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Il Gran Premio del Brasile mi riguarda in prima persona: è un gran premio speciale. Si tratta di una corsa molto sentita: i brasiliani sono appassionati, anche per via di tanti grandi piloti che hanno fatto la storia, come Senna, Fittipaldi, Piquet, Barrichello, Massa. Quando c'era Senna, un fiume di persone si metteva in fila fuori dal circuito sin dalle prime luci dell'alba per vedere la gara: un'immagine che raramente si vedeva su altri circuiti.
Ho un ricordo molto speciale del GP del Brasile: risale al 1999, il mio primo anno alla Benetton. Reperire la fornitura, dal 1993 ad oggi, è sempre stato difficile: il problema è il traffico intenso, ci vogliono ore per arrivare sul posto e tornare. Quell'anno decisi di rivolgermi ad un italiano, Ricardo Tedeschi, proprietario di diversi ristoranti in Brasile. Con il suo aiuto ero coperto per il 90 % dei prodotti locali ed Italiani, e grazie a lui, il suo servizio era ottimo.
Il giorno della prima consegna, si presentò il suo personale: tra loro c'era anche un ragazzino molto vivace: lui mi disse che desiderava stare con me ad aiutarmi. Io lo accettai, lui rimase ed mi aiutò in cucina: gli feci fare un po’ di tutto, pulire le verdure pelare patate, sistemare i frigoriferi. Ogni tanto mi chiedeva se potesse andare a vedere nel garage i meccanici a lavorare, le auto e tutto quello che succedeva.
La domenica arrivò presto, e dopo il pagamento, anche il tempo dei saluti. Io ringraziai sia Ricardo Tedeschi che il ragazzino che mi aveva aiutato tutta la settimana. Parlando con Ricardo, mi disse che questo ragazzino un giorno lo avrei trovato in Formula 1: in Brasile lui era molto forte sui kart, e presto sarebbe andato a correre nelle Formule minori. Lo speravo per lui, ma pensai che fosse una strada difficile da percorrere.
Nel 2002, quando ero già passato in Ferrari, mi fornii sempre da Tedeschi, venne da me il giovedì con un pilota: mi chiese se mi ricordassi di lui. Io dissi di no, e lui mi rivelò che si trattava del ragazzino che mi aveva aiutato quando ero in Benetton. Negli anni successivi, ho gioito ed emozionato per i sui successi, ma ho sofferto per la perdita del mondiale.
Ora che lui lascia definitivamente la massima Formula il mio cuore piange, per tutta la stima e gratitudine che ho per lui, rimarrà per me una grande amicizia con lui e con tutta la sua famiglia e tutto il suo staff. Grazie Felipe Massa, per avermi fatto sognare, e vivere momenti intensi con le tue vittorie.
Il Churrasco è un piatto brasiliano, ma per capirne il suo valore intrinseco è necessario collegarlo alla sua specifica zona d'origine, ovvero il Rio Grande do Sul.
Il Rio Grande do Sul è uno Stato all'estremo sud del Brasile. La sua capitale, Porto Alegre è la terra dei gaúchos, un vero e proprio crogiolo dei vari popoli colonizzatori e di chi vi è immigrato successivamente. Questi popoli hanno dato luogo ad una particolare miscela culturale, ricca e suggestiva.
Questa integrazione così ben riuscita è un vero e proprio vanto per gli abitanti del Rio Grande do Sul, perciò le tradizioni vengono attentamente osservate, in modo particolare quelle culinarie, per mantenere viva la cultura gaúcha. Il Churrasco nasce proprio lì, nella sterminata pampa del Rio Grande e proprio attraverso le sue caratteristiche potremmo scoprire cose inedite di questa meravigliosa regione del Brasile.
Il Churrasco è una grigliata mista di vari tipi di carne (pecora, maiale, manzo, pollo) che vengono tagliati a pezzettoni o lasciati interi, marinati e poi cotti alla griglia a temperatura altissima, quasi direttamente sul fuoco. La carne viene infilzata in lunghi spiedi a forma di spade che, appena tolti dalle braci, vengono utilizzati per servire il Churrasco a tavola offrendone in quantità desiderata .
La preparazione di questo piatto porta nel cuore le proprie origini. I primi gaúchos, nei lunghi spostamenti per seguire le mandrie, tagliavano dei grossi pezzi di carne di manzo, legandole poi alle spalle del cavallo in modo che il sudore dell'animale li salasse. Proprio per questo tipo di vita nomade, la cottura si svolgeva su un braciere improvvisato, infilzando dei pezzi di carne su un legno verde perché non bruciasse. Questo spiedo "fai da te" veniva impiantato al centro della brace così, mentre la carne si cuoceva dal basso verso l'alto, con un coltello si tagliavano le fette pronte per essere gustate.
La preparazione è stata, poi, modificata fino ad arrivare nelle Churrascherie dei nostri giorni, dove viene comunque servito direttamente dagli espeto (spiedi) tagliandolo con il coltello. La marinatura ricorda i sapori freschi della Pampas: la salsa chimichurri con olio, aceto, peperoncino e aglio trasmette al palato quella nota ruspante tipica del temperamento gaúcho e che si sposa in un danza sensuale con quel sentore di affumicato, una caratteristica propria del tipo di cottura del Churrasco.
Il modo di servirla, cioè tagliandola dallo spiedo finché non ci si sente sazi, è emblema dell'ospitalità del Rio Grande do Sul, è quasi un gesto rituale che fa del Churrasco una religione culinaria. Il termine Churrasco aggiunge qualcosa alla storia che stiamo raccontando, infatti non avendo origine certe perché da sempre nella lingua spagnola indica la carne alla griglia, sta a significare che siamo di fronte ad un termine talmente radicato nella cultura da non aver bisogno di un nome che contenga la sua spiegazione.
4-6 cucchiai di olio extravergine di oliva
1.6kg or 4 stinchi di agnello ben sgrassati
5 cucchiai di farina
2 gambi di sedano in pezzi medi
2 cipolle medie affettate
12 spicchi d'aglio in camicia
1 rametto di timo
1 rametto di rosmarino
1 cucchiaio di pepe nero in grani
350ml di vino rosso
600ml di brodo di carne
sale q.b.
Preparazione
Riscaldare il forno a 150°C.
In una padella adatta anche al forno, riscaldare l'olio su fuoco medio-alto. Infarinare la carne. Cuocerla nell'olio caldo finché sarà dorata da tutti i lati. Quindi, prelevare dal fuoco e mettere da parte. Nella stessa padella versare sedano, cipolla e aglio. Cuocere finché saranno morbidi e leggermente dorati, per circa 5 minuti.
Unire il pepe in grani, il timo e i rametti di timo e rosmarino. Versare il vino rosso e il brodo, alzare la fiamma e portare a bollore. Salare secondo il gusto. Riportare la carne nella padella e posizionarla sulle verdure.
Coprire bene la padella dell'arrosto con della carta stagnola e infornarla. Cuocere a fuoco lento finché la carne sarà tenera e si staccherà facilmente dall'osso, per circa 2 ore e 1/2 o 3 ore. Eliminare i rametti di timo e rosmarino e l'aglio prima di servire l'agnello insieme alle verdure e alla salsa.
Gianfelice Guerini