F1. Gabriel Bortoleto: “Da Mattia Binotto sto imparando cosa vuol dire essere un leader”. “Alonso? In pista è un animale, sembra abbia la mia età”

F1. Gabriel Bortoleto: “Da Mattia Binotto sto imparando cosa vuol dire essere un leader”. “Alonso? In pista è un animale, sembra abbia la mia età”
Pubblicità
Gli anni trascorsi in Italia, la passione per il suo idolo Ayrton Senna, il rapporto con Fernando Alonso e Mattia Binotto: Gabriel Bortoleto, il rookie della Sauber in Formula 1, si racconta in un'intervista esclusiva ad Automoto.it
28 marzo 2025

La mia migliore qualità? Imparo dai miei errori. Sono molto autocritico, ma allo stesso tempo mi piace motivare il team per crescere insieme”: Gabriel Bortoleto è un ragazzo sicuro di sé, capace di vestire tutta la spregiudicatezza dei suoi vent’anni come se fosse un abito creato su misura. Quando lo abbiamo incontrato in Australia, alla vigilia del suo primo weekend di gara di Formula 1, ci ha accolto con il fare spigliato del pilota navigato, abituato ad avere a che fare con i media. E ha voluto che l’intervista fosse condotta in italiano, lingua di cui ha un’ottima padronanza per via dei suoi trascorsi nel nostro paese.

Naviga su Automoto.it senza pubblicità
1 euro al mese

Quando avevo 12 anni – racconta - mi trasferii in Italia per correre con i kart. In Brasile i campionati non erano abbastanza competitivi: per diventare pilota di Formula 1 dovevo fare il salto in Europa. Mi spostai sul Lago di Garda, vicino alla pista di Lonato, dove operano tutti i grandi costruttori di kart. Poi ho vissuto due anni a Milano, correndo per la Trident. E ora ho preso casa a Monaco”. Una storia comune a tanti piloti, il trasferimento in giovanissima età per inseguire il proprio sogno. Ma di Gabriel stupisce la naturalezza con cui sembra aver affrontato il distacco dal nido. “Non è stato poi così difficile adattarsi. La cosa più dura è stata lasciare la mia famiglia in Brasile. Ma stavo crescendo e 12 anni è l’età giusta per affrontare un cambiamento del genere, secondo me”.

Le vere difficoltà nel suo percorso professionale sarebbero arrivate più tardi. “I miei primi due anni con le monoposto, in Formula 4 e Formula Regional, sono stati difficili, condizionati da tanti problemi tecnici, soprattutto legati ai motori. Il range di efficienza dei propulsori è ampio, e averne uno competitivo è la chiave per vincere. Non ho potuto lottare per il campionato, ma ho imparato moltissimo da questi momenti duri. Anche perché in queste circostanze bisogna trovare il sistema per compensare, e l’unico modo per farlo è trovare le risorse in sé stessi. C’è tanto da migliorare quando hai 15 o 16 anni”.

Poi l’occasione d’oro. “Mi hanno scelto in Trident. Hanno visto un potenziale che altri non avevano notato. E poi ho preso la scelta giusta, quella di debuttare in Formula 3, campionato che ho vinto al primo tentativo”. Un successo arrivato subito, come quello colto all’esordio in Formula 2, la chiave per arrivare alla corte della futura Audi. Con la casa dei Quattro Anelli i primi contatti sono arrivati “a metà stagione. Poi è iniziata una lunga trattativa a livello contrattuale, inizialmente nell’ottica di debuttare nel 2026. E invece eccomi già qui”. Non è stata una sorpresa, però. “Ho vinto la Formula 2, e ti aspetti di non passare un anno fermo, anche se può capitare. Basti vedere cosa è successo a Oscar Piastri, non ha trovato subito spazio. Io ho avuto subito l’occasione di debuttare, e ne sono molto felice”.

Sembrano dei professionisti scafati già a vent’anni, questi nuovi arrembanti piloti della Formula 1 di oggi. Ma secondo Bortoleto a cosa è dovuta la capacità di adattarsi velocemente a un ambiente così sfidante? “Ci sono piloti della mia generazione che hanno svolto molti test in pista, altri meno. È normale, ognuno ha le sue opportunità e oggi i test sono ridotti. È un limite molto grande, che influisce sulla crescita del pilota. Oggi però abbiamo a disposizione un numero di dati maggiore rispetto ad anni fa, e riusciamo a capire con più facilità come migliorare. Per me il simulatore fa una grande differenza. Lo uso molto”.

Nel suo percorso verso la Formula 1 Bortoleto ha trovato un sostenitore di eccezione, Fernando Alonso. Gabriel fa parte dei talenti della società di management del due volte campione del mondo. E per Bortoleto Alonso è una fonte di grandissima ispirazione. “I suoi consigli più preziosi non arrivano a parole, ma con i fatti. Lo osservo e provo a comportarmi come lui. È un grande lavoratore, come lo sono in pochi in Formula 1. Motiva la scuderia, si allena tantissimo in palestra per avere il fisico pronto a tutto. Per diventare un pilota di successo, bisogna lavorare tanto, e non mollare mai, nemmeno nei momenti più difficili”.

“Fernando negli ultimi anni non ha avuto la macchina per vincere, ma non si è mai arreso. In pista è un animale. Sembra che abbia la mia età”. E la stima è assolutamente reciproca. “Di Gabriel mi impressionano l’impegno e la professionalità con cui vive le corse sin da quando militava in Freca – spiega Alonso -. Ha un approccio molto maturo, e penso che si meriti di avere una lunga carriera di successo in Formula 1. È il miglior rookie della nuova generazione. In questo momento non ha la monoposto che gli consenta di raggiungere i successi che ha avuto nelle categorie minori, ma spero che la gente non si dimentichi di quello che ha fatto negli ultimi due anni”.

Ma anche all’interno della stessa Sauber ci sono delle fonti di grande ispirazione, a cominciare dal suo compagno di squadra, Nico Hulkenberg. “È una bravissima persona, mi sta aiutando molto in questi mesi. È senza dubbio uno dei piloti più veloci in griglia. Per me è un privilegio averlo come compagno di squadra e poter imparare da lui. Siamo in momenti diversi della nostra carriera. Nico non ha nulla da dimostrare, le sue capacità sono chiare. Purtroppo, non ha avuto l’occasione giusta per vincere. Ma ha il talento per farlo. Ha l’esperienza necessaria per aiutarmi a guidare la squadra nella direzione giusta”.

E poi c’è Binotto, COO e CTO del progetto Audi in F1. “Mattia è veramente forte, è un leader impressionante – racconta Gabriel -. Raramente ho visto una persona in grado di unire il team in maniera così efficace all’insegna di un obiettivo comune e chiaro. Lui mi sta insegnando molto in questo senso, è un mentore. Vederlo lavorare con il team è un modo per imparare come essere un leader”. Binotto secondo Bortoleto è il faro della Sauber nella complessa transizione che la porterà a diventare il team ufficiale di Audi in F1. “Si parla tanto di quanto succede all’interno della scuderia, ma vi assicuro che c’è grande motivazione, oltre alla chiarezza sugli obiettivi e sulle tempistiche per realizzarli”.

“Siamo molto uniti. Ci sono tante persone giovani, ma anche molte figure esperte che possono insegnare molto. Non è facile trovare una scuderia così unita, con tanta voglia di migliorare. Spesso quando si viene da anni difficili, molti perdono motivazione. L’aggiunta di tante risorse nuove, a cominciare da Mattia e da Jonathan Wheatley (il team principal in arrivo da Red Bull, ndr) è una grande spinta”. Così come un’ondata di motivazione arriva dal sostegno di un intero paese, il Brasile, che da fine 2017, dopo il ritiro di Felipe Massa, non aveva un proprio pilota in griglia.

“Per me è una pressione positiva. Tutti sanno qual è la mia posizione in questo momento e ciò a cui posso ambire. In Brasile godo di un grande supporto da anni, e i miei fan sanno bene quello di cui sono capace, anche se ci vorrà tempo perché raggiunga certi obiettivi”. Il grande idolo di Gabriel è Ayrton Senna, nonostante sia scomparso dieci anni prima che lui nascesse. “Mi sono appassionato a lui ascoltando le storie che mi raccontava la mia famiglia. Da piccolo mi svegliavo presto per guardare le gare di F1 con papà sul divano. Poi mio fratello ha cominciato a correre, ho iniziato anche io e non ho mai smesso”.

E ora Gabriel è approdato in F1. “Devo imparare, crescere, capire dove posso migliorare e come può farlo la squadra. Gli obiettivi futuri sono sfidanti. Il prossimo anno diventeremo il team ufficiale di Audi, e ci sarà un forte cambio regolamentare, di cui potremmo approfittare. Ma anche io devo essere pronto a ottenere il risultato giusto al momento giusto”. La Sauber “è il posto perfetto per crescere, con un progetto notevole. Un’occasione come quella di correre per un marchio come Audi, vittorioso in tutte le categorie in cui ha corso prima della F1, ti capita una volta nella vita. Formare la sua prima coppia di piloti con Nico è un grande onore. Spero di fare bene, perché è una grande opportunità”. Cercherà di approfittarne a piene mani, con la fame e la spregiudicatezza che si possono avere solo a vent’anni.

Pubblicità