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MONZA - A questo punto bisogna dirlo: Charles Leclerc ha gli attributi d'acciaio. Perché resistere 53 giri alla pressione di uno come Lewis Hamilton e poi Valtteri Bottas, commettendo appena una piccola sbavatura, arrivando lungo alla prima chicane, e poi mollando un...gentile accompagnamento nell'erba per Lewis alla Roggia, beh se non hai tutto in regola, freddezza, qualità, capacità di controllo, non vai da nessuna parte. Invece il monegasco ha ottenuto a Monza una di quelle vittorie che resteranno nella storia per come è stata costruita e perché arriva 10 anni dopo quella di Fernando Alonso, che fu l'ultimo a vincere con la rossa in Italia.
Una gara emozionante, senza un attimo di respiro, con Ferrari e Mercedes equivalenti ma diverse. La prima, velocissima sul dritto e sul traguardo. La Mercedes più stabile nel settore misto da Lesmo alla Parabolica, ma insufficiente per avvicinare la Ferrari e tentare un sorpasso. Leclerc 321 Hamilton 316. Poi in fondo al rettilineo, con la scia, Lewis arrivava a 347 contro i 341 di Leclerc, ma da questo punto in poi la Mercedes era superiore alla Ferrari nel misto, mentre sul dritto la rossa volava: 325 alla Roggia Charles, 320 Hamilton, alla Ascari 334 Leclerc 333 Hamilton ed era qui che la Mercedes recuperava, prendeva la scia della Ferrari, apriva il DRS, l'ala mobile, e poi...poi nulla.
Perché la Ferrari manteneva quella superiorità aerodinamica che permetteva a Leclerc di controllare, a stento, ma controllare, uno come Hamilton. Costringendolo prima nell'erba, dopo il primo pit stop, con preavviso di bandiera bianco nera perché la manovra era al limite (e bravi i commissari che non hanno pasticciato, come in passato, ma dato un preavviso senza rovinare la gara). E poi, colpo di scena, a un lungo in staccata alla prima variante che ha segnato la fine della caccia per Hamilton. Mancavano pochi giri alla fine ma era Bottas a farsi sotto e a mettere pressione a Leclerc. Che ha sofferto, mai mollato, ma sopratutto è stato di una precisione chirurgica nella guida. Bastava guardare dove metteva le ruote. Per 53 giri in Parabolica ha sempre fatto la stessa traiettoria, mai una sbavatura, mai messo una ruota in un posto diverso, segno di un controllo e di un ritmo incredibile, roba da campioni.
Da Monza Leclerc esce rafforzato e con le stigmate del campione affermato. Due vittorie e due pole in due gare in sette giorni. Roba da aumentare a dismisura la propria autostima e dare alla Ferrari quella carica che serviva per mandare giù un boccone amaro, leggi mondiale sfumato, e salvare una stagione con una serie di prestazioni da ricordare. Mentre per il compagno di squadra, Vettel, Monza rappresenta una di quelle giornate da dimenticare. Al sesto giro è finito in testa coda alla Ascari dopo aver mostrato un passo gara superiore ai primi tre là davanti, poi nella fretta di ripartire ha centrato Stroll e lo ha mandato in testacoda a sua volta. Da qui 10 secondi di penalità, gara compromessa e sparizione nel fondo della classifica.
Da Monza, con una Italia da corsa che sorride, c'è un raggio di sole anche per Antonio Giovinazzi, nono al traguardo e sua miglior prestazione. Era a lungo sesto, poi al solito le strategie Alfa Romeo Sauber hanno toppato qualcosa, ma lui con intelligenza e tatto ha salvato il bilancio con una corsa eccezionale, senza sbavature e da protagonista. Fra due settimane a Singapore, col sorriso sulle labbra. Per non tutti o quasi. Vedi Vettel ed Hamilton. Ma almeno uno dei due sa che potrà avere subito una rivincita e indovinate chi è...