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È la gara in cui l’animo romagnolo prevale su tutto, quella in cui il cuore e la passione sopperiscono ai problemi che spesso si presentano quando si organizza un evento come il GP del Made in Italy sul circuito di Imola. Giancarlo Minardi questa passione e questo cuore oltre l’ostacolo lo ha sempre messo: da costruttore del team di F.1 prima e dal 2020 come presidente del consiglio di amministrazione dell’autodromo Enzo e Dino Ferrari. “Passione sì ma al solito si corre dietro a tutto: avendo saltato l’edizione del 2023 per l’alluvione, abbiamo portato tante modifiche rispetto al 22, ma avendo saltato l’anno scorso non sappiamo se efficaci o meno. È chiaro che avevamo delle criticità, che abbiamo cercato di sopperire ed abbiamo collaudato durante la 6 ore WEC del mondiale endurance poco tempo fa e mi sembra con un ottimo risultato”.
Hai vissuto questo Gran Premio dapprima come costruttore, era quello di casa perché da Faenza a Imola eravate praticamente di strada, adesso invece che tipo di emozione c'è nell'essere l'organizzatore di questo evento?
“Ma son due cose diverse, perché quando correvamo abitavo a 14 km per cui eravamo praticamente in casa. Erano tanti gli amici che venivano a trovarci, oggi sono a Imola a gestire un evento che porta decine e decine di milioni di euro di movimentazione sul territorio della Motor Valley, con una presenza di 200.000 spettatori nei tre giorni qui a Imola, che è il mio circuito ma che ritengo sia tra i migliori al mondo”.
Forse perché oltre alla gara c’è un contorno cittadino con tanti eventi e tutto il bello della Regione…
“Corretto, questo è un di più che offriamo a chi viene a Imola, è un Gran Premio unico visto che si può dire sia un circuito cittadino, siamo a poche centinaia di metri dal centro e vicini alla stazione”
Uno a 76 anni potrebbe anche pensare alla pensione, allo staccare dagli impegni, invece oltre al GP organizzi anche il Minardi Day, una sorta di Goodwood italiana col meglio delle auto sportive del passato e moderne, una grande festa che va oltre il GP di domenica…
“È un appuntamento con la storia, perché io sono convinto che senza la storia non ci sarebbe né presente né un futuro. Ho la fortuna di avere ancora tanti amici che vengono qui. Non è un evento competitivo, è una esibizione per cui avremo tante F.1, tante macchine che hanno fatto la storia della F.1. E fa piacere perché negli ultimi anni ho visto tanti giovani venire a Imola a imparare e toccare con mano quello che è la storia di questo sport”
Basta soltanto la parola passione per definire tutto questo?
“Credo sia fondamentale, perché la passione ti fa fare delle cose che normalmente non fai. Di fatti io conto molto nella passione dei nostri amici, degli appassionati”
Facendo un salto nel passato, Giancarlo Minardi, come costruttore, ha corso coi motori Ferrari e coi motori Lamborghini, quindi il meglio della tecnologia locale. Cosa ti manca di quel periodo? Ma soprattutto che cosa avresti voluto fare?
“Mi è mancata un po’ di fortuna, perché soprattutto nel 91, col motore Ferrari, eravamo fra il settimo e ottavo posto nel mondiale, potevamo fare tanti punti. Però avevamo scelto, insieme alla Ferrari, un cambio diverso rispetto al loro. Abbiamo pagato pesantemente alcune rotture quando eravamo nei primi sei e a lottare anche per il podio, quindi solo recrimino sulla mancanza di fortuna”
C'è un forse rammarico più grosso, quello che Ayrton Senna aveva promesso di concludere la carriera con la tua scuderia.
“Sono cose che sono venute fuori successivamente. Io sono gratificato dal fatto che lui l'abbia detto, poi che si avverasse o no altro discorso. Purtroppo se lo ricordiamo ancora oggi, dopo trent'anni, è perché era davvero il numero 1. Che lui, a modo suo, abbia ripagato la nostra amicizia con questa affermazione, per me è già sufficiente, indipendentemente si fosse verificato o meno questo passaggio clamoroso”.
Secondo te nella F.1 di oggi ci potrebbe essere uno spazio per una scuderia tipo Minardi?
“Ehi, adesso è un po’ più difficile. Intanto sono passati 19 anni, il mondo è cambiato radicalmente. Oggi i team hanno più ingegneri che meccanici, di conseguenza è più difficile. In questi vent'anni quello che ha fatto poi la Toro Rosso, come fu ribattezzata la Minardi e poi Alpha Tauri e oggi Racing Bull, dovendo partire da zero credo che sia, non dico impossibile perché l'impossibile non esiste, ma molto difficile”.
Ma quando vedi Racing Bull, ex Alpha Tauri ed ex Toro Rosso, non hai un moto d'orgoglio nel dire o pensare: ma tutto questo l'ho costruito io?
“Di orgoglio no, ma sono contento di avere fatto un pezzo di storia che adesso loro, con molti mezzi, con un'ottima organizzazione e presenti ancora a Faenza della nostra città, mi fa solo un grande piacere”.