F1, GP Austria 2019: Verstappen-Leclerc, i pareri del paddock

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I pareri del paddock sul caso Verstappen-Leclerc, decisivo per il Gran Premio d'Austria 2019 di Formula 1
30 giugno 2019

Binotto: regole chiare e infrante. Horner, tutto regolare

Come al solito il fronte si divide in due. Da un lato coloro che sostengono che sia tutto regolare e dall'altro chi dice di no. Il responsabile della GES Ferrari, Mattia Binotto, ha ribadito un concetto semplice ed elementare: "Le regole dicono che se causi una collisione, devi essere penalizzato e Verstappen ha toccato Leclerc. La seconda regola dice che non puoi forzare un pilota fuori pista e anche in questo caso si è visto come Verstappen abbia spinto Charles oltre la riga bianca. Quindi, essendo due le norme infrante, credo che non ci siano dubbi". Dall'altro lato della barricata Chris Horner, che ribadisce il suo punto di vista: "Sono piloti da corsa che lottano uno contro l'altro, e le corse sono queste, ovvero superare l'avversario anche in maniera dura. Max ha fatto una corsa fantastica, considerando da dove era finito dopo il via e ha rimontato a suon di giri veloci. Leclerc non aveva il ritmo giusto per difendersi e ha lasciato lo spazio all'interno in cui si è infilato Max, e le regole dicono che se hai più di mezza macchina all'interno, devi passare invece Verstappen è stato chiuso". Queste le due posizioni dei due team manager rivali portate insieme ai piloti davanti ai commissari che hanno deciso il risultato della gara.

Berger e Kristensen: commissari? Lavoro pericoloso...

Dopo gara vivace e polemico. Gerhard Berger, che è il promoter del DTM, ribadisce una cosa molto semplice: "Anche noi applichiamo le stesse regole della F.1 perché il regolamento FIA parla chiaro, quindi episodi come questo sono all'ordine del giorno, ma tutti i piloti sanno come funzionano le regole e tutti si attengono, per cui se è stata infranta, scatta la penalizzazione, altrimenti no. Per cui le polemiche sono inutili. Vero, invece, che qualsiasi cosa venga decisa, ci saranno sempre polemiche da parte del pubblico, dei giornalisti e dei tifosi, per cui episodi simili lasceranno sempre degli strascichi. Se intervieni, togli lo spirito delle corse. Non lo fai allora sei complice di un team o dell'altro. Serve chiarezza, regole semplici e tutti d'accordo che una volta messe, poi la si smetta di fare polemiche". Hai mai pensato di far parte del collegio dei commissari sportivi? "Non mi passa nemmeno per la mente! Ho corso in macchina ed era pericoloso, adesso fare il commissario è diventato ancora più pericoloso, guarda cosa è successo al povero Pirro. No grazie, col mio passato e con la mia visione di gara, evito di finire in un casino". Stessa idea anche per Tom Kristensen, uno dei commissari austriaci: "Ho visto cosa è successo a Pirro e mi spiace, posso dire che ormai il problema non è fare il pilota ma fare i giudici. Una cosa pazzesca". Detto prima della gara, senza sapere cosa avrebbe dovuto affrontare dopo... Alan McNish, anche lui convocato come commissario, la prende alla larga. Ha fatto sapere di non voler più far parte del collegio giudicante: "Manca la serenità di accettare una penalizzazione stabilita dalle norme, sembra quasi che si sai pagati da qualcuno invece è un ruolo onorario. Dopo quello che è successo a Pirro, non voglio vivere la sua esperienza e ci rinuncio". Ecco, come le minacce e il tifo possano influire su decisioni che dovrebbero essere solo sportive.

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