarro di macchina ma che in gara va meglio della rossa, a 96 e Aston Martin a 102. Per Imola serve dare la scossa giusta, altrimenti con 18 gare ancora da svolgere, il bubbone rischia di scoppiare e diventare ingestibile.