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Chi sono i promossi e i bocciati di Suzuka? Scopriamolo insieme, scorrendo le pagelle del Gran Premio del Giappone 2023 di Formula 1.
Voleva lasciare un segno dopo il pasticcio (della squadra) di Singapore e lo ha dato forte e chiaro, bastonando chiunque dal primo all’ultimo metro di pista: Verstappen a Suzuka non ha vinto, ha dominicato. Per rendersene conto basta guardare i distacchi rifilati agli avversari in qualifica: quasi 6 decimi al 2°, 8 decimi al compagno di squadra. Un ritmo insostenibile per chiunque, frutto ancora una volta di un talento fenomenale, perché se il valore della Red Bull fosse una media tra il rendimento dell’olandese e quello di Perez, difficilmente i “bibitari” avrebbero celebrato già in Giappone il loro ennesimo trionfo iridato. E allora voto 10 e lode a Verstappen, senza rivali.
Voto 9 Norris, beffato di pochi centesimi dal compagno di squadra in qualifica (occhio Lando che quello va forte, ma mi sai che già te ne sei accorto…) ma ancora una volta di gran lunga superiore sul passo gara, tanto da andare a riprendere Piastri senza troppi problemi quando l’australiano gli era tornato davanti nel gioco dei pit stop. Merita una vittoria, ma per quanto la McLaren sia in crescita con un Verstappen così è dura che arrivi l’occasione.
Voto 9 però anche a Piastri, perché va bene che sul passo gara non è ancora a livello del compagno, ma intanto nell’anno del debutto si è qualificato in prima fila e ha colto un podio “vero” (dopo quello della garetta del sabato a Spa). Attenzione che qui potenzialmente siamo in zona fenomeno assoluto: solo il tempo ci dirà se saprà coltivare e sviluppare il suo potenziale, che è altissimo, questo si è già capito.
Fuori dai punti un Leclerc che manca l’obiettivo vero, ovvero superare le McLaren, ma almeno riesce a stare davanti a Sainz: certo è un accontentarsi abbastanza tristerello. Voto 7 comunque perché la macchina è quel che è e Suzuka è una di quelle piste fatte apposta per far vedere agli ingegneri che un conto è la simulazione al computer e un altro la realtà.
Voto 7 anche a Hamilton, sebbene a Suzuka davvero il suo obiettivo dichiarato sembrasse essere solo quello di stare davanti a Russell: missione compiuta al sabato e ribadita in gara dopo un bel duello. Il compagno di squadra lo sta mettendo in difficoltà, anche perché l’età non aiuta, ma la motivazione c’è sempre e il piede anche. Ci fosse anche l’auto sarebbe meglio.
Solo 6° Sainz, che ripiomba così nell’anonimato (di lusso), ancora una volta con una strategia che forse lo sfavorisce, certo con un’auto tornata a essere con evidenti limiti su una pista “vera”. Stavolta lo spagnolo sta sempre un passo indietro a Leclerc, ma onestamente cambia poco: non era la giornata delle grandi imprese. Mezzo voto in più per il coraggio in parenza di infilarsi tra Leclerc e Perez, quindi voto 7 anche per lui.
Voto 6,5 a Russell, che tenta la carta del pit stop unico ma alla fine inutilmente: finisce esattamente dove era partito, a parte la posizione guadagnata su Perez. Peccato perché l’idea era interessante e l’esecuzione impeccabile, a parte il tempo perso con Hamilton, ma l’auto è quel che è. In ogni caso meno efficace rispetto al compagno di squadra.
A punti Alonso, con una Aston che ha ormai finito i soldi (e quindi lo sviluppo) e un tempismo a suo dire discutibile nei pit stop: lo spagnolo però lotta sempre e comunque, anche se più di così era impossibile fare. Voto 7 sulla fiducia.
A punti anche Ocon e Gasly (voto 7 a entrambi), bravi a risalire in gara con una Alpine che evidentemente fatica a far funzionare le gomme in qualifica, a differenza ad esempio di una AlphaTauri che sembra avere l’evoluzione inversa nel week end di gara.
A proposito fuori dai punti voto 7 e 6,5 rispettivamente a Lawson e a Tsunoda. Il neozelandese non entra in Q3 e nemmeno nella top 10 la domenica, però offre un’altra prestazione solidissima. Pare che resterà in panchina nel 2024: è giovane, avrà un’altra occasione, ma sarebbe davvero un peccato. Il giapponese invece si è risvegliato in qualifica nella gara di casa, ma poi la domenica naufraga un po’: almeno l’impegno si è visto, ma sarebbe fuori tempo massimo se non ci fosse mamma Honda che ha spinto per la sua conferma.
E qui apriamo il capitolo insufficienze: voto 4 a Sargeant, che era anche partito benino a inizio stagione ma stranamente con il passare delle gare sembra fare sempre più errori. Nervosismo di chi sente traballare il sedile? Probabile, ma così non si aiuta di certo: un’altra macchina semi-demolita con un errore difficile anche da spiegare. In Williams pare lo vogliano sostituire con Schumacher: evidentemente anche il team inglese fatica a imparare la lezione….
Voto 4 anche a Stroll: è rientrato per rimediare un’altra orrenda figura. Non è mai stato un top driver, ma effettivamente qualcosa non deve andare per il verso giusto per il canadese perché il tracollo di quest’anno è davvero difficile da spiegare, anche a papà.
E voto 3 a Perez, che meriterebbe 0 se non fosse che il messicano ci è sempre piaciuto, è veloce e concreto, e anche nel suo caso deve esserci una spiegazione: il suo rendimento da metà stagione in poi è precipitato, toccando il fondo proprio a Suzuka, dove ha rimediato 8 decimi in qualifica da Verstappen e due penalità, una delle quali per un tentativo di sorpasso a dir poco velleitario. Evidentemente manca la lucidità, forse è un’altra vittima del clima avvelenato di Red Bull verso le seconde guide? Peccato perché a Perez - oltre a una montagna di punti - devono anche il primo mondiale di Verstappen…. Troppo brutto per essere vero, e forse gli conviene guardarsi in giro: a volte è meglio fare un passo indietro per andare avanti.
Voto 10 invece alla Red Bull per il suo titolo iridato: una vittoria arrivata con ampio anticipo, a conferma di un dominio indiscusso. Ancora una volta hanno messo in pista una monoposto vincente, gestita magnificamente ai box e con strategie sempre impeccabili: restano il neo di Singapore e l’incapacità di proteggere il secondo pilota, oltre a una presenza di Marko sempre più discutibile. E soprattutto rimane un interrogativo: quanto c’è di Verstappen nei trionfi di questa stagione? Il dubbio è che il suo contributo sia molto più decisivo di quello che si potrebbe pensare, ma per averne la conferma ci vorrebbe un cambio di casacca che al momento sembra difficile anche solo da ipotizzare.