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Si potrebbe dire buona la prima per Antonio Giovinazzi. Partito 18 è arrivato 9 e ha marcato i primi due punti della stagione. Una gara intelligente, lontana dai guai che alla fine ha premiato: "Beh se calcoliamo le prestazioni in qualifica e quelle in gara tutta una storia diversa. Certo, la fortuna in una gara caotica come questa aiuta di sicuro, però era importante partire col piede giusto e direi ci siamo riusciti. Abbiamo capito alcune cose sulla macchina per cui settimana prossima credo potremo fare meglio in prova e lottare per i punti". E' una F.1 made in Sud quella che è partita domenica in Austria. Anzi, è un made in Italy di importazione. Perché se Antonio Giovinazzi ha il passaporto tricolore, ci sono due oriundi che allargano la platea tricolore seppure a metà: Daniel Ricciardo, che è una vecchia conoscenza del mondiale, e il debuttante Nicholas Latifi. Entrambi di origine siciliana, entrambi legati al Sud Italia, con Latifi che spesso torna nella sua terra di origine anche se è di nazionalità canadese, così come Ricciardo è australiano, ma spesso anche lui è dalle parti di Palermo.
E' una F.1 tricolore marcatamente centro meridionale. Nicholas Latifi ha la famiglia e la mamma Marilena Russo di Palazzo Adriano, vicino a Palermo, col nonno Isidoro che partì emigrante verso il Canada negli anni 50. Dal 1996 ad oggi, tutti i piloti italiani presenti in pista, sono nati nel centro sud Italia. Giancarlo Fisichella (debutto F1 1996), Jarno Trulli (debutto nel 1997) e Vitantonio Liuzzi (debutto con la Red Bull nel 2005 e commissario sportivo in Austria). Il primo di Roma, il secondo di Pescara e il terzo di Locorotondo, pugliese (anche se abruzzese di adozione). Come pugliese è anche Giovinazzi, di Martina Franca. Prima ancora, seppure sporadicamente in pista, la Sicilia era rappresentata in pista dal conte Giovanni Lavaggi di Siracusa. Che in F.1 ha avuto poca fortuna con la Pacific, ma ha vinto gare del mondiale prototipi come la 24 ore di Daytona e corso con Ferrari Sport nel mondiale a ruote coperte. Piloti italiani del nord praticamente spariti. Dai tempi di Michele Alboreto, Riccardo Patrese o Beppe Gabbiani, la geografia del pilota tricolore si è spostata al sud. Anche con gli oriundi... Eppure al nord ci sono le aziende, gli sponsor, le possibilità di emergere con piste di kart e team affermati. Come mai allora sono i ragazzi del sud a occupare i sedili più importanti del mondiale F.1? Secondo Giancarlo Fisichella, 3 vittorie, 19 podi e 4 pole position in 231 GP, ed ex pilota Ferrari F.1, il segreto è banale: "E' che noi ragazzi del sud siamo svantaggiati rispetto ad altri, per cui abbiamo più fame, siamo abituati a fare sacrifici e siamo abituati a non avere soldi, per questo ci si impegna di più. Forse è solo il frutto del caso, o visti gli ultimi 25 anni è che per emergere occorre spirito di sacrificio e costanza".
Della stessa linea anche Jarno Trulli, vincitore a Montecarlo con la Renault, ma con 4 pole position, 11 podi e un giro veloce in 256 GP: "io sono riuscito a combinare qualcosa perché qualcuno ha creduto in me e non stava in Italia. Ho trascorso gli inizi di carriera all'estero, questo stare lontano da casa, non parlare la stessa lingua, doversi inventare giorno per giorno, ti obbliga a fare sacrifici, a insistere perché sai che è l'unica alternativa per farcela". Non è un caso che anche Antonio Giovinazzi abbia trovato la sua strada all'estero. Correndo in Inghilterra e contando sull'appoggio di Gelael, un industriale indonesiano che ha creduto in lui. Aiutandolo fino alla GP2, a un passo dalla F.1 dove poi è entrato nell'orbita Ferrari e poi il passaggio all'Alfa Romeo. In un'epoca in cui tutto sembra facile e dovuto, le loro storie sono il simbolo che l'impegno, il talento e la tenacia alla fine fanno la differenza. Non c'è successo senza sacrificio. La speranza è che anche dal Nord, finalmente, possano emergere campioni con cui arricchire il tricolore in F.1.