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Da un eccesso all’altro, così si potrebbe riassumere il caso Alonso dopo quanto accaduto. Come si ricorderà, lo spagnolo in Australia ha subito uno spettacolare incidente in cui la sua McLaren è andata distrutta. Due settimane dopo Fernando si è presentato in Bahrain ma i medici gli hanno impedito di correre in seguito a un pneumotorace localizzato dietro due costole incrinate. Cosa è accaduto nel frattempo? Vale la pena ricostruire la vicenda perché emerge come nella tecnologica F.1 manchi un protocollo unico di intervento in caso di incidente. A Melbourne Alonso è salito con le sue gambe sulla macchina del medico ed è stato portato al centro dell’autodromo, in una struttura temporanea per giunta. Ebbene, dopo una serie di controlli superficiali (nessuno ha visto le costole incrinate) ad Alonso il medico ha detto: “Se entro quattro o cinque ore sta male venga qui che la riguardiamo”. Nel frattempo il suo preparatore Fabrizio Borra e un assistente della McLaren erano arrivati con il necessario per la notte: “Pensavamo stesse in osservazione almeno 24 ore” diranno.
E invece no: Alonso, ridendo (effetto dello scampato pericolo, ndr) è tornato in hotel, ha fatto la valigia e in aereo è tornato in Spagna. Sul volo ha accusato problemi respiratori, dovuti alla compressione decompressione dell’aereo, e una volta ad Oviedo, con la sorella Lorena che è medico specialista dello sport, è andato in ospedale per verificare lo stato di salute e lì si è visto che ci fosse la formazione del piccolo pneumotorace. In un volo del genere, con i polmoni che subiscono una compressione, il protocollo medico prevede 36-48 ore senza prendere alcun volo, invece in Australia nessuno ha detto nulla. Lunedì prima della gara Alonso, con la sorella medico, ha fatto altri controlli che hanno evidenziato un assorbimento delle incrinature delle due costole e la riduzione del pneumotorace, al che Fernando ha preso l’aereo e si è presentato direttamente in pista. E qui scatta la seconda parte della vicenda, perché i medici della FIA non hanno preso in considerazione gli esami, han guardato distrattamente e per precauzione lo hanno bloccato.
Un incidente per un pilota di F.1 ha una tipologia molto diversa dagli altri e se manca la preparazione adeguata, con uno staff medico che oltre il circuito segua e imponga certi standard, il rischio è sempre presente
Quando è arrivato Dennis e ha scoperto che nel frattempo era stato convocato Vandoorne dal Giappone, il boss della McLaren è andato dai medici per chiedere che ad Alonso fosse concessa la prima sessione di prove libere del venerdì mattina, ma nulla da fare, con creazione di altre polemiche. Quello che emerge è che manca un protocollo medico standard per tutti i circuiti. Spesso, e sono due anni almeno che se ne discute, si fanno le prove in pista coi commissari sui tempi e modi di intervento, ma quando si esce da un autodromo non si sa mai cosa succede, per cui Alonso ha subito un trauma successivo e come conseguenza del primo incidente solo perché i medici australiani hanno adottato un protocollo che ha sottovalutato le conseguenze dell’impatto. D’altronde, un incidente per un pilota di F.1 ha una tipologia molto diversa dagli altri e se manca la preparazione adeguata, con uno staff medico che oltre il circuito segua e imponga certi standard, il rischio è sempre presente. E pensare che i medici di F.1 sono preparatissimi a intervenire in casi estremi, poi si finisce in fila al pronto soccorso della mutua e ti senti dire: “torni se non sta bene” come si fa da noi…