F1, Gp Brasile 2016: le ricette di Gianfelice Guerini

F1, Gp Brasile 2016: le ricette di Gianfelice Guerini
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Stinco di maiale da latte per l'appuntamento carioca del mondiale di Formula 1
11 novembre 2016

Punti chiave

Dal 1973 il Gran Premio del Brasile è entrato nel calendario mondiale, all’epoca si corse sul circuito di Interlagos alla periferia di San Paolo, ma il tracciato era completamente diverso da quello attuale. Si corse anche nel 1972, ma la gara non era valida per il campionato e fu vinta da Carlos Reutemann.

Dopo le prime edizioni del campionato, le gare, per quasi tutti gli anni '80, si disputarono sul circuito di Jacarepaguá vicino a Rio de Janeiro per poi ritornare a Interlagos che nel frattempo era stato rifatto, accorciato e modificato in molte sue parti. Ora a Rio il vecchio tracciato non esiste più, in parte è diventato sede del villaggio olimpico, in parte ci hanno fatto dei centri commerciali. Una tristezza.

Nel novembre 2008 fu una gara decisiva. Gli ultimi giri furono rocamboleschi: verso la fine della gara cadde una forte pioggia e tutte le auto, tranne le Toyota, cambiarono le gomme. A 3 giri dalla fine Sebastian Vettel si portò al quarto posto, favorendo indirettamente Massa, che vincendo e sperando che Hamilton non arrivasse almeno quinto si sarebbe potuto aggiudicarsi il Mondiale, ma a 3 curve dalla fine della stagione il britannico sorpassò Timo Glock, che non aveva cambiato gomme ed era in crisi con quelle d’asciutto sull’asfalto bagnato, e strappa il titolo al brasiliano. 

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Fu una gara dolorosissima per me, il sorpasso di Hamilton, su Timo Glock, fece perdere il mondiale a Felipe Massa. Quando lui tagliò il traguardo esultai, ma pochi secondi dopo, fu una delusione che ancora oggi mi brucia, quando ritorno qui in Brasile, a distanza di tanti anni non si è ancora rimarginata. Con Felipe Massa ho un rapporto che va al di là della sola amicizia.

Nel 1999, lavoravo per la Benetton, fare acquisti in quegli anni in Brasile, trovare prodotti Italiani nei supermercati era difficile. Conobbi un signore italiano, molto conosciuto, qui in Brasile, lui aveva vari ristoranti italiani, grazie a lui ho avuto la possibilità di acquistare molto prodotti Italiani.

Un giorno mi disse: ti mando due dei mie ragazzi che possono aiutarti. Il paddock del Brasile non era come lo troviamo ora, ma molto difficile da lavorare, e avere un aiuto in più in cucina fa sempre piacere.

Il giorno dopo si presentarono i due ragazzi, grazie a loro ho avuto un grande aiuto, mi diedero una mano in cucina, nell’hospitality, lavorando nel ristorante si sentivano a loro agio.

Il ragazzo più piccolo ed esile mi chiese diverse volte se poteva entrare nei box, perché lui era innamorato della formula 1, ed io accontentai il suo sogno, come poi lo è per tutti i ragazzi che guardano la Formula 1.

La domenica sera, arrivò questo signore, che dovevo saldare il conto per tutti i prodotti che mi aveva fatto pervenire. Nei vari discorsi generali, dissi che il ragazzino più giovane era innamorato della Formula 1.

Lui mi rispose che quel ragazzino correva coi kart, ed era molto forte, aveva già vinto molte gare, e un giorno lui sarebbe diventato campione del mondo di Formula 1. Io annuii, con la testa, dentro di me pensavo, nel mondo quanti ragazzi che hanno lo stesso sogno, risposi con un ringraziamento per l’aiuto, e auguravo in bocca al lupo per la sua carriera.

Passano gli anni, in quel periodo io lavoravo per la Ferrari, era l’anno 2002. Un pomeriggio afoso, impegnatissimo nel mio lavoro, vidi quel signore di cui, anche negli anni seguenti, ho sempre usufruito dei suoi servizi per i prodotti Italiani. Vedo che arriva con un pilota, salutai tutte e due e mi disse, ti ricordi di lui, io in prima risposta dissi no, lui è quel ragazzino che ti aiutò, sbiancai e rimasi molto male, ti avevo detto che un giorno lui avrebbe corso in Formula 1.

Qualche anno dopo le nostre strade s’incrociarono, prima divenne pilota collaudatore e poi pilota della squadra Ferrari. E nell’anno 2008 Felipe Massa sfiorò il mondiale, dentro di me dissi che non bisogna sottovalutare nessuno, e che i sogni prima o poi si possono avverare.

Ancora oggi quando ci incontriamo tra una gara ed un'altra ridiamo sempre di questo, ma il mio rammarico è che quest’anno è il suo ultimo mondiale, e mi dispiace che non è riuscito a conquistare il titolo che lui ha sempre sognato.

In Brasile nasce anche il Centro Globale di Gastronomia e Biodiversità dell’Amazzonia, precisamente a Belém nello stato del Parà famoso per la sua varia e colorata cucina.

Belém è situata in una posizione strategica sulla foce del Rio delle Amazzoni e vanta un aspetto esotico particolarmente apprezzato dai turisti che possono scoprire qui una ricchissima cultura popolare, parchi dalla vegetazione rigogliosa, piazze e musei dalla bellezza unica grazie all’architettura coloniale.

La cucina brasiliana è varia e gustosa e presenta, accanto al piatto nazionale, il feito, composto da riso, fagioli e carne (o pesce) servito in un unico piatto accompagnato da salse piccanti, numerose specialità locali.

A Rio si mangia spesso la feijoada, mentre in molti stati è diffuso il churrasco, un enorme spiedino di carne mista cotta alla brace, piatto veramente appetitoso. A San Paolo e nel sud è forte l’influenza delle cucine italiana e giapponese.

Tra le bevande trovano largo consumo la cerveja (birra) nazionale, generalmente chiara e leggera, e la cachaça, estratto della canna da zucchero, che si beve da sola ed è alla base di numerosi cocktail. Leggi caipirinha…

I piatti tipici

Pato no tucupi – Questo famoso piatto locale è a base di anatra, tucupi e jambu. L’anatra viene cucinata arrosto, e lasciata insaporire con il tucupi di cui assorbe tutti i profumi. Il jambu viene tagliato a pezzi, fatto bollire in acqua salata, scolato e cucinato insieme all’anatra. Come contorno solitamente si abbinano riso bianco e farina di manioca.

Maniçoba – Conosciuta come la ‘feijoada’ dello Stato di Parà, viene preparata con le foglie di manioca (che vengono bollite per giorni per poter essere consumate) e successivamente cucinate con fagioli, carne secca e salsicce. Può essere servito con riso bianco, farina di manioca e profumi o spezie a piacere.

Caruru – Realizzato con il quiabo (meglio conosciuto come okra, un altro ortaggio particolarmente diffuso nella regione), tagliato a fettine insieme a una varietà di altri vegetali a piacere e ai gamberi secchi interi. Solitamente viene accompagnato con riso o manioca.

Tacacá – Saporito piatto di origine indigena, a base di tucipi, manioca e gamberi, ha una consistenza simile a un porridge liquido, servito in ciotole e venduto anche come street food dai “tacacazeiras”, di solito al crepuscolo, lungo le vie principali della città di tutto lo Stato e in particolare a Belem.

Vatapá – Cremoso piatto a base di farina di miglio o riso, pesce, peperoncino, arachini e anacardi, latte di cocco, cipolla, zenzero e olio di palma. Viene servito accompagnato da gameri, baccalà, pesce oppure pollo.

Chibé – Brodo denso a base di farina di manioca e acqua, particolarmente amato e usato per le sue ottime qualità nutrizionali.

La ricetta di oggi

Stinco di maiale da latte per due persone

2 stinchi di maiale da latte

1 carota

1 cipolla

1 gambo di sedano

1 litri di birra

Olio

Sale pepe QB, alloro e rosmarino

Prendete una teglia adatta alla cottura in forno a aggiungete l’olio e le foglie di alloro. Tagliate la cipolla, la carota e il sedano e disponeteli nella teglia con l’alloro. Aggiungete gli stinchi e fate rosolare la carne in forno preriscaldato a 200 gradi.

Quando la carne è ben rosolata da tutti i lati aggiungete 1 litro di birra: chiudete il forno e lasciate asciugare per circa un’ora. Ritirare il tutto dal forno: passate il sugo formatosi con le verdure, la birra e i succhi della carne in cottura.

Aggiungete quindi la restante birra e rimettete gli stinchi a cuocere nel forno caldo a 200 gradi, fino a che le cartilagini non si stacchino dall’osso, almeno un’ora. È necessario controllare la cottura molto spesso perché gli stinchi non si devono asciugare troppo e deve rimanere un bel fondo di cottura.

Gianfelice Guerini

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