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La rivista Forbes ha pubblicato un elenco di piloti che hanno guadagnato molto nella loro carriera. Sebastian Vettel si conferma il numero 1 con oltre 511 milioni di dollari, davanti a Lewis Hamilton che insegue a 450 milioni circa. La classifica non comprende Fernando Alonso e altri che si sono nel frattempo ritirati e sempre secondo la rivista, Vettel ha permesso di incassare alla Ferrari 49,7 degli 81,8 milioni totali entrati nelle casse di Maranello. E qui nasce il dubbio. Sì, non parliamo del quesito se sia nato prima l'uovo o la gallina, ma il fatto che un pilota come Vettel che è costato alla Ferrari negli ultimi 5 anni quasi 200 milioni di euro (sarebbero 180 secondo le voci, infatti nessuno ha mai visto un contratto dal vivo...) facendone incassare 49,7.
Cioè la Ferrari ha speso molto di più per avere i servizi di Vettel rispetto a quanto il tedesco ha fatto incassare. In una impresa commerciale il bilancio sarebbe da fallimento. Cioè si spende tre volte di più per incassare di meno. In un mondiale dove da decenni sono le monoposto a fare la differenza, il valore aggiunto del pilota è chiaramente un bene prezioso, da pagare caro. Ma a vedere i risultati, l'investimento fatto dalla Ferrari su Vettel è del tutto insufficiente.
E se vogliamo fermarci al suo predecessore, calcolando uno stipendio di circa 130 milioni nei 5 anni trascorsi a Maranello, si vede come il valore aggiunto di Alonso non sia stato di molto superiore. A conferma che se non c'è la macchina c'è poco da inventare. Ma partendo proprio da questo dato di fatto, cifre alla mano, in un mondiale dove, come detto, i piloti che fanno la differenza sono pochi (e Vettel è stato pagato proprio perché considerato fra quelli) ha senso investire circa 200 milioni di euro in 5 anni se poi, alla fine, un Leclerc, appena arrivato, costo 1,5 milioni di euro all'anno (da aggiungere poi i soldi spesi per la carriera, ma sempre meno di quanto speso per uno come Vettel) porta a casa gli stessi risultati, che senso ha avere piloti strapagati se poi all'atto pratico, fra errori, cedimenti caratteriali o indicazioni sbagliate nelle messe a punto, questi soldi non sono fruttati a un bel niente?
In un periodo di vacche magre, la F.1 si sta interrogando proprio su questi particolari. Abbiamo parlato di Vettel perché ha fatto guadagnare tanto ai suoi team. Ovvero la Red Bull dei 4 mondiali. Ma è anche vero che all'epoca Vettel costava poco, ovvero l'investimento fatto da Red Bull ha fruttato 511 milioni di dollari mentre lo stipendio del pilota e carriera compresa, non ha superato i 30-40 milioni compresi gli ultimi due anni in cui Sebastian finalmente ha visto dei soldi come si deve. Domandona finale: ha senso pagare queste cifre se poi un ragazzino appena arrivato di talento (leggi Verstappen, ma anche Ricciardo, Leclerc e pochi altri) rendono lo stesso e costano poco?
Con un budget dei top team a 450 milioni di euro all'anno, il 10 per cento per lo stipendio di un pilota appare giustificato se il pilota porta a casa il mondiale e vittorie a ripetizione. In questo caso, con 49 milioni portati a fronte dei 200 intascati, al di là delle 13 vittorie (14 milioni a vittoria, 4 milioni a podio) non appare per niente giustificato e poco conta che il rapporto vittorie ingaggio di Alonso sia poco migliore (circa 11 milioni a vittoria, 2,5 a podio per lo spagnolo). La realtà è che a fare la differenza è stata la macchina. Vettel ha trovato una Ferrari più competitiva, ha vinto di più, ma è costato molto di più e il gioco non sembra valere la candela...