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Come al solito quando si arriva a Monza scattano tante operazioni ricordo, dai piloti di un tempo ai maghi delle foto ai colleghi giornalisti scomparsi. Perché l’autodromo oltre che essere una palestra per chi corre lo è stata anche per chi ci ha lavorato o cresciuto attorno in qualche modo.
Ad esempio, in F.1 la pattuglia più numerosa di giornalisti e operatori arriva proprio da Monza. Come non ricordare Ercole Colombo, maestro della fotografia sportiva con i suoi assistenti, fra cui Alberto Crippa e i ragazzi, come Andrea e Francesca, che operano in ufficio? E parlando di foto il mitico Ferranti dove lo mettiamo? E Varisco? E altri ancora ai quali si chiede perdono per non essere citati in questo breve elenco che potrebbe comprendere anche ragazzi come Massimo Campi, Raul Zacchè, Emilio Rebay o piloti diventati poi manager come Felice Caprotti o Stefano Marostica.
E poi Franco e Pino Scandinaro, gli operatori di FOM e Sky Sport con Giampiero Agosti, sono stati loro in pratica a creare la F.1 moderna con immagini mozzafiato che ancora oggi fanno il giro del mondo e poi come dimenticare Pepi Cereda, partito come operatore TV e diventato giornalista prematuramente scomparso nel pieno della gioventù e della carriera. Anche chi scrive è nato in quel contesto, al pari di Roberto Chinchero, voce di Sky Sport F.1 e prima ancora inviato per Autosprint così come Andrea Cremonesi, firma della Gazzetta dello Sport o il mitico Pino Allievi, cresciuto agonisticamente proprio in autodromo.
Quando si arriva a Monza scattano tante operazioni ricordo, dai piloti di un tempo ai maghi delle foto ai colleghi giornalisti scomparsi. Perché l’autodromo oltre che essere una palestra per chi corre lo è stata anche per chi ci ha lavorato o cresciuto attorno in qualche modo
È un gruppo ancora nutrito ed esperto, leader mondiale in certi casi, a dimostrazione che non ci si inventa per niente in questo mondo così come accade coi meccanici (tanti) e team manager (pochi in F.1 numerosi in altre categorie). E poi c’è il capitolo piloti. Monza vanta dei nomi di altissimo livello ed è strano che in autodromo non abbiano pensato a un modo per ricordarli. Ad esempio era di Monza Vittorio Brambilla, vincitore di un GP con la March e il fratello Tino è ancora presente a certi eventi. Erano due piloti velocissimi, tosti e di gran classe.
Nemmeno una intitolazione per il Vittorio e nemmeno per Michele Alboreto che a Monza col formulino ha percorso i primi passi della carriera. Non dimentichiamo poi i piloti a due ruote, ultimo a lasciarci Fabrizio Pirovano, un grande della Superbike e anche per lui gli appassionati vorrebbero un ricordo tangibile di chi su questa pista e in questo ambiente ha dato tanto. Il GP è l’occasione per ribadirlo.