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Chi ha detto che la Cina è vicina probabilmente non c’è mai stato davvero o forse si riferisce ai tanti cinesi che vivono in Italia al punto che viene il dubbio atroce: ma da loro ce ne sono rimasti o sono tutti quanti qua? Basta atterrare al nuovissimo aeroporto di Shangai per capire che di cinesi ce ne sono e ne avanzano! Il primo impatto è devastante, perché c’è tanta campagna, tanto verde e coltivazioni strane che non riesci a identificare.
Un mondo nuovo
Scendi dall’aereo, trovi una struttura moderna e metallica che si snoda per centinaia di metri ed è tutto modernissimo, il primo impatto è tremendo, visto che magari sei partito da Malpensa e il confronto è desolante. Poi esci, trovi tutti i banchi con i nomi degli hotel che garantiscono il servizio navetta, gli uffici per il cambio monete e quelli che vendono i biglietti per la velocissima sopraelevatamonorotaiamagneticada400kmall’ora tutto attaccato.
Devastante al pensiero di cosa c’è sperduto in questa landa desertica (nel senso che non si vede anima viva). Passiamo al banco del cambio, molliamo qualche euro e diciamo al collega di fare attenzione al cambio, visto che non capiamo bene gli ideogrammi magari ci fregano. E il ragazzo dietro lo sportello, con accento toscanaccio, ci risponde a tono: “Oh belli, nun è che poi da voi nun fregano nessuno, dovreste essere esperti ormai…”
Cinesi o italiani?
Incassata la prima figuraccia di un ragazzo nato a Prato ma tornato in Cina con la famiglia, prendiamo il biglietto per il super treno. Si sale, pare una metro moderna, poi comincia ad accelerare e accelera ancora, accelera accelera e, checccavolo: i 400 orari son lì a portata di mano! Da paura con la campagna che fila via sotto e l’autostrada che comincia a intasarsi di auto.
Arriviamo in centro a Shangai e qua si perde il fiato. Prima, sul fiume Yangtze, centinaia di container stesi lungo le due rive, fumo e inquinamento industriale da paura, poi una autostrada sopraelevata con una rotonda che sembra tuffarsi negli abissi tanto gira in tondo fino a portarti dal terzo livello fino a quello piano terra (ma è a sei corsie per senso di marcia) e infine il caos più totale: autostrada sopra, autostrada di lato, autostrada sotto, taxi inferociti che attraversano contromano, si infilano per le uscite facendole diventare entrate, camionisti che bloccano l’incrocio e guardano a muso duro il tassista che fa inversione a u in piena strada.
Manhattan? Un paesino di provincia
E sopra la circonvallazione a sei corsie che gira intorno a Shangai; 200 km di strada, con centinaia di migliaia di fioriere a costeggiare la strada. Si arriva al bund, mancano ancora una ventina di km al nostro hotel che si trova dalla parte opposto all’aeroporto, ma in linea con il circuito. Ci arriviamo dopo due ore e mezza di trasferimento, 40 minuti col treno, il resto in colonna col taxi. Si arriva al Galaxi Hotel, megagrattacielo che sfonda in mezzo a due autostrade che circondano il palazzo e i negozietti vicini.
E’ una babele di gente che corre, lavora per strada sulle macchine e fa il meccanico o il carrozziere, gente che cucina e vende riso mentre a fianco ristoranti al top sfoggiano menù internazionali. Il centro di Shangai è sette volte più grande di Manhattan, altrettanto dicasi per i grattacieli. Hanno fatto tutto questo e da noi nessuno se ne era accorto. Si va a cena nel ristorante dell’hotel e si scopre che c’è un coreano, con pietanze ignote, un cinese dove puoi scegliere, fra l’altro, il tipo di pesce (vivo) che devono cucinarti, ma puoi scegliere anche la tartaruga da fare in brodo o il serpente da lessare…
“Il centro di Shangai è sette volte più grande di Manhattan, altrettanto dicasi per i grattacieli. Hanno fatto tutto questo e da noi nessuno se ne era accorto”
Mi porti dove c'è scritto sul bigliettino!
Un collega prova il serpente e dice che sembra pollo con tanti ossicini, preferiamo buttarci su una bistecca che si spera sia di manzo… Mattina dopo partenza per l’autodromo e qua si comincia a ridere di nervosismo. Ci danno un biglietto da portare al collo con le indicazioni in cinese e inglese, ovvero mi porti all’hotel, vada in autodromo, chiami il medico, voglio la polizia etc, tutto nelle due lingue. Il bello è che quando indichi l’autodromo, i tassisti ti guardano e fanno boh! Chiedono informazioni alla reception dell’hotel e poi partono a razzo destinazione ignota.
Dopo un paio d’ore, ma anche 40 minuti (dipende dal traffico agli incroci) si arriva in pista e si scopre un monumento alla F.1 nel mezzo del niente assoluto. Fai segno al tassista di rallentare, ovvero fai il gesto con la mano, ma questo capisce il contrario e accelera, passa il semaforo rosso, fa inversione a u in autostrada in mezzo ai camion che arrivano a palla, ti schiacci sul sedile e preghi che finisca bene.
Diffidate dei tassisti!
Alla Williams non è andata bene e qualcuno è finito in ospedale perché il tassinaro era indeciso sul da farsi e si è fermato nel mezzo dell’incrocio coi camion che arrivavano e uno ha fatto centro! Se andate in Cina, non dite al tassista di rallentare facendo il gesto con la mano, perché lì significa accelera! La pista è incredibile, il tracciato segue l’ideogramma Shan, che in cinese vuol dire grande.
Quindi Shangai vuol dire grande città, anche se qualcuno sostiene grande palude, da dove sorgeva visto che per mettere insieme le strutture, han dovuto creare delle palafitte e delle pompe pescano acqua dal fondo, la pista, infatti, è nel mezzo di una palude melmosa e tutta la struttura sprofonda un po’ alla volta.
Avanti e indietro hotel circuito sono circa 3 ore di viaggio, più le 6 ore di fuso, la presenza in pista, a fine giornata sei uno straccio e quando riparti sei felice. Ma è anche vero che Shangai offre sprazzi unici da vedere e assaporare, è una città in continua evoluzione, cambia di giorno in giorno, le offerte sono tante, i quartieri stupendi si alternano a quelli poveri, è insomma una città viva, caotica e incredibile, che offre tutto. La F.1 in Cina interessa a pochi, ma andarci almeno una volta nella vita serve per capire cosa c’è dietro e ti si aprono gli occhi di colpo! Insomma, è un casino unico ma merita. Almeno una volta, perché due diventano troppe…