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Si dice che la fortuna aiuti gli audaci e in Ferrari stavolta hanno osato molto, moltissimo, forse anche più del necessario. E già immaginiamo le critiche che sarebbero arrivate se la vittoria fosse sfumata a pochi giri dalla fine per un crollo prestazionale degli pneumatici. Ma le gomme hanno tenuto, grazie soprattutto ad un immenso Vettel. Perché questa vittoria a nostro parere è più del pilota tedesco che della squadra, sempre che abbia un senso suddividere meriti e demeriti in F1: certo è che Vettel ha compiuto una gara leggendaria, anche se forse poco spettacolare se non guardiamo agli ultimi due giri finali. Roba da palati fini, e soprattutto da campioni veri, per di più dopo avere colto la pole position al termine di un sabato perfetto come da tempo non vedevamo fare al tedesco: voto 10 e lode, leggenda.
Peccato che alle sue spalle sia mancato Raikkonen, eccellente al sabato e stoppato senza colpe in gara, anche se va detto che fino a quel momento la condotta del finlandese era apparsa un po’ sottotono: non tanto per la posizione persa al via (partire sulla sabbia, con una F1, difficilmente riesce bene), quanto per come il suo distacco da Bottas si sia ben presto stabilizzato ad una distanza di tutta sicurezza… per il pilota Mercedes. L’impressione è che l’auto vista al sabato gli avrebbe consentito di essere più aggressivo e tentare di riprendersi subito la posizione, tanto più su una pista dove passare non era impossibile. Insomma, Kimi ci era piaciuto di più in Australia: voto 7 in attesa di conferme.
A proposito di Bottas: stavolta ha fatto tutto per bene, precedendo anche Hamilton in griglia di partenza, ma forse è mancata un po’ di determinazione nei momenti decisivi, quella risorsa che non si sa bene cosa sia, ma che i grandissimi sanno tirare fuori quando serve. Voto 7,5, in ripresa.
Ha dato spettacolo invece Hamilton, con un triplo sorpasso per il quale occorreva trovare spazio e coraggio come solo i grandissimi sanno fare. Più di così l’inglese non poteva fare, anzi è stato fortunato a beneficiare dei ritiri di Raikkonen e della Red Bull, ma è anche vero che la penalizzazione non era certo colpa sua, sebbene il 4° tempo al sabato sia stato un risultato un po’ al di sotto delle aspettative. Voto 8, sempre all’attacco.
Il pilota del giorno però, insieme a Vettel, è certamente Gasly, sorprendente al sabato e ancor più la domenica. In un solo week end il francese ha confermato quanto di buono mostrato da Toro Rosso durante l’inverno, scacciando le nubi dell’Australia, ha provato definitivamente il netto progresso della Honda e probabilmente fatto venire una crisi di nervi a più di qualcuno vestito in arancione. Di Gasly si parla da tempo un gran bene e come quelli bravi davvero il francese ci ha messo solo poche gare a confermare che tanta fiducia è assolutamente ben riposta. E dopo il beffardo team radio nel giro di rientro, in Giappone è già pronta una statua di 10 metri in suo onore. Voto 10, eroe.
Alle sue spalle, una bella conferma è arrivata anche da Magnussen, un pilota davvero ricostruito che sta mettendo in difficoltà il compagno di squadra Grosjean. Il danese ha disputato un altro fine settimana perfetto, portando i primi punti in casa Haas: voto 8, rinato.
Solido 6° posto per Hulkenberg, ancora una volta a punti e capace di massimizzare il potenziale di una monoposto Renault competitiva, ma niente di più. Voto 7,5 per il mediano più veloce del mondo.
In Bahrain ha fatto invece un (bel) passo indietro la McLaren, con Alonso comunque 7° ma più per il suo cuore infinito e per i problemi ed errori altrui che non per la competitività del mezzo. Però lo spagnolo ha il merito di provarci sempre e comunque e i suoi primi giri sono stati il solito pezzo di bravura: voto 7,5 per l’impegno.
La stessa grinta ci piacerebbe tanto vederla anche in Vandoorne, che alla fine arriva sì alle spalle del compagno di squadra, ma senza mai dare l’impressione di lottare fino in fondo. Eppure in squadra quello che avrebbe motivi per tirare i remi in barca non è certo l’olandese: voto 6,5, indecifrabile.
Ha tutti i motivi per festeggiare invece Ericsson, ottimo 9° al traguardo dopo un fine settimana sempre davanti a Leclerc e una gara condotta finalmente lottando con gli avversari e non più solo con la sua monoposto. Per lo svedese probabilmente è la gara migliore da quando corre in F1: voto 8 di incoraggiamento, stavolta bravo davvero!
Chiude la zona punti Ocon, con una Force India ben lontana dalla competitività dello scorso anno: il francese però si dimostra più efficace del compagno di squadra (comunque incolpevole nel contatto del primo giro che di fatto gli rovina la gara) e alla fine riesce a muovere la classifica. Voto 6,5.
Fuori dai punti, stavolta in tanti per motivi diversi hanno di che riflettere nel trasferimento verso la Cina. A partire da Verstappen, al quale gli errori di Melbourne evidentemente non hanno portato consiglio: in Q3 stampa in modo sciocco la vettura e anche in gara si prende un rischio alla resa dei conti eccessivo nel sorpasso su Hamilton. Voto 4, urge camomilla e qualcuno che in Red Bull gli spieghi che - parafrasando uno slogan famoso – il talento è niente senza controllo.
A proposito, voto 5 alla Red Bull intesa come team, sul quale non ci sentiamo di infierire più di quanto abbia già fatto la sorte: resta la curiosità di vedere la monoposto inglese in azione in una gara regolare, per capire davvero tutto il suo potenziale, che rimane alto.
Voto 4 anche a Grosjean, che con un mezzo competitivo si fa vedere solo per un quasi contatto con il compagno di squadra poco prima di fermarsi ai box. Insensato, e viene da chiedersi quando il francese smetterà di correre a corrente alternata.
Voto 5 di incoraggiamento ad Hartley, che come previsto sta faticando a trovare il ritmo in F1: speriamo ci riesca presto perché questa Toro Rosso ha bisogno di due punte per concretizzare tutto il suo potenziale.
Voto 3 alla Williams, dove è notte sempre più fonda e senza tirare in ballo l’orario serale della gara. Certo, anche la scelta dei piloti non sta aiutando…
Infine, e qui sappiamo di andare controcorrente, voto 5 alla Ferrari, perché a parere di chi scrive qualcosa non ha funzionato nella strategia di Maranello, e per fortuna che un Vettel immenso ci ha messo una pezza, altrimenti staremmo parlando di vittoria gettata nel vento. Perché prendersi un rischio così grande – perché lo sottolineiamo, nessuno sapeva se le gomme avrebbero retto – quando si parte occupando tutta la prima fila, si dispone della monoposto più veloce in pista, o quanto meno pari alla Mercedes, ed Hamilton è relegato in quinta fila? I rischi si prendono quando si ha poco da perdere, ma in Ferrari non erano certo in questa situazione: la verità è che se volevano attuare una tattica su due soste Vettel avrebbe dovuto distaccare maggiormente Bottas ed Hamilton, perché dopo il secondo pit stop - poi abortito per il problema in pit line – il tedesco si sarebbe trovato a dover recuperare e passare in pista entrambe le Mercedes, cosa fattibile (il tedesco l’aveva dimostrato superando Hamilton di forza) ma di nuovo molto rischiosa. Forse, visto il distacco contenuto, sarebbe stato più sensato passare subito alla strategia ad una sola sosta, ma in quel caso la gomma gialla non era certo la più indicata. E anche la strategia di Raikkonen, con le gomme più morbide montate in un secondo pit stop piuttosto anticipato, lascia più di qualche dubbio e la sensazione, confermata nelle interviste del dopogara, che il podio non sarebbe stato poi così sicuro per il finlandese.
Troppi se? Può darsi, di sicuro in questa F1 2018 la differenza tra vincere e perdere è piccola, e questa sì che è una buona notizia.