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Come il mondo della robotica nato dalla fantasia di Asimov, anche la F1 ha le sue leggi: la prima di queste dice che quello che conta è la domenica (per lo meno finchè si riuscirà ad arginare certe di idee un po’ pazzerelle di Liberty Media…). E così ancora una volta siamo passati da una prima fila tutta rossa all’argento vivo sul gradino più alto del podio, dove l’argento in questione è quello della tuta di Lewis Hamilton, più vivo che mai in un’annata straordinaria per numero e qualità di giovani debuttanti. E allora voto 10 all’inglese, capace di rimediare anche ad un primo giro un po’ troppo movimentato per lui e di emergere sulla distanza, con un mix di velocità ma anche di tattica e capacità di gestione delle gomme. Una vittoria che sarebbe sicuramente piaciuta al mai abbastanza compianto Lauda, con la perfetta assistenza di un team che non sbaglia niente, nemmeno quando la loro monoposto non è la più veloce del lotto.
Alle sue spalle ci è piaciuto molto Vettel, che senza il crash di Bottas forse avrebbe potuto prendersi la pole position e che di sicuro voleva fortemente un bel risultato in Messico: chiedere ad Hamilton al via per conferma. Il tedesco ha guidato il team verso la strategia giusta (anche se con tempi imperfetti, come vedremo), ha gestito le gomme ed è stato un martello. Poi una scelta sbagliata nel cambio gomme e due doppiati che gli fanno perdere una vita lo hanno privato di una vittoria che poteva essere tranquillamente alla sua portata. Voto 9 e ora smettiamo di dargli del bollito.
Bravo anche Bottas, alle sue spalle: per certi versi la sua gara assomiglia a quella di Hamilton, ma ancora una volta la minore incisività complessiva (soprattutto nei sorpassi nei primi giri, per recuperare dopo la brutta partenza) fa la differenza tra i due. Voto 8: una solida spalla.
Delude un (bel) po’ invece Leclerc, e non può essere solo colpa della strategia sbagliata: stupisce in negativo la difficoltà a sfruttare il secondo set di gomme gialle e commette qualche sbavatura qua e là. Probabilmente anche senza il problema al pit stop il suo risultato non sarebbe cambiato di molto. Stavolta a mancare è stata un po’ di incisività. Voto 7, forse fin troppo motivato.
Al 5° posto Albon, che sarebbe un gran buon risultato se non fosse che dal thailandese ormai ci aspettiamo un podio - che per come si era messa a inizio gara sembrava alla sua portata - e che la Red Bull su questa pista sembrava particolarmente competitiva. Sulla distanza però manca ancora qualcosa, alla macchina e anche a lui. In ogni caso bene, voto 7,5.
E poi c’è Verstappen, con un virtuale cappello da somaro in testa, come certi scolarsi che sanno benissimo di essere più intelligenti degli altri e quindi credono di non dover studiare, con il risultato poi di sbagliare il compito. Per ritmo di gara poteva ambire alla vittoria, ma l’errore in qualifica è di quelli gravissimi, tanto più per l’arroganza con cui ha ammesso di avere volutamente tenuto giù il piede anche avendo visto l’auto di Bottas nelle barriere. Per non parlare del sorpasso su Magnussen completamente fuori pista che non ci risulta sia stato sanzionato (e anche questo, se non ci è sfuggito qualcosa, è un bel mistero…). A ben guardare, anche il pneumatico forato è frutto di una sua manovra un po’ troppo azzardata (per quanto spettacolare). Ancora una volta troppa foga. Ma non era maturato? Voto 4. Discolo.
Grande Perez invece, che ha regalato al pubblico di casa una gara su ritmi elevatissimi (per la Racing Point) e senza mai il minimo errore: in casa sua è “primo degli altri”, resistendo ad un tipo mica facile da gestire come Ricciardo. Voto 9, entusiasmante.
Così si deve accontentare dell’8° posto Ricciardo, ma la sua gara è assolutamente positiva considerando il mezzo a disposizione: bravo ad allungare di molto il primo stint, nel finale è una furia ma contro Perez e il suo motore Mercedes non c’è verso, nonostante un tentativo un po’ disperato alla fine del rettilineo principale. Testa e piede sono sempre gli stessi, l’auto purtroppo è quel che è: voto 8, salvatelo!
Si è visto relativamente poco, ma va di nuovo a punti Gasly, con una gara molto concreta e senza errori: il guaio è che a furia di dire che in Toro Rosso sta bene, finiranno per lasciarcelo. Voto 7, concreto.
Chiude a punti, con l’ala posteriore rotta, Hulkenberg, e già solo per essere ripartito e avere tagliato comunque il traguardo meriterebbe un voto in più, anche se a ben guardare erano solo 300 metri. Però è anche vero che Ricciardo ha fatto una gara migliore (grazie anche alla strategia). Voto 7 di incoraggiamento.
Fuori dai punti, voto 5 a Kvyat che fino all’ultima curva dell’ultimo giro aveva fatto una gara molto bella ed era davanti al suo compagno di squadra: poi un’asinata inspiegabile, perché quella toccata a Hulkenberg non era nemmeno un tentativo di sorpasso. L’impressione è che il tedesco lo abbia colto di sorpresa rallentando più del normale, però buttare via i punti per un tamponamento, in quel punto e in quel momento della gara, non ha molte giustificazioni. Distratto.
E voto 5 a Stroll, che continua a girare in tondo con i soldi di papà mentre Perez continua a rimarcare una differenza imbarazzante dopo tanti gran premi e tanti milioni di euro spesi per far arrivare il canadese fin lì. Sia chiaro, rispetto alla stagione di esordio Stroll è migliorato non poco, però semplicemente ne ha meno di tanti altri. Punto.
Un discorso a parte merita la Ferrari, che ancora una volta non si dimostra capace di sfruttare il proprio potenziale velocistico. Secondo Binotto in Mercedes “hanno vinto una scommessa”, secondo noi hanno lavorato meglio. Punto. Che poi ci fosse grande incertezza sulla scelta della strategia, con la pista che è molto cambiata rispetto al venerdì, è un dato di fatto. Però la sensazione è che in Ferrari abbiamo proprio sbagliato approccio, rincorrendo sempre ciò che facevano gli altri (prima Albon, poi Bottas) anziché anticiparne le mosse. Ma con due monoposto in testa, la cosa più logica è proprio dettare la strategia e lasciare agli altri il compito di inventarsi qualcosa: la sensazione è che in Ferrari corrano ancora di rimessa, come se non avessero ancora del tutto la consapevolezza della propria forza. E soprattutto, non hanno imparato niente dalla Russia: perché il super motore di Maranello va benissimo per difendersi dagli attacchi altrui, ma si era già visto che da solo non basta per passare di forza le Mercedes in pista, quindi impostare la strategia di entrambi i piloti sapendo di dover poi sorpassare Hamilton e Bottas è stata un’ingenuità mica da poco. E allora voto 6, perché comunque non si può dare insufficiente ad un team capace di occupare tutta la prima fila. Però serve uno scatto di mentalità, come quello che è avvenuto sul piano tecnico.
Infine, voto 4 all’Alfa Romeo: inspiegabilmente lenta in Messico nonostante il motore Ferrari, capace di azzoppare ancora una volta Giovinazzi con un pit stop fantozziano. Abbiamo criticato non poco Giovinazzi a inizio stagione, quando il suo rendimento non era all’altezza, ma è un dato di fatto che oggi l’italiano stia guidando a livello di Raikkonen se non meglio: se solo avesse la monoposto di inizio anno tra le mani…
Infine, voto 5 alla Fia perché non è tollerabile che venga ritenuto illegale ciò che per i commissari tecnici è lecito, o viceversa se preferite: il riferimento naturalmente è al caso Renault, e anche se capiamo che la materia è molto complessa (sia sul piano tecnico sia su quello giuridico) episodi del genere non fanno il bene della F1. Un po’ di coerenza non guasterebbe.
Hamilton 10
Vettel 9
Perez 9
Bottas 8
Ricciardo 8
Albon 7,5
Leclerc 7
Hulkenberg 7
Ferrari 6
Kvyat 5
Stroll 5
FIA 5
Verstappen 4
Alfa Romeo 4