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SEPANG – “shit happens” dicono gli inglesi e non c’è dubbio che stavolta Vettel ne abbia combinata una. Succede se fai il pilota da corsa e succede di sbagliare. Chi non lo ha mai fatto, è uno che mente: “Seb fa il pilota e il suo dovere è provarci” ha detto Maurizio Arrivabene, responsabile della GES Ferrari, dopo la gara. Vero, ha il dovere di provarci. Anche se poi va male. Quello che invece non va bene è che per la quarta volta nella stagione Vettel si trovi a far casino alla prima curva. In Cina era colpa di Kvyat che, vedendo un buco lasciato libero da Sebastian ci aveva provato (senza toccare nessuno). In Russia ancora colpa di Kvyat, che vedendo un buco lasciato libero da Sebastian ci ha provato e stavolta gli è andata male. Ci ha provato Verstappen in Belgio, vedendo il buco lasciato libero da Raikkonen e Vettel ha chiuso la traiettoria sul compagno perché non poteva vedere Max all’interno.
In tutti questi casi la colpa è sempre stata d’Alfredo, per dirla alla Vasco Rossi, cioè sempre colpa di chi ha visto il varco e ci ha provato. Se ci prova Vettel e sbaglia, fa parte delle corse. Due pesi, tre misure e commento comico di Genè che in TV dice “se la manovra fosse andata bene Vettel avrebbe superato Verstappen e se la sarebbe giocata per la vittoria”. Vabbè, un posto a Zelig come comico glielo trovano, peccato che adesso lavori per la concorrenza. “E’ entrato come un pazzo su di me – ha detto Verstappen – e ha centrato da idiota Rosberg”. Tiè, quattro volte campione del mondo prendi e porta a casa l’insulto del ragazzino che avevi messo i croce.
Perché se a 18 anni fai la “shit happens” per dirla all’inglese, con 4 titoli mondiali non puoi imitarlo sperando di farla franca: “In Belgio dovevamo portare dallo psichiatra Verstappen, qui ci portiamo Vettel” ha detto Lauda, salvo poi aggiungere separatamente: “Se dovessimo portare tutti quelli che ci provano in F.1, ci sarebbe una fila da paura fuori dai medici”. E così la faccenda è chiusa. Non è chiusa invece se analizziamo quanto già scritto in precedenza, cioè che Vettel ha bisogno di resettare la mente. Non ne esce, la macchina non è il massimo e Raikkonen, quarto, anonimo e si è pure preso una ruotata da Rosberg in rimonta, gli fa ombra. Con Alonso il buon Kimi si pigliava mezzo secondo a botta. Colpa della macchina che non era adeguata, delle sospensioni e via di questo passo.
Nelle corse tutto sta nella testa e quella di Sebastian al momento non è più quella del campione del mondo. E’ questo il problema attuale della Ferrari, ritrovare il pilota, scaricare le tensioni, prenderla come viene. Tanto non cambia il risultato finale, sempre dietro a Mercedes e Red Bull sono finiti…
Oggi Kimi le suona spesso a Vettel, segno che se lo standard del pilota finlandese è sempre quello (non è peggiorato tantomeno migliorato) è Sebastian che va a corrente alternata. E questo è grave, perché su di lui si sperava di far tornare la rinascita della Ferrari. “E’ stata una reazione a catena, dopo il sorpasso su Max sono finito su Rosberg, sono cose che succedono”. Intanto poteva chiedere scusa ai due, visto che le ha pretese da Verstappen in Belgio, poi la sindrome Ferrari lo ha colpito molto presto. Alonso ci ha messo quattro anni a rompersi le scatole e al quinto ha lasciato la compagnia.
Vettel dopo un anno e mezzo, partito con entusiasmo, voglia di fare e impegno, si è già perso per strada. Adesso il compito difficile di Arrivabene non è tanto fare la macchina, per quella ci sono i tecnici, quanto ricostruire Vettel dal punto di vista mentale. Il ragazzo c’è, non è una pippa (non vinci 4 mondiali se non hai talento) ma nelle corse tutto sta nella testa e quella di Sebastian al momento non è più quella del campione del mondo. E’ questo il problema attuale della Ferrari, ritrovare il pilota, scaricare le tensioni, prenderla come viene. Tanto non cambia il risultato finale, sempre dietro a Mercedes e Red Bull sono finiti…