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SAN PAOLO - Il verde e oro campeggia dappertutto in Brasile, sono i colori nazionali, ma casualmente anche quelli dello sponsor orologiaio del GP che ha tappezzato Interlagos fondendosi coi colori locali che, in onore di chi paga, sono stati leggermente modificati nelle tonalità.
Qui Hamilton avrebbe voluto vincere perché è la pista di Senna, il suo idolo e in suo onore sul casco ha scritto “I still risk” continuo a rischiare, nei colori del casco di Ayrton applicati sulla calotta. Infatti, per regolamento Hamilton non può cambiare i colori del casco, questo per dirla tutta su una F.1 dove anche i più piccoli aspetti sono controllati.
Ci sono state polemiche sull’uscita di Jean Todt a proposito degli attentati di Parigi, il presidente della FIA, che ha sede a Parigi, è stato forse troppo duro “ci sono più morti sulle strade tutti i giorni che negli attentati” ha detto. Vero, e poi questo non era l’unico visto che fra aerei russi abbattuti, studenti massacrati in Nigeria e mamme coi figli fatti saltare per aria a Beiruth di morti ce ne sono abbastanza per gli attentati. Il minuto di silenzio prima del via non doveva essere fatto, poi ci hanno ripensato e tutti in fila, con fascia nera al braccio, in silenzio a ricordare l’ennesima tragedia.
E infine la pista: le modifiche chieste da anni sono state parzialmente messe in atto, vie di ingresso ai box provvisorie, rialzi, muri da completare, salette per i team da finire. “Sembra di essere in una casa ma senza il tetto” ha commentato Massa.
Ma in Brasile il vero eroe del GP è stato Fernando Alonso. L’essersi messo a prendere il sole dopo che in qualifica si è rotta la sua McLaren, lo ha fatto finire su tutti i social network: Alonso dormiente con Star Trek, o in riva al mare, o vicino alla Mercedes o sul trono di Spade. Un grande esempio dell’umorismo, involontario, che scatena un ritiro amaro. “La prossima volta studierò qualcosa per i fans, ci divertiremo” ha detto Alonso. Almeno uno che non ha perso l’umorismo.