F1: Ferrari SF-23, la situazione è grave come sembra a Jeddah? [Video]

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La situazione della Ferrari a Jeddah è così grave come sembra dai tempi delle prove libere del Gran Premio dell'Arabia Saudita?
17 marzo 2023

C’era molta attesa per la seconda sessione di prove libere del Gran Premio dell’Arabia Saudita 2023 di Formula 1, visto che sono le uniche disputate nelle stesse condizioni di qualifiche e gara. E ora che sono state mandate in archivio, possiamo rispondere alla domanda che sicuramente si staranno ponendo i tifosi della Ferrari: la Rossa come se la sta cavando a Jeddah? Cerchiamo di capirlo andando oltre una classifica che vede Charles Leclerc e Carlos Sainz molto lontani dalla vetta.

Prima di tutto, una premessa. Il tracciato saudita, definito il cittadino più veloce al mondo, è molto diverso dal Bahrain a cominciare da un dettaglio non di poco conto. Parliamo dell’asfalto, molto liscio e non abrasivo come quello di Sakhir. La gestione delle gomme – e i conseguenti compromessi a livello di assetto per non distruggere le coperture posteriori – non rappresenta un problema, su una pista su cui si possono indubbiamente tentare dei sorpassi, ma su cui fare bene in qualifica conta parecchio.

La pista sarà anche molto diversa da quella del Bahrain, ma anche a Jeddah la Red Bull sembra aver incominciato con il piede giusto, facendo scintille figurativamente ma anche letteralmente, il segno di un’altezza da terra minima e decisamente aggressiva. Verstappen, il più veloce in pista nelle FP2, sembrava scivolare come una saetta sulla pista. La Red Bull sembra non aver avuto alcuna intenzione di nascondersi, scegliendo di mostrare già il suo pieno potenziale. Verstappen si è lamentato di un problema quando scalava le marce, ma sembrano minuzie rispetto a quello che succede agli altri.

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La Ferrari, dal canto suo, si è presentata in pista a Jeddah con qualche novità. Non parliamo solo dell’ala monopilone, che non ha accusato problemi strutturali e può così assolvere al suo compito di generare più downforce a fronte di meno drag, ma anche dei nuovi endplate per l’ala anteriore e dei dettagli inediti per i bordi del fondo, che dovrebbero garantire una miglior costanza nella prestazione del fondo sia ad alta che a bassa velocità.

Non solo: in Ferrari, per “motivi precauzionali” dopo il ritiro di Leclerc in Bahrain si è deciso di sostituire il motore endotermico su entrambe le vetture e anche la MGU-H sulla vettura di Leclerc, che, lo ricordiamo, retrocederà di dieci posizioni in griglia per l’installazione della terza centralina stagionale. Se sul giro secco – con Leclerc nono e Sainz decimo – è lecito aspettarsi di più domani, in termini di passo gara la Ferrari è sembrata decisamente più convincente. Ma, al netto di una Red Bull apparentemente imprendibile, c’è una rivale che impensierisce.

L’Aston Martin, infatti, sembra ancora una volta poter giocare il ruolo di seconda forza, come già successo in Bahrain. E se questo accade su una pista che espone una delle mancanze della AMR-23, la velocità di punta, e rende decisamente poco rilevante uno dei suoi punti forti, la gestione delle gomme posteriori, è un’ottima notizia riguardo alla bontà del progetto, e alle possibilità di diventare una vera outsider, e non restare una meteora. Con Alonso, oggi ha ben figurato sia sul giro secco che sul passo gara.

In Mercedes, invece, dicono di aver compreso il problema che li affligge al momento. Secondo quanto ha spiegato Russell a Jeddah, la scuderia di Brackley si è prefissata degli obiettivi errati per la nuova stagione, commettendo un errore di valutazione sulle reali necessità, soprattutto in relazione alle nuove normative per il 2023, con il rialzo di 15 mm del fondo piatto. Per curare il male del porpoising, la Mercedes ha sbagliato il tiro, sacrificando troppo all’altare della performance, e della deportanza.

Aver compreso i problemi è una buona notizia. La cattiva è che ci vorrà del tempo. E a Jeddah toccherà arrabattarsi, tenendo conto che una ringalluzzita Alpine potrebbe sgomitare per invitarsi al tavolo delle posizioni di immediato rincalzo, soprattutto con le soft. Una cosa, visto quello che si è notato in pista, è certa: curva 22 è la più difficile da interpretare. Sarà cruciale farlo domani. Anche perché il minimo errore, qui, si paga.

Da Moto.it

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