F1, Gp Malesia 2016: Vettel e Mercedes, gli errori capitano

F1, Gp Malesia 2016: Vettel e Mercedes, gli errori capitano
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Mercedes e Vettel cadono in errore nel Gran Premio della Malesia; capita, ma colpisce il modo diverso in cui vengono interpretati gli inconvenienti in F1. Ricciardo campione di umilità e serenità
2 ottobre 2016

SEPANG – “Shit happens” dicono gli inglesi che, tradotto in maniera edulcorata, significa che gli errori accadono. Li ha fatti la Mercedes nel motore esploso ad Hamilton, che gli è costata la vittoria. Lo ha fatto Vettel alla prima curva centrando in pieno Rosberg, che così ci ha rimesso una vittoria. Succede, inutile farne un dramma. Non li ha fatti la Red Bull che con Ricciardo e Verstappen ha ottenuto una doppietta incredibile davanti a Rosberg. Piuttosto, è come vengono trattati questi episodi a seconda di chi ci incappa che lascia perplessi.

Perché se il motore esplode alla Ferrari nel giro di ricognizione a Vettel, in Bahrain, si parla di sfortuna, di un peccato che ha bloccato il tedesco. Succede ad Hamilton a 15 giri dalla fine e subito si parla di sabotaggio per favorire Rosberg: “Non diciamo cag…” il commento lapidario di Niki Lauda. E infatti, il motore esploso era uno di quelli nuovi sostituiti in Belgio con una strategia di un motore al giorno per 30 posizioni di penalità che Lewis ha scontato a Spa partendo ultimo e che avrebbe dovuto metterlo tranquillo per le ultime gare della stagione.

Invece no. Il botto si è sentito in pieno rettilineo mentre l’inglese aveva una quindicina di secondi su Ricciardo. Le mano alla testa, il fumo e le fiamme che uscivano dal retro e la Mercedes che si ferma nella via di fuga. Un botto così in F.1 è raro, a naso e senza avere gli elementi in mano per dire cosa ha ceduto, si può ipotizzare una valvola che è finita nel cilindro o qualcosa nella testata che ha mollato di colpo. Finora non avevano mai avuto problemi, stavolta complice il caldo e la pressione del turbo qualcosa è andato storto. Quando lo hanno detto via radio a Rosberg, che arrancava in quarta posizione dopo essere finito ultimo dopo la toccata di Vettel al via, a Nico sarà venuto da ridere a crepapelle, anche se via radio ha chiesto come regolare il motore per evitare lo stesso problema.

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Alla fine, fuori una Mercedes per cedimento, un’altra messa Ko da un incidente, ecco che le Red Bull si sono trovate in testa alla corsa. E qui c’è da dire che si è visto uno spettacolo di primo piano. Primo, perché quando Verstappen è finito nell’incidente al via, lo hanno chiamato ai box in anticipo a cambiare le gomme e la strategia, tanto che in poco tempo aveva recuperato su Raikkonen (quarto e opaco come spesso accade). Poi Max si è trovato in scia a Ricciardo e se le sono suonate davvero senza risparmiarsi. Grande duello, grande spettacolo. Poi la squadra ha chiamato, durante la neutralizzazione per Hamilton, i due al box contemporaneamente. Ricciardo era davanti e ha cambiato le gomme, Max dietro e ha perso qualcosa, come dire ragazzi non fate casino, senza dare ordini di scuderia hanno operato perfettamente.

Se il motore esplode alla Ferrari nel giro di ricognizione a Vettel, in Bahrain, si parla di sfortuna, di un peccato che ha bloccato il tedesco. Succede ad Hamilton a 15 giri dalla fine e subito si parla di sabotaggio per favorire Rosberg

Poi, a pochi giri dalla fine, con Verstappen che recuperava un decimo alla volta e si portava in scia a Ricciardo, l’ordine in codice via radio: “Ehi Max, fatti una bevuta”. Come dire tira il fiato, lassa perdere che non è cosa. E così torna a vincere Ricciardo, dimostrando umanità e serietà: “La dedica? Al team, ai miei genitori, ma soprattutto a Jules Bianchi. La sua morte mi ha colpito tantissimo e mi ha fatto capire quanto siamo fragili e che non vale la pena prendersela per niente. Devo ringraziare lui e la sua famiglia, perché ho capito quanto sono fortunato a fare quello che faccio, a vivere questo mondo, a divertirmi e a darci dentro da privilegiato, era un sogno per me, oggi è realtà, ma è il sacrificio di Jules che mi ha insegnato tutto e la vittoria la dedico a lui”. Ecco l’esempio di un signore, un pilota e un campione nella vita.

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