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SUZUKA – E con questa fanno 41, tante sono le vittorie raggiunte da Lewis Hamilton in carriera e proprio in Giappone, patria che ha dato ad Ayrton Senna la certezza dei suoi tre titoli mondiale. Per arrivare a tanto, Hamilton dovrà aspettare ancora qualche corsa, intanto quello che era un idolo giovanile, un esempio da imitare, è stato raggiunto al vertice e vista la Mercedes che guida l’inglese, il record è già pronto per essere battuto fra due settimane in Russia.
La gara al solito non ha avuto storia, partito in seconda posizione alla prima curva ha dato una bella lezione a Rosberg, scattato male dalla pole, infilandosi di prepotenza in traiettoria, allargando quel tanto che bastava per far finire fuori Nico e andarsene senza problemi. La doppietta Mercedes davanti alla Ferrari di Vettel è stata la logica conclusione di una superiorità che mai era stata messa in dubbio, tranne da chi a Singapore aveva già visto il trionfo imperituro della Ferrari.
Misteri della F.1 e di chi si ferma alle apparenze, in ogni caso Lewis Hamilton vale Ayrton Senna? No, per vari motivi. Le origini familiari sono diverse: Lewis povero in canna, figlio di un tramviere divorziato con un fratellino disabile. Ayrton ricco brasiliano con possedimenti alle spalle.
Due caratteri opposti
Caratteri opposti, Senna dedito totalmente alle corse, quasi maniacale, con rare eccezioni per la bella vita. Lewis casinaro con modelle, cantanti e jet set. Uno ricco, l’altro arricchito. Uno sobrio nelle cose, l’altro eccessivo. Uno, Ayrton, che usava gli stessi guanti fino a consumarli per scaramanzia e dedizione, l’altro fighetto ultima generazione.
I punti in comune? L’enorme talento per la guida, il fare cose impossibili come se fossero facili. Dare emozioni a chi li guarda in azione, sia in TV o in tribuna, dare la scossa a chi capisce che stai facendo qualcosa di unico e che solo tu sai fare. In questo forse sono simili, come sono simili negli errori in pista. Senna a Montecarlo, per esempio, che va a sbattere al Portier. Lewis che si impappina con le gomme e butta via una corsa già vinta quest’anno. Errori, ogni tanto, surclassati da un talento enorme.
Ma se Senna aveva un Prost contro, Hamilton spesso non ha avuto nessuno. A inizio carriera F.1, con Alonso, il vero confronto con l’altro talento. E gli inizi con Rosberg al fianco. Ma Nico è un pilota cresciuto nel tempo e costruito con metodo, Lewis è un animale da corsa che è partito su quegli standard e lì’ rimane. Senza acuti e senza cali. E’ così e basta. Infatti, dopo aver vinto il secondo titolo con la Mercedes, Hamilton si è rilassato, si diverte a correre e Rosberg è sparito. Lewis ha alzato l’asticella, Nico è arrivato al limite. Ma non della bravura, è un fatto di concentrazione.
Senna aveva Prost al fianco, che era più bravo nella messa a punto della macchina, Alain ci capiva, Ayrton no. E ci soffriva. Per cui copiava quando poteva, ammettendo umilmente che su certe cose l’altro fosse più bravo, e quindi andava studiato, capito e battuto con le stesse armi. Lewis no, va così e basta.
La religione il denominatore comune
Forse l’unica cosa davvero in comune fra Senna ed Hamilton è la religione: mistico, esibita per Ayrton, nascosta, quasi occultata per Lewis. I tatuaggi sul corpo, le croci, le figure mostrate da Hamilton fanno molto gang di latinos, ma lui fa il pilota di F.1.
Senna vedeva Dio, ci parlava durante le gare, aveva una visione di sé e del mondo molto particolare, come di chi sapesse già quale fosse il suo destino, contro quel muro al Tamburello e con la serenità della religione, lo aveva affrontato sapendo che fosse il suo compimento. Hamilton no, è uno che guarda alla vita e alle gioie, divertendosi. E fin tanto che corre e vince così, capello biondo (a mascherare un trapianto di capelli precoce…) o meno, fin quando dura andrà avanti così.