F1. Ferrari sotto pressione. Ma si può davvero alleviarla non puntando al mondiale?

F1. Ferrari sotto pressione. Ma si può davvero alleviarla non puntando al mondiale?
Pubblicità
In un'intervista concessa alla BBC che sta facendo il giro dei social, Mattia Binotto spiega di non voler rivedere al rialzo gli obiettivi della Ferrari per il 2022, in parte anche per togliere un po' di pressione alla sua squadra. Ma è davvero possibile farlo in Formula 1?
8 giugno 2022

Mattia Binotto, in un’intervista concessa alla BBC, riflette sugli intenti della Ferrari per il 2022, rimasti invariati nonostante un inizio di stagione con un salto di qualità notevole rispetto allo scorso anno. “Ci siamo prefissati l’obiettivo di essere competitivi nel 2022 – spiega -. Il nostro scopo è essere performanti, non vincere il campionato. E sarebbe totalmente sbagliato trasformare la nostra finalità in ‘cerchiamo di vincere il mondiale', perché siamo competitivi. Esserlo è un conto. Diventare campioni è un compito di un altro livello”.

Dichiarazioni che sembrano meno battagliere rispetto a quelle di inizio stagione, frutto di una dose di sicumera che qui pare mancare. Binotto, a inizio anno, non voleva firmare per il secondo posto in Bahrain. Oggi, non vuole sbilanciarsi su un obiettivo finale che, pur con le difficoltà degli ultimi GP, non pare impossibile da raggiungere. Il problema, però, sta altrove, cioè nel fatto che Binotto ammette che una delle motivazioni di queste sue riflessioni risieda nel togliere pressione alla squadra. 

Naviga su Automoto.it senza pubblicità
1 euro al mese

Umanamente il pensiero di Binotto è più che comprensibile. Non solo: sottolinea la sua grande empatia, merce rara in un ambiente come la Formula 1 e caratteristica da vero leader. Sentire Binotto riconoscere lo stress cui è sottoposto il proprio gruppo di lavoro è una boccata d’aria fresca rispetto alle dichiarazioni di altri team principal, molto meno inclini ad accettare negli altri le fragilità che con fatica hanno superato nella crescita professionale in una vasca piena di squali come la Formula 1.

La pressione, tuttavia, è una condizione difficile da alleviare. Anzi, è all’ordine del giorno in F1, soprattutto nei team di prima fascia. Bisogna accettarla, perché cercare di ridurla a una singolarità non fa che aumentarne l’intensità. A questo bisogna aggiungere che la Ferrari non è una scuderia come le altre. In Italia è un vero e proprio oggetto di culto, caricato di una serie di aspettative da parte dei propri fedeli. Un caso più unico che raro, in cui la pressione non è solo interna al team, ma si moltiplica esponenzialmente al suo esterno.

La pressione non deve essere smussata abbassando il tiro, quanto gestita aumentando l’efficienza delle operazioni in pista e dei meccanismi dell’ingranaggio F1, di cui la monoposto e i piloti sono condizione necessaria, ma non sufficiente per il successo. È questa la vera chiave per aprire il ciclo vincente che i tifosi della Rossa – e lo stesso Binotto – si auspicano possa avere inizio. E la buona notizia è che la Ferrari sta lavorando proprio in questa direzione, componendo tassello per tassello il mosaico del successo e facendo tesoro degli errori. Nella speranza che non si ripetano più.

Pubblicità