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Il 2023 in Formula 1 è l’anno della “versione B”. L’ultima scuderia in ordine di tempo ad aver ufficializzato l’arrivo di un considerevole pacchetto di aggiornamenti è la McLaren. A Melbourne il team principal, Andrea Stella, ha anticipato a The Race l’adozione di upgrade sostanziosi prima della pausa estiva. L’aggiornamento previsto a Baku, probabilmente nelle zone del fondo e delle pance, sarà così solo una sorta di antipasto in vista di maggiori cambiamenti, anche se il telaio non dovrebbe subire modifiche.
Ma la MCL60 è solo una delle monoposto destinate a cambiare radicalmente nel prosieguo della stagione. La Ferrari SF-23 a Imola dovrebbe presentarsi in una veste rinnovata, con modifiche al fondo e alle sospensioni posteriori che dovrebbero consentire alla monoposto di poter girare in pista all’altezza da terra ideale. Ma ci saranno pure novità per quanto riguarda le pance, anche se, stando alle ultime voci riportate dall’edizione italiana di Motorsport.com, per questa novità toccherà attendere il GP di Spagna del 4 giugno a Barcellona, pista che rappresenta un’efficace cartina al tornasole della bontà degli aggiornamenti.
Anche in casa Mercedes assisteremo alla metamorfosi di una monoposto, quella W14 bollata come un fallimento da Toto Wolff e compagni già alla prima gara stagionale. La scuderia di Brackley ha deciso di abbandonare la filosofia delle pance extra-small che nella pratica non ha mai dato i frutti sperati dal team dati i riscontri delle simulazioni e della galleria del vento. Nemmeno in Mercedes, però, si interverrà sul telaio. Il perché lo ha spiegato di recente Wolff: costerebbe troppo per poter rimanere nei limiti del budget cap per il 2023 a fine anno.
Storie diverse, quelle di McLaren, Ferrari e Mercedes, ma con un denominatore comune di fondo: aver preso la direzione sbagliata. Nel caso della McLaren, si è ritornati sulla retta via troppo tardi nel corso dell’inverno per poter raggiungere i target di efficienza aerodinamica prefissati. In quello della Mercedes, ci si è incaponiti su un concetto inefficace nella pratica. E in quello della Ferrari, si è cercato di eliminare un punto debole della monoposto dello scorso anno finendo per far venir meno il punto forte di un concetto che, verrebbe da pensare, ha in ogni caso dei limiti di sviluppo.
A proposito di limiti, uno bello grosso è destinato a complicare l’esistenza a chi si affretta alla corsa alla convergenza tecnica o, comunque, necessita di aggiornamenti corposi: il budget cap. Andando a intervenire pesantemente sulla monoposto dopo poche gare, si alloca una parte considerevole delle risorse a disposizione. Anche se gli aggiornamenti dovessero funzionare, ci sarebbero meno soldi da spendere per fronteggiare quelli che saranno i successivi upgrade di chi, invece, ha portato fin da subito in pista una vettura efficace. Un ostacolo, questo, che non renderà facile il compito di queste “versioni B”.