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SAN PAOLO - Ci risiamo. Lewis Hamilton fa la pole position provvisoria del venerdì, partirà davanti nella gara sprint del sabato ma come già accaduto a Bottas a Monza non sarà lui l'autore della pole in Brasile, pista che per il pilota inglese è nel cuore per via del suo mito: Ayrton Senna. Il perché, solito, l'arretramento in griglia dovuto alla sostituzione del motore turbo (5 posti in meno) e pertanto, dopo la pole, se anche dovesse vincere sabato, dovrebbe domenica partire indietro.
E pensare che Liberty Media questa scelta l'ha vantata e sostiene che gli appassionati l'abbiano apprezzata. Sarà, ma da un paio di sondaggi contrari (RMC Motori bocciata dal 75 per cento di 1248 votanti, Motorsport.come bocciata dal 70 per cento dei 160 mila votanti in tutto il pianeta) alla promozione completa del format, che l'anno prossimo diventerà di almeno 6 o 7 gare, ce ne corre. Se poi mettiamo anche il parere di un campionissimo come Mario Andretti che si è detto contrario e che trema al pensiero di qualche altra genialata, si capisce bene come quello che accade in pista sia un contorno a quello che poi viene diffuso sui social, nei twit e nei vari sistemi social di comunicazione della F.1.
Il ragionier Fantozzi per una opera d'arte cinematografica disse una frase passata alla storia dei film comici, qui verrebbe da piangere perché fra penalizzazioni varie, arretramenti, pole che non sono pole, ci si perde e quindi che Verstappen sia dietro di oltre 4 decimi al giro, più che preoccupare per la gara sembra un fattore secondario.
Che i numeri 2 Bottas e Perez siano nell'ordine subito dietro, fa capire il livello delle monoposto che guidano, e che le due Ferrari, con Sainz ancora davanti a Leclerc ed entrambi davanti alle McLaren di Norris e Ricciardo fa tanto guerra fra poveri, spicca ancora Gasly, quinto, con una Alpha Tauri che non ha il budget dei sui fortunati compagni di griglia, non ha forse il carisma dei campionissimi, ma intanto a Faenza con quello che hanno ci sanno fare bene e lo piazzano là davanti.
Però questo non conta, perché chi ha fatto la pole non è in pole, chi sta davanti parte dietro e una gara che non piace viene imposta per forza perché piace alle TV. Contenti loro... Infine una nota sul trittico americano: ad Austin le qualifiche finite alle 24, in Messico alle 22, in Brasile qualifica alle 21 e gara alle 20,30, orari che in Europa mettono a dura prova la copertura giornalistica dei quotidiani. La chiusura, infatti, per molti è alle 22,30 con ribattuta alle 23,30. Come dire che il cambio di orari non favorisce certi media, facendo diventare la F.1 solo un discorso TV e web per chi riesce a seguirlo. Se poi si pensa che in oriente le gare le hanno viste al lunedì mattina, con gente che normalmente va a lavorare, ci si chiede cosa voglia fare da grande questa F.1 che penalizza certi media, favorisce altri (a pagamento) e poi alla fine dei conti propone gare a ripetizione, senza respiro, che lasciano il tempo che trovano. Ovvero, il troppo storpia. Lo ha detto anche Vettel, ma anche qui Liberty Media tira dritto. Fino a quando andranno a sbattere contro un muro?