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Zeltweg, bastava la parola per ricordare ferragosti infuocati accampati lungo il circuito austriaco. Poi sono passati i tempi e il calendario si è spostato in avanti, nel senso a luglio invece che agosto, ma i ricordi sono tali per cui si prende l'auto, si percorrono i 604 km che ci separano dal circuito e si parte. Si fa per dire... Tempo 50 km, autostrada bloccata. Un incidente ferma il traffico. Uscita consigliata, Brescia centro.
Si esce, ma qualcuno devia in ingresso autostrada consigliando Brescia est. Risultato, si rientra in autostrada, si riprende il biglietto e...ci si rimette in coda. Dopo una attesa di circa 3 ore e passa, si arriva al casello, in mezzo a tir fumanti, famiglie in vacanza, bimbi piangenti. Il casello rifiuta il biglietto: eccessivo tempo di percorrenza. E infatti, per fare 8 km metterci tre ore e passa se andavamo a piedi facevamo prima. Il danno e la beffa: ma i signori delle autostrade lo sanno o prendono per i fondelli la gente che deve pure pagare dopo essere stata ferma sotto al sole a bollire perché la gestione è insufficiente?
Comunque sia, si riparte costeggiando stradine, laghetti e villette immerse nel verde prima di riprendere l'autostrada a Desenzano e riprendere il cammino. Si fa per dire, visto che è una lunga colonna di Tir in doppia corsia che rallentano la marcia, ma almeno i 60 all'ora li vediamo. Meglio che stare fermi. Si procede sempre più spediti verso il confine. Una serie di Tir ha una pubblicità imbarazzante sul portellone posteriore. Sponsorizzato da un club per soli uomini al confine a Villach che gioca sull'inglesismo welcome, benvenuti, con un calembour che in pochi capiscono. Si passa il confine, si paga 9,90 euro di vignetta austriaca per 10 giorni mentre al casello sono altri 29 euro, coda e disagi compresi. Il navigatore ci fa deviare lungo il costone delle montagne e dopo oltre 9 ore di viaggio troviamo il nostro albergo. In una nota stazione sciistica.
Per loro, noi manco sapevamo esistesse sto Kreischberg e le sue stanze di hotel con sauna, piscina, massaggi, campi da golf, equitazione e altro ancora. Tutto chiuso per covid, ovviamente, ma intanto ci sono da guardare. In hotel ci parlano in tedesco, non indossano la mascherina ma ci chiedono certificato vaccinazione, tampone PCR e lettera organizzazione. Ripetiamo di parlare inglese e con fare arrogante rispondono in tedesco al che ribattiamo in italiano chiedendo lumi fino a che il gentile ometto alla reception si decide a parlare in inglese e a farsi capire. Lo salutiamo in tedesco, tanto per far capire un motto napoletano: cà nisciun è fess che è valido anche in Stiria.
Si mangia all'aperto, un freddo micidiale con frotte di olandesi ubriachi che inneggiano a Verstappen, ridono dell'Italia contro il Belgio (tiè, vi è andata di traverso...) e fanno cori alpini. Tutti senza mascherina e tutti assembrati. Notte insonne con cuscini inesistenti, luce che filtra dalle finestre, sveglia all'alba e via si riparte destinazione circuito.
Altri 70 km con una lunga fila di olandesi in colonna destinazione Red Bull Ring. Ci sono più olandesi da queste parti che in centro ad Amsterdam, le tribune si riempiono di cappellini orange e magliette blu. Qui una volta era il festival della bandiera rossa Ferrari, guarda oggi come siamo ridotti... Servizio in circuito impeccabile, sala di ingresso con moto e auto Red Bull, catering di primo livello, vista panoramica sul tracciato. Niente da dire, le cose le fanno benissimo da queste parti.
Si fa un salto nel paddock, si parla con chi si trova. Alonso discute con Zak Brawn si danno pacche sulle spalle, Domenicali corre via di sfuggita con due telefoni in mano, Verstappen guarda i messaggi sul cellulare. Incontriamo Carlos Sainz padre nel sotto passo, un saluto veloce, due chiacchiere veloci e via a guardare le prove. All'esterno, intanto, il Tent Village, ovvero un accampamento di tende, è strapieno: 225 euro a notte per dormire in tenda all'ingresso del circuito.