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Ottanta chilometri a sud di Francoforte, circa 600 km a nord di Milano. Il circuito di Hockenheim è facilmente raggiungibile in auto dall’Italia con velocità di percorrenza abbastanza rapide, sempre se si riesce a sfuggire ai controlli della polizia stradale in Svizzera. La pista tedesca è quella che precede le vacanze di agosto e anche per questo il Gran Premio di Germania dà sempre l’impressione dell’ultimo giorno di scuola. Negli ultimi anni ci hanno abbinato il GP Ungheria, che a sua volta a ferragosto sostituiva il GP d'Austria. Insomma è da clima vacanziero e lo vedi dalle colonne di turisti ai confini svizzeri e tedeschi. Ci si rilassa, non si prende l’impegno troppo sul serio e anzi si cercano i posti migliori per andare a mangiare la sera.
Per fortuna la zona è piena di ristoranti italiani, che molti emigranti hanno aperto dopo aver fatto la gavetta nelle fabbriche della zona. A Nussloch, a una decina di km dal circuito, c’era un hotel ristorante gestito da due italiani: Severino e Salvatore, con quest’ultimo che nel 2003 ha lasciato la Germania ed è tornato in Sicilia. Severino è invece rimasto e così la tradizione in cucina è immutata. Fino a quando non ha ceduto tutto al cameriere albanese che dopo qualche anno lo ha chiuso. Adesso invece è stato riaperto e riammodernato, ma della cucina di Severino e Salvatore si sono perse le tracce..
Al termine di una giornata di lavoro sapere dove mangiare e stare un po’ in compagnia, fa bene. Il locale, il Felderbock, lo stambecco, era rinomato per la cucina di pesce. Qui si faceva vedere ogni tanto anche Jarno Trulli, uno che il pesce lo conosce e sa cucinarlo benissimo. Ma anche Giancarlo Fisichella ha fatto la sua comparsa. Era una specie di passaparola che alla fine faceva ritrovare tutti insieme i giornalisti e gli altri protagonisti della F.1. Una volta, quando gli italiani erano molti, oggi siamo in via di estinzione e quindi le serate a mangiare pesce fresco italiano nel cuore della Germania ce lo siamo scordati...
La pista, nel corso degli anni, è stata modificata completamente per cui l’anello di alta velocità che occupava buona parte della foresta, è stato stravolto. Oggi Hockenheim è il classico circuito anonimo della moderna F.1, con la sola parte del motodrom che ricorda il passato, per il resto tutto nuovo e tutto anonimo. Per fortuna ci sono due città vicine molto belle e interessanti. Heidelberg è a una ventina di chilometri e il centro è particolarmente bello e interessante, sia dal punto di vista architettonico, sia per la gente che riempie le strade la sera: è pieno di studenti universitari che giungono qui da tutta Europa.
Dall’altra parte del Reno, invece, c’è Speyer, una città che ha conservato al suo centro le chiese a simbolo delle guerre di religione. Da una parte quella in cui Martin Lutero proclamò la scissione da Roma e dall’altra la chiesa romana e papalina. Nonostante i bombardamenti della seconda guerra mondiale, le chiese sono rimaste intatte mentre il resto della città è simile a tante altre tedesche, nuova, fresca e senza anima. A Speyer c’è anche un moderno museo dell’aviazione, davvero spettacolare, specie quando si passa il ponte sul fiume e da una parte ci sono i ristoranti sui battelli e di colpo, a sinistra, fra gli alberi spunta un Boeing 747 Jumbo della Lufthansa ancorato su dei supporti. E’ stato trasportato agli inizi del 2003 per completare la collezione di aerei commerciali e da combattimento conservati nel museo.
Davvero spettacolare e impressionante, perché a prima vista sembra quasi che il Jumbo stia per fare un atterraggio di emergenza! Proprio di fronte al museo, sotto al Jumbo per intenderci, c’è un bar ristorante molto alla moda, bisogna solo fare attenzione al portone di ingresso. Se si imbrocca la porta di sinistra si entra nella sala con i tavoli e i camerieri, roba quasi di lusso, se si imbocca la porta di destra si entra in un bordello e quando la signorina ti porge il menù, invece dei piatti o dei vini si scoprono le specialità delle signorine impiegate in loco, con prezzi e varianti!
A Speyer c’è anche l’Hotel Morgenstern dove alloggiava di solito la Minardi. Una volta la squadra di Faenza si distinse per una festicciola improvvisata. Il DS, che all’epoca era Renato Cappucci, tirò fuori una chitarra, un meccanico ne aveva un’altra. Ci si mise in cerchio e si cominciò a suonare e cantare. A un certo punto arrivò anche Giancarlo Minardi che si unì alla comitiva. Dalla reception uscì la signora, proprietaria dell’albergo, per richiamare al silenzio il gruppo che con la musica stava disturbando il riposo non si sa di chi, visto che l’albergo era tutto occupato da personale impegnato in F.1.
Tanto per chiudere in bellezza la serata, si accennò alla chitarra “Romagna Mia” e Minardi, preso dall’entusiasmo, cinse la vita della signora e cominciò a ballare il liscio, scatenando gli applausi. La signora si dimenticò lo scopo della sua presenza e chiese il bis. Per fortuna un Minardi in gran forma riuscì a reggere il ritmo e a insegnare diversi passi di danza alla signora, solo che ormai si era fatta l’una e mezza passata e al mattino dopo, alle sei, bisognava essere svegli e pronti per andare in pista. Altri tempi, oggi è impensabile che una squadra e un team manager si mettano a ballare in piazza facendo tardi la notte.
In Germania però ci fu anche una storiella piccante, messa in giro ad arte chissà da chi e mai provata. Una giornalista della televisione Premier, il canale digitale che trasmetteva le corse via satellite, Nova Meierhenrich, era solita tampinare da vicino alcuni piloti. Secondo i colleghi della TV tedesca, che in Nova non vedevano una giornalista ma una prezzemolina come tante che abbiamo anche in Italia, questa era alla ricerca di pubblicità più che imparare il mestiere. Fatto sta che Nova riuscì ad ottenere una intervista con Jacques Villeneuve, col quale aveva una spiccata simpatia. Anche a Jacques la cosa non dispiaceva, perché Nova aveva le caratteristiche giuste: piccolina, formosa, bionda, un po’ eterea, proprio come tutte le ragazze che ha frequentato, da Danny Minogue a Ellen Green. Nova uscì dal centro produzione TV e si avviò verso il motor home di Jacques, salì e vi rimase per quasi un’ora.
Che c’è di strano? Per una che lavora in televisione è difficile fare le interviste senza avere al seguito una telecamera... Al proposito Jacques Villeneuve fu un gentiluomo, perché sorridendo a chi gli poneva la domanda, non rispose mai:”Ah sì, è carina, vero?” è stato il massimo che ha risposto a chi gli chiedeva se fosse accaduto quello che si mormorava nel paddock. D’altronde, un suo ingegnere di pista confessò che la riunione tecnica quel giorno cominciò in ritardo per colpa di Jacques e che di queste “colpe” ne avrebbero volute tutti. La verità non si seppe mai, anche se è bello pensare che sia accaduto qualcosa. D’altronde la F.1 su certe cose ha costruito la propria immagine.