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Per la stesura di questo articolo si ringrazia Ryanair e i suoi disservizi, altrimenti sarebbe stata una trasferta banale, anonima e priva di significato. Invece, grazie a questa compagnia aerea, chiamata anche sposta poveri, possiamo raccontare di un viaggio allucinante e unico, forse, nel suo genere, se non fosse che una volta giunti in Spagna e confrontatoci con i colleghi, scopriamo che non abbiamo avuto l’esclusiva e che i disservizi sono stati equamente divisi fra varie testate e personalità. Cominciamo dall’inizio, ovviamente. Sveglia alle 4 per prendere il volo da Bergamo delle 6,15. Arrivo previsto 8,25 per cui tutta la giornata di venerdì a disposizione per lavorare. Andare fin dal giovedì in Spagna avrebbe comportato una ulteriore spesa di hotel e pranzi che non era giustificata dalla mole di lavoro prevista. Ovvero scarsa, perché con gli europei di calcio i giornali hanno ridotto gli spazi per i motori, F.1 compresa, per cui andare via prima, pagare caro per non fare niente, obbliga a dover gestire le scarse risorse disponibili. E così si arriva il venerdì in pista, di solito giornata vuota ma almeno si raccoglie qualche indiscrezione.
Dopo essere saliti a bordo del FR847, alle 7.05 il comandante, in inglese e basta, dice che c’è un problema tecnico inerente le luci del cockpit. Poi, a microfono aperto mentre parla col secondo, dice che non si vede se i motori sono accesi o meno. Oh cavolo, cominciamo a preoccuparci mentre il resto dormicchia e chiacchera. 7,25 il comandante ci informa che stiamo aspettando i tecnici per risolvere il problema. 7,45 ci dice che spegneranno tutto e poi riaccendono tutto. Ovvero, come si fa di solito col computer impazzito, solo che questo computer deve volare, con il vostro cronista sopra… Sembra funzionare tutto, si chiudono i portelloni per la terza volta, si accende tutto e, sorpresa, stesso problema, stesso motore che non dà segni di vita e nuovo intervento dei tecnici che alle 8,10 dicono che non c’è niente da fare. Panico, timori, gente che viene presa dal nervosismo, ma tranquilli: “Qui è il vostro comandante che vi informa lo sbarco appena arrivano i bus, dobbiamo cambiare aereo che però da Dublino ci dicono essere qui in piazzola di sosta”. Bene, si sbarca, si sale sul bus, si fa il giro dell’aeroporto e si arriva sotto la scaletta del nuovo Boing 737-800. Siamo tutti in fila in attesa di salire, comincia a piovere, manca l’equipaggio. Attesa di 15 minuti, arrivano tutti con piccolo bus, salgono a bordo, rifanno controlli, si sale, ci sistemiamo e finalmente, allacciate le cinture, si chiude il portellone e…”E’ il comandante che parla, abbiamo un problema con le luci del cockpit inerenti i motori, stiamo aspettando i tecnici per risolvere il guasto”. E qui parte qualche bel porcone made in Italy che pure l’inglese ai comandi capisce senza traduzione. 9.30, tecnici a bordo, 9.45 si spegne tutto, 10.10 non funziona na mazza, 10.35 si ripete la procedura, 10.50 si apre uno spiraglio e si sente sussurrare dalla cabina: “Ma funzionerà o avremo problemi?” Tranquilli, il tecnico fa ok col dito. 11.05 si accendono finalmente i motori, ci si muove, parte l’applauso dei 200 passeggeri.
Calma, dobbiamo prima salire poi scendere e sinceramente sono due momenti che, visti i precedenti, non lasciano tranquilli. Invece fila tutto liscio, alle 13 si sbarca dall’aereo, si va a prendere la macchina a nolo e l’addetto ci dice che ci aspettava per le 8.30 per cui la macchina l’hanno data via. Ma nessun problema, ce ne sono altre disponibili. Più piccole di quella già pagata (cara) ma va bene così. Prendiamo l’auto, stiamo per uscire quando si sente un psssssspuff. Rotta! Scendiamo, l’addetto ci vede e si scusa, era una da riparare ma per sbaglio ce l’hanno assegnata. Cambio auto, nuovi documenti, firme etc etc. Si parte destinazione circuito! Errore, finiamo in una colonna di 60 km per traffico, incidenti, lavori in corso e tutto quello che ne segue. Dopo un’ora e mezza facciamo i 30 km per arrivare in hotel. Una stamberga da 220 euro a notte in cui nella stanzetta devono aver tolto i polli per farci dormire, in attesa che da lunedì torni ad essere il pollaio precedente. Per la cronaca era il Campanile, adesso si chiama Travelodge Sabadell. E ringraziare se c’è il letto, poteva andare anche peggio. Arriviamo al circuito, ma manca il pass parcheggio auto, il centro accrediti è all’hotel sulla collina antistante il tracciato, ma si deve fare un giro dell’oca. Arriviamo e, ovviamente, non ci sono quelli FIA per i giornalisti F.1, si rimedia con un altro ingresso secondario gestito dagli organizzatori locali. Almeno quello. Si arriva in pista che ormai la giornata è finita, le prove andate e tutti che sono già scappati via. Poco male, ci rifaremo sabato.
Ed infatti, di prima mattina arriviamo in pista fiduciosi di combinare qualcosa. Catering locale da dimenticare per la stampa (noccioline, crackers e banane più acqua minerale), si opta per un cappuccino alla Pirelli, luogo di salvataggio e accoglienza che bisognerebbe fargli un monumento. Servizio primo ordine, lavoro eccellente, ma niente in confronto all’ospitalità F.2 di Christian Staurenghi. Hanno un tavolo dedicato alla stampa, un menù lungo così e una accoglienza di prima classe. Almeno il pranzo lo abbiamo sfangato. Il tempo di tornare ai box retrostanti, per parlare con Briatore che sta indottrinando David Sanchez (quasi che la macchina la progetti Flavio…) che si sente puzza di bruciato. Sta andando a fuoco la cucina del motorhome della McLaren, fuggi fuggi generale, dagli altri team arrivano con estintori, spostano materiali, è una gara di solidarietà ed efficienza dei team, Pirelli offre ospitalità al personale McLaren, Staurenghi offre il suo staff per dare supporto dimostrando classe e disponibilità rara in questo ambiente. Intanto circolano spifferi su mercato piloti, chi ha visto chi e dove, manager che vanno e vengono e via così. Ma questa è un’altra storia. E poi si scopre che il giovedì chi partiva da Malpensa ha accumulato due ore di ritardo con Vueling, il personale Brembo doveva atterrare alle 11 del giovedì invece è atterrata alle 15, con 4 ore di ritardo, come dire che Ryanair ha deciso di dare argomenti di discussione nel paddock. Il problema? Bisogna pur tornare a casa, ma questa è altra storia…