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Sono appena nati ma circola già qualche indiscrezione sui motori del futuro. Quello più avanti nei test è il motore Renault che sta girando al banco e con risultati piuttosto buoni, mentre da voci del paddock è il motore Mercedes quello che fa più paura, sia per i risultati al banco sia per la potenza assoluta.
Chiaro, mancano riscontri e tutto si limita a voci di corridoio che non si sa fino a che punto veritieri, come sono da verificare i ritardi della Ferrari nello sviluppo del proprio motore turbo. Di sicuro sono questi tre costruttori i più avanti mentre dal Giappone arrivano notizie interessanti per i motori Honda che arriveranno nel 2015.
Tutto cambia, o no?
I giapponesi sono avvantaggiati anche perché i motori, una volta presentati, devono essere omologati e arrivare un anno dopo permette di vedere cosa hanno fatto i rivali e adeguarsi, omologando così un motore più moderno con diverse possibilità di sviluppo. Quello che è certo è che la cilindrata unitaria non è cambiata: una volta i motori erano a 10 cilindri, poi ne sono stati tolti 2 e si è passati ai V8 e ora togliendone altri due siamo ai V6, quindi la base alesaggio e corsa in pratica sono rimasti identici da oltre un decennio a questa parte.
“Coi motori turbo arriva una coppia maggiore rispetto agli aspirati, alla quale si aggiunge poi la spinta del motore elettrico”
Quello che cambia coi turbo sono i punti di coppia. Col turbo, infatti, arriva una coppia maggiore rispetto agli aspirati, alla quale si aggiunge poi la spinta del motore elettrico. Con 200 CV di potenza e con la coppia subito disponibile, il problema dei progettisti è amalgamare le diverse spinte: quella progressiva col “calcio” al punto di coppia del motore a benzina, e la spinta immediata del motore elettrico, cosa che sarà difficile da gestire, tanto che si parla di simulazioni al banco che danno i motori in pattinamento anche in 5 marcia a oltre 220 all’ora!
Quali problematiche?
Il dilemma trasmissioni è più importante rispetto alla durata del motore visto che le spinte sono diverse e con carichi non omogenei. Per questa ragione e migliorare il recupero energetico, per la prima volta è stato ammesso un controllo elettronico dei freni posteriori che però non significa l’arrivo dell’ABS, ma solo una possibilità di gestire le varie fasi di rilascio e immagazzinamento dell’energia.