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Come vincere 7 titoli mondiale ed essere messo in dubbio perché "vince solo perché ha la macchina" oppure "vince perché lo aiutano" o ancora "vince perché c'è la mafia" e via di questo passo. Poi quando le condizioni sono difficili, i distacchi ridotti e bisogna metterci del proprio, allora Lewis Hamilton in qualche modo c'è sempre. Con la pole numero 99 a Imola il pilota inglese ha relegato Perez e Verstappen con le Red Bull a 35 e 87 millesimi di secondo, ovvero meno di un battito di ciglia e quanto vale questo tempo lo dimostra Bottas, con la seconda Mercedes, che si è preso quasi mezzo secondo da Hamilton.
Un abisso considerato la lunghezza della pista e i distacchi dal vertice, visto anche che Leclerc con la prima Ferrari è quarto a oltre tre decimi da Hamilton. Aprendo una parentesi Ferrari, se Leclerc ha confermato che in qualifica un giro buono lo tira fuori, Sainz ancora una volta ha mancato il momento buono, segnando un 11 tempo che lo ha relegato fuori dalla Q3. Ovvero, Carlos va sempre bene ma nel momento topico manca qualcosa. Pressione psicologica? Misure da prendere col team? Dopo due gare due situazioni analoghe. Eppure guida bene, pulito, senza affaticare la meccanica. Segno che c'è margine di crescita.
Da Imola però tornano prepotenti le polemiche sui track limits, ovvero i fuori pista oltre la riga bianca. Se fanno delle piste con via di fuga come parcheggi aeroportuali, non c'è da stupirsi se tirando al limite ci si mette fuori le ruote. Non si può guidare col manuale del regolamento al posto del volante, infatti molti piloti si sono visti cancellare i tempi, vedi Norris che avrebbe potuto essere terzo se non secondo e invece finisce al 7 posto dietro a Ricciardo, o Stroll coi tempi cancellati e 10 in classifica ma con la polemica della Q2 in cui secondo alcuni avrebbero dovuto eliminarlo per fare posto a Sainz, anche lui in dubbio su quella variante alta che è costata il primo incidente della carriera in F.1 per Tsunoda, il giapponesino tutto pepe della Alpha Tauri che qui potrebbe fare bene
E' una F.1 che va ripensata con regole semplici e che non penalizzino i piloti. Se tutti potessero usare la pista disponibile, il problema non si porrebbe. Invece le polemiche riguardano taglio sì o taglio no e a seconda del pilota (e squadra) coinvolto, si va a favore di uno o dell'altro come se fosse sufficiente tirare in aria una monetina e decidere chi ha ragione. A Imola il problema del Bahrain in gara, col sorpasso di Verstappen ad Hamilton poi annullato, potrebbe ripetersi. Non è con l'intervento dell'arbitro che si trova credibilità. Anzi...
Piuttosto, il meteo prevede pioggia per cui partire davanti potrebbe fare la differenza e per Leclerc l'odore del podio è a portata di mano. Non lo è invece per Giovinazzi e l'Alfa Romeo, 17 a un decimo da Raikkonen. L'italiano è stato penalizzato da Mazepin durante le ultime fasi della Q1 ma è anche vero che la squadra ha sbagliato il momento e la strategia per mandarlo in pista. Anche qui sarebbe il caso di capire perché a uno, Giovinazzi, va sempre storta e all'altro, Raikkonen, vanno i favori del team. Eppure corrono per lo stesso team. Si vede che non è così e Antonio fa la figura di chi non sa stare nel gruppo. Non è così.