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E’ finita come doveva finire in Giappone: Max Verstappen vincitore e la Red Bull campione del mondo costruttori. A Suzuka, a casa della Honda con un motore Honda. Quando si dice i casi della vita. Certo, Singapore con la vittoria Ferrari, in Giappone 4 con Leclerc e 6 con Sainz, aveva illuso qualcuno, ma appena tornati su una pista vera con curve veloci e tutto quello che esalta una monoposto, i ranghi sono stati ristabiliti.
Al di là delle polemiche sulle direttive tecniche, le ali flessibili, i fondo arzigogolati, le spigolature e la pettinatura di Verstappen. La Red Bull ha la miglior macchina, capace di adattarsi a tutte le piste (o quasi, Singapore puzza troppo di…bruciato) perché consente un ventaglio ampio di regolazioni. Altri, leggi Ferrari, sono troppo estremi e fuori da certi range di utilizzo, vanno in pappa e il compromesso fra prestazione e consumo gomme, emerge lampante.
La vittoria del mondiale costruttori è una vittoria di Verstappen e lo dicono i numeri. L’olandese ha 400 punti contro i 305 delle due Mercedes messe insieme, gli altri 223 li ha portati Perez che continua ad essere l’anello debole di questa armata che col 6 titolo costruttori si avvicina ai grandi della F.1 di tutti i tempi.
In Giappone non c’è stata corsa: dai primi metri Piastri, partito in prima fila, cercava un varco che non c’era e il compagno della McLaren, Norris, lo superava. I primi tre restavano così fino alla fine, fra pit stop e strategie dei rivali (mancava il lancio della monetina e poi le hanno provate tutte) che non cambiavano la classifica finale, consentendo a Piastri il primo podio della carriera in F.1 ma soprattutto mostrava come l’italo australiano abbia le idee chiare su come diventare campione in futuro. La sua scelta di restare in McLaren, team diretto da Andrea Stella, ex Ferrari, è quella giusta al momento.
E parlando di Ferrari il sogno di Singapore è svanito nell’alba di Suzuka. Il quarto posto di Leclerc e il sesto di Sainz, penalizzato nella strategia del cambio gomme anche se leggermente più veloce di Charles in gara, non dice nulla di diverso dal solito. La tenuta e il passo gara sono state inferiori alla McLaren e solo una Mercedes pasticciona con Hamilton quinto e Russell settimo, coi due che hanno perso più tempo a sportellarsifra loro che andare a caccia dei rivali, ha consentito di mantenere le posizioni della partenza. Singapore resterà come una perla unica finora, dovuta alle circostanze e alla gestione intelligente della gara di Sainz che, nella gestione gomme, si dimostra migliore di Leclerc. Avesse la stessa velocità del monegasco, sarebbe un mix perfetto, ma va bene così.
Fra due settimane si va in Qatar e Verstappen, con i suoi 177 punti di vantaggio su Perez, potrebbe già diventare campione del
mondo per la terza volta di fila. Vedremo se le richieste dello show business con le gare made in USA che aspettano, creeranno i presupposti per qualche problema…improvviso all’olandese. Per il resto del GP, poco da dire: Alonso in calo con l’Aston Martin, che da seconda forza del mondiale scivola in quarta anche perché Stroll è inesistente, le Alpine che fanno rincalzo ma lontane dai vertici. Da Suzuka è tutto.