F1, GP Abu Dhabi 2020: Verstappen, una pole più politica che sportiva

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È una pole position più politica che sportiva, quella di Max Verstappen nelle qualifiche del Gran Premio di Abu Dhabi 2020 di Formula 1. Il perché ce lo spiega il nostro Paolo Ciccarone
12 dicembre 2020

Tre piloti in 86 millesimi di secondo, l'ultima qualifica della stagione ad Abu Dhabi è forse quella coi distacchi più brevi di tutto l'anno e a spuntarla stavolta è stato Max Verstappen con la Red Bull, che mancava una pole dal GP del Brasile del 2019. Un anno ad aspettare di tornare là davanti con due Mercedes che fanno sempre il bello e cattivo tempo. E stavolta, col ritorno di Hamilton al volante, la soddisfazione è doppia per aver messo dietro anche Bottas, secondo a 26 millesimi, autore di un'altra qualifica al vertice, come sette giorni fa in Bahrain, ma che poi in corsa ha puntualmente disilluso. Sarà questa la volta buona per Bottas?

Perché in Mercedes, al di là del bel gesto di scrivere i 2000 nomi dei componenti la squadra sulla carrozzeria delle monoposto, qualcosa ancora non torna. Dal contratto di Wolff non ancora firmato al pari di Hamilton, ai dubbi su Bottas dopo la prestazione del giovane Russell sette giorni fa. Una squadra che vince ma non convince sotto altri aspetti e con la fuoriuscita di Louis Camilleri da AD della Ferrari, il pensierino al nemico numero 1 di Maranello qualcuno lo ha fatto. Se sarà un sogno o qualcosa che si realizzerà, lo vedremo nei prossimi giorni, intanto Verstappen dimostra che se ha il mezzo appena sufficiente per competere, lui se la può giocare con le Mercedes, che dal 2013 su questa pista, hanno sempre fatto la pole.

E poi, non dimentichiamo, che vedere un motore Honda davanti a tutti, proprio alla vigilia dell'ultima stagione dei giapponesi in F.1, potrebbe essere quella molla che convincerà Tokyo e dintorni a rimanere nel circus magari con altro nome (uno a caso: Mugen, l'azienda del figlio del fondatore che già in passato aveva ereditato i motori F.1). E' una pole più politica che sportiva, senza dubbio e questa fine stagione travagliata, porta al traguardo altre storie. La fine di Renault dopo 400 GP e la nascita del team Alpine, marchio sportivo della Casa francese, con Alonso al volante che con la vecchia RS5 con cui vinse il mondiale, si è esibito per le tribune vuote nel deserto che più deserto non si può.

E segna la fine anche di Sebastian Vettel pilota della Ferrari, con una qualifica da tredicesimo posto (Leclerc nono non è andato più lontano ma ha impressionato di più). E' un addio mesto ma fatto di piccoli e grandi gesti. Un casco di Vettel a ringraziare la Ferrari, l'Italia e i tifosi e un casco di Leclerc a ringraziare Vettel come compagno di squadra. Gesto raro e apprezzabile, specie dopo le sportellate e le comunicazioni via radio che non sempre facevano trasparire una coppia perfetta. Anzi. Cala il sipario, gli ultimi 305 km di una stagione che ha detto poco rispetto al passato e con la speranza di un anno 2021 meno caotico anche se le limitazioni Covid saranno in atto per almeno metà della prossima stagione, ammesso che il calendario sia poi rispettato. E allora, via al GP alle 14.10 ora italiana con tanta voglia di riscatto, rivincite e vendette da parte di qualcuno.

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