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“Questo nuovo format è terribile”, ha sentenziato Max Verstappen ai microfoni di Mara Sangiorgio su Sky. Il campione del mondo in carica ha ragione sulla nuova iterazione della Sprint provata per la prima volta nel weekend di gara del Gran Premio dell’Azerbaijan 2023 di Formula 1? Dopo il sabato a sé stante, con lo Shootout di questa mattina e la Sprint del pomeriggio, possiamo rispondere a questo interrogativo.
Partiamo dallo Shootout, la qualifica accorciata che nella mattinata di sabato ha stabilito la griglia di partenza della Sprint del pomeriggio. Si è trattato di una sessione vivace, soprattutto per quanto riguarda SQ1 e SQ2, con la pista in evoluzione. Meno avvincente è stata la SQ3, visto che la soft ha espresso il suo massimo potenziale nel primo tentativo, e non c’è così stato il climax auspicabile. In ogni caso, ci sono indubbiamente alcuni aspetti perfettibili, a cominciare dalle normative sugli pneumatici.
Per lo Shootout, i piloti devono scendere in pista con gomme nuove, medie per SQ1 e SQ2 e soft per SQ3. Questo ha fatto sì, però, che Lando Norris non sia potuto scendere in pista nella SQ3, non avendo un treno di soft nuove rimasto a sua disposizione. La normativa attuale, per come è concepita, va a sfavorire gli outsider, piloti di scuderie in difficoltà che devono sfruttare le soft fin da subito in qualifica per passare il turno. Non dubitiamo del fatto che questo particolare verrà modificato per i prossimi weekend di gara con questo format.
Ma nello Shootout abbiamo visto anche approcci differenti alla ricerca del giro secco perfetto. C’è chi, come la Red Bull, si è messa subito in coda per uscire dai box prima degli altri e poter così lavorare sull’out lap. E chi, come la Ferrari, ha invece scelto di entrare in pista dopo, mantenendo le gomme sotto le termocoperte fino all’ultimo minuto utile. Quale scelta sia la migliore dipende indubbiamente dal singolo team, ma è una nuova variabile interessante.
Così come stimolante è anche l’apporto del pilota al risultato finale. Con così poco tempo a disposizione dei team per poter approntare la monoposto per il resto del weekend di gara, il fatto di avere un pilota in grado di tirare fuori subito il meglio dal pacchetto, o quantomeno di adattarsi a quello che ha a disposizione. Lo si è visto bene in Ferrari, con Carlos Sainz in forte difficoltà e Charles Leclerc subito veloce. Indubbiamente il fatto di correre su una pista su cui il pilota può fare la differenza ha influito, ma sarà interessante vedere se la stessa tendenza si ripeterà anche in altre occasioni.
Spostandoci sul fronte dei team, avere così poco tempo a disposizione prima dell’entrata in vigore del regime di parco chiuso può essere un disastro nel caso ci siano problemi tecnici da risolvere. Ne sa qualcosa Aston Martin, che si è ritrovata a non poter utilizzare il DRS in qualifica. Fernando Alonso e Lance Stroll hanno lavorato in armonia, dandosi vicendevolmente la scia, ma non è bastato per sopperire al problema, che si è per giunta riproposto anche nella Sprint. Rivedere le norme del parco chiuso potrebbe giovare al format.
Da valutare è anche la scelta di proporre la Sprint così presto in calendario. Nelle prime gare stagionali, i team hanno bisogno di tempo – leggi, prove libere – per conoscere meglio la loro monoposto, e, soprattutto, il suo comportamento. Una volta indirizzato lo sviluppo, si può anche pensare di adottare questo format una volta ogni tanto, ma non sempre. In primo luogo, perché su certi circuiti – viene subito in mente Monaco – è improponibile. E in seconda battuta, perché implicherebbe uno stress in termini di chilometraggio insostenibile con le restrizioni attuali dei motori. Sei Sprint, a nostro avviso, bastano e avanzano.
C’è qualcosa di sfuggente nel nuovo format, che finisce per incuriosire. È quel paradosso per cui si conosce lo schieramento del GP di domenica già di venerdì, ma non si ha idea di quali siano i veri valori in gara. Lo si scopre solo in parte nella Sprint. È una sfida sia per i team, che si devono appoggiare ai “compiti a casa” svolti al simulatore, che per chi deve raccontare la Formula 1. Certo è che le qualifiche di venerdì restano poco spendibili per chi a quell’ora lavora. E che la Sprint, anche in questa nuova iterazione dell’intero weekend, lascia quella sensazione di non finito senza generare l’acquolina in bocca per il giorno successivo.
Se dovessimo pensare ad alcune modifiche per migliorare il nuovo format, un buon compromesso potrebbe essere disputare una sessione di prove libere da 90 e non da 60 minuti, in modo tale da fornire più tempo alle scuderie e coprirsi da eventuali bandiere rosse. Si potrebbe anche pensare di diversificare lo Shootout dalla qualifica reintroducendo il giro one-shot, quantomeno per la SQ3, vista la conclusione poco entusiasmante che abbiamo visto oggi. Una cosa è certa: questa versione del format è migliore della precedente, ma il vero problema del weekend di gara della Sprint è la Sprint stessa.