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L'istrionico Flavio Briatore è arrivato oggi a Monza per assistere al Gran Premio di Italia. Briatore, che ha vissuto una parte cruciale della storia della Formula 1 in prima persona, ci ha raccontato quello che secondo lui manca alla categoria per tornare ai fasti del passato.
In questi giorni si parla molto dell'acquisizione di una quota di maggioranza della Lotus da parte di Renault. Torneresti ad occupare un ruolo in un team di Formula 1?
«No, non tornerei a lavorare in Formula 1, nel modo più assoluto».
Come mai il paddock è diventato maschilista e non ci sono più le donne?
«Credo che bisogna riportare il glamour in Formula 1, non c’è proprio più. Come in tutti gli ambiti, sarebbe fondamentale che ci fosse. C’è poco interesse. Stamattina siamo atterrati con Bernie qui davanti. 5 o 6 anni fa ci saranno state 1000 persone al mattino, ora non più».
Per il glamour, però, ci vogliono i pass, che vengono dati con il contagocce. Bisognerebbe pensare a portare più ospiti, almeno...
«Credo che abbiamo fatto la nostra parte. Io non ho mai avuto problemi di pass per portare la gente. Il problema è che ci vuole una struttura che si occupi solo di questo».
A cosa può puntare la Ferrari oggi?
«Non lo so, chiedetelo ai piloti. Non ho idea di come possano andare le cose oggi. Speriamo che faccia bene. Era da anni che non si vedevano una Ferrari in prima fila e l’altra in seconda. Vorrei finissero ancora più avanti».
La strigliata di Marchionne dello scorso anno – fatta proprio qui a Monza – sembra essere servita alla Ferrari...
«Nel 2014 il team era secondo/terzo, come anche quest’anno. È una grande squadra, non parliamo di dilettanti. Hanno tutto: finanziamenti, un organico di tutto rispetto. Non c’è da stupirsi se la Ferrari fa bene».
C’è chi ha dato la colpa dei problemi della Ferrari ad Alonso, che è un pilota da sempre legato a te...
«La macchina non la fa mica il pilota. Questo non è più un campionato mondiale piloti, è un campionato mondiale motoristi, ingegneri. I piloti hanno ben poco da dire. La Formula 1 dovrebbe cambiare. È un esibizione degli ingegneri, sono loro le vere star. Non credo però che la gente si appassioni vedendo un paio di ingegneri in tv. Questo è ciò che è diventata la Formula 1. Ci vorrebbe poco a risollevare il glamour in Formula 1, perché il prodotto c’è. Logicamente, bisognerebbe avere anche la gara, e in questo momento non è così».
Perché non ti occupi tu di questo?
«Io ho un lavoro, non sono un disoccupato. Non cerco un’occupazione, faccio le cose che mi divertono, semplicemente. Non ho nessun interesse a farlo. Ho 65 anni, invecchio anche io. Cerco di limitare i danni, ma c’è poco da fare (ride, ndr)».
Da imprenditore, dopo il Jobs Act, come vedi l’economia italiana?
«Io non vivo in Italia, onestamente. Non avendo attività in Italia, a parte due piccole società nell’ambito dell’entertainment, non posso dire granchè. Noi abbiamo sempre contratti stagionali, e non abbiamo alcun tipo di problema».
Cosa ne pensi di un eventuale coinvolgimento del Presidente del Consiglio nelle trattative per Monza cone Ecclestone?
«Credo di no. C’è l’ACI per trattare con Mister Ecclestone. Bernie sa quanto è importante questo Gran Premio. La mia sensazione è che Monza rimarrà in calendario».
Secondo te, 25 milioni di euro all’anno sono troppi o è la cifra giusta?
«Non saprei. Ci sono dei Gran Premi storici, come questo, e bisogna mantenerli, anche se pagano un po’ meno degli altri Gran Premi. Poi, a livello di cifre esatte, è un discorso tra ACI ed Ecclestone».
Ma basta la storia, oppure bisogna fare di più per sviluppare indotto e prodotto?
«La storia è importante per la Formula 1. Sicuramente ha più appeal una gara a Monza che una in Malesia. Qui si vede l’entusiasmo dei fan. In questo momento la F1 ha bisogno di mantenere le corse importanti. Abbiamo già perso due Gran Premi in Germania. Credo che Monza sia fondamentale. 60% di questi soldi vanno alle squadre. Le scuderie dovrebbero dire, anziché fare un campionato da 300 milioni lo facciamo da 100. I fan vogliono vedere le corse o lo sviluppo tecnologico?».
Non è un peccato vedere Fernando Alonso soffrire alla McLaren?
«Perché pensate che soffra solo quest’anno? Sono sei, sette anni che va così. Ormai è una via crucis. L’accordo di Fernando con McLaren è economicamente importante».
Oggi si decide tutto alla prima curva?
«Non credo. Nessuno vuole uscire alla prima curva. I piloti sono molto intelligenti, per cui conoscono il proprio limite».