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BAKU – Gara sprint sì o no? Il dilemma continua. A Baku è andata in scena la prima delle sei previste nella stagione 2023 e il risultato finale ha solo confermato quello che già si sapeva dalla vigilia. Ovvero di una Red Bull veloce, capace di vincere con Perez (che su questa pista ha già vinto altri due GP) e una Ferrari che almeno con Leclerc ha saputo provare a tenere testa al messicano. Manca Verstappen, che al primo giro ha avuto qualche contatto di troppo con Russell, ma pur con un buco grosso così ha concluso al terzo posto. Assegnati i punti ridotti per una gara ridotta, che dopo il primo giro ne ha percorsi altri 4 con la safety car per rimuovere i rottami di Tsunoda (poi finito sotto inchiesta perché ripartito dai box con una sospensione rotta dopo il cambio gomma).
Su 17 giri, 4 neutralizzati, uno vero di corsa, col sorpasso in rettilineo a Leclerc che era scattato al comando dalla pole position, e poi il niente. Preludio di quello che potrebbe essere la domenica nella gara più lunga. Insomma, la sprint va bene per antipasto ma se risulta come questo, si capisce già cosa succede la domenica. Il nuovo format della F.1 al solito divide.
C’è a chi piace, perché non lascia spazio alle prove libere e mette i piloti sotto pressione in ogni giro di pista, e c’è a chi non piace, a partire proprio da Verstappen che ha già detto che se si va avanti su questa strada, molla il colpo. In fondo, se al pubblico piace vedere la lotta, ci si dimentica che questa lotta la fanno degli uomini. Saranno pure dei professionisti del volante, ma raddoppiare le situazioni di stress e tensione, con due qualifiche, due partenze e due gare, moltiplicato 23 corse e 6 sprint per un totale di 29, mette questi ragazzi in una situazione difficile. E il tutto per creare spettacolo, di sport non se ne parla più. Ci manca solo che lo schieramento venga deciso a una sfida a birra e salsicce e poi il gioco è fatto. Chi apprezza il format dirà che siamo rimasti al medioevo. Può essere, di sicuro si è scambiato il sorpasso come unico momento di spettacolo.
Ci si dimentica di Gran Premi come Montecarlo '92, con Mansell attaccato agli scarichi di Senna senza riuscire a passarlo o Villeneuve che in Spagna 81 si è tenuto dietro cinque avversari per tre quarti di gara. Sorpassi zero, emozioni tante. E se si parla di emozioni violente, vedere tutti gli incidenti accaduti a Baku nei due giorni, col venerdì che fa da qualifica alla domenica e il sabato fine a se stesso, può andare bene agli appassionati da playstation che dopo un botto ricominciano da capo. Qui ci sono centinaia di migliaia di euro di danni, piloti che hanno rischiato di farsi male e squadre alle prese con riparazioni costose e inutili con un limite di spesa. Non solo, il venerdì fatto in questo modo va bene a un pubblico che durante la settimana non ha niente da fare. Chi lavora il venerdì lo impiega in altro modo e non può stare né in tribuna (ferie a parte) né davanti alla TV. Sono i nuovi tifosi della F.1.
E ai vecchi, che lavorano, chi ci pensa? E agli stessi piloti diventati delle macchinette usa e getta, ti pago, corri e stai zitto, chi ci pensa? Manca il rispetto per quella parte dello sport, per gli uomini che lo praticano. Una volta si apprezzavano i grandi campioni di boxe, come Mohamed Alì. Adesso si apprezza il wresling: se le suonano lo stesso, fanno più spettacolo, ma con la boxe non ha niente che spartire. Vogliono una F.1 così? La strada è giusta. E solo perché una Ferrari ha segnato due pole in un week end, non è motivo sufficiente per dire che va sempre tutto bene e che bisogna cambiare per forza. Opinione personale, pertanto contestabilissima.