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Le modalità della cancellazione del Gran Premio d'Australia 2020 di Formula 1, ufficializzata dodici ore dopo il fattore scatenante, il ritiro della McLaren dalla corsa per via della positività al Coronavirus di un membro del team, hanno lasciato diverse perplessità. A chiarire il processo pensa il responsabile motorsport della F1, Ross Brawn, cominciando il racconto da qualche settimana fa. «Eravamo entusiasti di poter svolgere la corsa - spiega -. Si tratta di un evento molto positivo; volevamo dare il via alla stagione di Formula 1. È una bella gara con grandi fan, un weekend meraviglioso .Abbiamo un grande impatto sull'economia locale e la corsa ha un influsso anche sulle nostre finanze».
«La Formula 1 deve funzionare, per cui abbiamo analizzato la situazione, e, quando abbiamo deciso di procedere, abbiamo guardato alle diverse dinamiche. Quello che probabilmente ha sorpreso tutti è la rapida espansione di questo problema. Nessuno si sarebbe potuto immaginare un'escalation di nuovi casi in certi paesi, come l'Italia, in cui c'è stata un'espansione quasi verticale. Nelle scorse settimane, ho parlato più volte con Mattia Binotto, e il suo umore è cambiato negli ultimi cinque-sette giorni, con quello che ha visto in Italia. Ci siamo trovati su questa barca già salpata ed eravamo ottimisti sul fatto di potercela fare, che avremmo dato il via alla F1, portando un po' di conforto in tempi difficili».
Poi è arrivata la positività al test da parte di un membro della McLaren, e tutto è cambiato: «Una volta diventato impossibile correre per un team per questo motivo, ci siamo trovati di fronte ad un problema cui bisognava rispondere». Nelle 12 ore intercorse tra l'annuncio della McLaren e quello della cancellazione del GP, cos'è successo? «Ci sono state riunioni con i team, le autorità sanitarie, la FIA e i promoter locali. Sono stato in piedi tutta la notte, c'erano così tante questioni da risolvere. Abbiamo dovuto riunire tutte le scuderie. Ci vuole del tempo».
«Non è un regime di autocrazia, non possiamo prendere una decisione autonomamente. Ci sono così tanti fattori da tenere in considerazione. Credo che abbiamo svolto un buon lavoro nel giungere alla giusta conclusione con così tanti stakeholder coinvolti. Abbiamo dovuto discutere con la FIA, con Jean Todt, che erano su un fuso orario europeo. Chase Carey (CEO della F1, ndr) sfortunatamente era sul volo che dal Vietnam l'avrebbe portato qui. È stato stressante».
Vista la portata mondiale della pandemia, erano già stati messi a punto piani «nel caso in cui avessimo uno, cinque, dieci contagi. Ma quello che non si può mai sapere sono i legami con le persone che li circondano. Avere un caso e 14 persone in quarantena forzata ha costretto la McLaren a tagliarsi fuori dai giochi». La cosa importante, spiega Brawn, è aver trovato il caso positivo per tempo: «Dobbiamo dare il merito alle autorità; la persona è stata identificata e sottoposta al test. Le procedure hanno funzionato».
Risolto il nodo di Melbourne, gli interrogativi sul prosieguo della stagione restano molti: a rischio potrebbero essere non solo il GP del Bahrain e quello del Vietnam, ma anche alcune delle prime gare europee. Brawn non nasconde che possano saltare altre corse: «Abbiamo dei piani in mente per ricostruire la stagione e cercare di fare posto a quante più gare perse possibili».«Dobbiamo essere realistici su quando potremo ricominciare: è quello su cui lavoriamo al momento», spiega Brawn. Visto che il GP del Bahrain è in programma per domenica prossima, è lecito aspettarsi annunci a stretto giro.