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La stagione 2023 di Formula 1 ha visto un dominio schiacciante da parte della Red Bull, capace, grazie alle prestazioni sensazionali della coppia formata da Max Verstappen e dalla RB19, di doppiare la scuderia seconda classificata, la Mercedes. Lasciando per una volta da parte la regina del Circus, e andando oltre la semplice classifica, qual è stata la rivale della Red Bull più convincente nel campionato che siamo pronti a mandare in archivio? Per capirlo, cominciamo proprio dalla migliore delle altre secondo i numeri, la Mercedes.
Che il campionato della Mercedes sarebbe stato difficile lo si era intuito nel momento in cui, arrivati in Bahrain, Toto Wolff aveva messo le mani avanti, ammettendo che la scelta di proseguire con la filosofia delle pance extra small era stata sbagliata. Ma anche i correttivi in corsa durante l'anno non hanno dato i frutti sperati, con una serie di risultati altalenanti. E, sopratttutto, senza vittorie. In un certo senso, viene da pensare che sia meglio così, visto che il successo colto lo scorso anno da George Russell ad Interlagos fu uno specchietto per le allodole che indusse la Mercedes a proseguire su una strada sbagliata, anziché intraprendere un altro percorso.
Pur senza il porpoising marcato visto lo scorso anno sulla W13, anche la Mercedes W14 ha messo in difficoltà Russell e Lewis Hamilton, soprattutto per l'instabilità in ingresso di curva, un difetto che non contribuisce certamente a creare la necessaria fiducia che il pilota deve nutrire nei confronti della monoposto, soprattutto per fare la differenza sul giro secco. Questo è vero soprattutto nel caso di Hamilton, che ha sofferto anche la posizione di guida, troppo proiettata in avanti perché Lewis potesse "sentire" meglio la macchina. Sono passati tanti anni da quando Niki Lauda sosteneva che le monoposto si conducessero col sedere, ma è un assunto per certi versi ancora valido, quantomeno in termini di feeling.
Al netto di tutto questo, la Mercedes ha anche mostrato delle debolezze non indifferenti dal punto di vista strategico e della gestione dei piloti. Nodo, quest'ultimo, cruciale per non creare frizioni inutili tra Russell e Hamilton. Certe esitazioni nell'imporre avvicendamenti di posizione nel corso dell'anno non solo hanno creato incomprensioni, ma hanno pure complicato la lotta con piloti di scuderie terze. Anche sul fronte delle strategie ci sono state delle leggerezze dalle conseguenze pesanti. Una scuderia che ha vissuto un'epoca vincente poco tempo fa come la Mercedes dovrebbe saper gestire alla perfezione le operazioni in pista. Così non è stato. E forse questo è anche più grave delle mancanze tecniche irrisolvibili - o quasi - in corsa.
Il travagliato anno 2023 della Ferrari nasce dal tentativo, non andato a buon fine, di compensare le mancanze della F1-75 senza intaccarne i punti forti. Ne è venuta fuori una monoposto, la SF23, di difficile comprensione e interpretazione. Una vettura con una finestra di utilizzo ridottissima, riconducibile al giro secco, soprattutto nelle sapienti mani di Charles Leclerc, grande specialista della qualifica. La Ferrari SF23 è rimasta un enigma per buona parte della stagione, il che ha reso difficile implementare aggiornamenti che potessero fare davvero la differenza. Il punto di svolta è arrivato a Zandvoort, occasione in cui la Rossa ha sacrificato le libere per trovare il bandolo della matassa.
La soluzione ad interim - un assetto sottosterzante - ha messo in difficoltà Charles Leclerc, le cui preferenze di guida sono diametralmente opposte. Il fondo arrivato a Suzuka, invece, ha completamente ribaltato le gerarchie interne. Carlos Sainz, autore dell'unica vittoria non firmata Red Bull dell'intera stagione 2023 a Singapore, è stato ridimensionato nell'ultima parte dell'anno. Del dualismo tra Charles Leclerc e Carlos Sainz si è parlato moltissimo nel corso della stagione, e la sensazione è che le vere frizioni non si siano verificate tanto tra gli stessi piloti, quanto tra le fazioni dei fan, estremamente agguerrite nel giudicare anche il più piccolo dettaglio.
Il problema della Ferrari, comunque, non sono i piloti. Per quanto entrambi possano voler rivendicare una posizione apicale all'interno della scuderia, si tratta di un fattore secondario rispetto alla questione tecnica. Nel 2024, la Ferrari avrà finalmente il coraggio di prendere una nuova direzione rispetto a quella percorsa finora. Una filosofia, quella uscente, che all'inizio dell'era dell'ibrido ha dato i suoi frutti, ma che ha finito ben presto per esaurire il suo slancio. Solo il tempo ci dirà se la nuova nata di casa Maranello - sigla provvisoria 676, nome definitivo chissà - porterà davvero i frutti sperati. Secondo le recenti parole di Frédéric Vasseur, sarà nuova al 95%. Un rischio che, dopotutto, vale la pena correre. A patto che le idee di base siano valide.
A proposito di macchine nuove al 95%, la descrizione calza a pennello per l'Aston Martin AMR23, la vera sorpresa di inizio anno. In pochi avrebbero scommesso su una scuderia che nel 2022 si era spesso ritrovata nelle retrovie come aspirante seconda forza in campo, ma nella prima parte di stagione è stato davvero così. Si parlava del coraggio di cambiare strada, e la scuderia di Silverstone l'ha avuto. L'azzardo, almeno inizialmente, ha pagato. E Fernando Alonso, che non aspettava altro che dimostrare di aver avuto ragione nel cambiare ancora una volta scuderia con una decisione di pancia, ne ha approfittato a piene mani.
Poco dopo aver sfiorato la vittoria a Montecarlo con Fernando, l'Aston Martin ha cominciato a perdersi per strada. Avere una monoposto così nuova non solo ha implicato limiti nello sviluppo per via del budget cap, ma ha pure reso difficile portare in pista aggiornamenti davvero centrati. Forse anche qualche cambiamento in corso d'opera - vedi la TD018 - ha influito sul calo di Aston Martin, ma il bilancio dell'intera stagione resta positivo, considerando il punto di partenza. Certo, resta l'amaro in bocca per non aver quantomeno mantenuto il quarto posto nel mondiale costruttori. Ma su questo fallimento pesa anche un altro fattore.
Lance Stroll, nelle condizioni giuste, si trasforma in un pilota efficace, centrato. Ma nella maggior parte dei casi quest'anno Lance si è perso in un bicchiere d'acqua. Alonso nel 2023 ha colto il 73% dei punti ottenuti dall'Aston Martin, un dato che restituisce chiaramente la sproporzione tra le prestazioni offerte dai piloti del brand inglese. Stroll ha raccolto un bottino misero nella prima parte di stagione, momento in cui l'Aston Martin avrebbe dovuto fare la formichina, accumulando punti preziosi. Con una monoposto seconda solo alla Red Bull, Stroll avrebbe potuto e dovuto cogliere i 23 punti in più che avrebbero consentito al team di ottenere il quarto posto nel mondiale Costruttori. Vale la pena rifletterci, soprattutto per il futuro a medio termine.
Mentre la Formula 1 viveva una delle pause invernali più lunghe di sempre, in McLaren si soffriva in silenzio, con la consapevolezza di una realtà dolorosa. I target di efficienza aerodinamica fissati per la MCL60 non erano stati raggiunti. A Woking ci si preparava a un inizio di stagione da incubo, nella speranza di poter cambiare corso d'opera a primavera inoltrata. Mentre in pista Lando Norris e Oscar Piastri erano relegati nelle retrovie, si lavorava alacremente per un sostanziale aggiornamento. Una volta arrivato, la stagione della scuderia di Woking ha completamente cambiato faccia, permettendo ai suoi talentuosi piloti di prendersi la scena.
Si parlava prima del coraggio di cambiare strada. La McLaren lo ha avuto, con un gran tempismo. Anziché continuare a languire su una strada sbagliata, come ha fatto la Mercedes, o senza comprendere a fondo il proprio progetto, come la Ferrari, la McLaren ha scelto la sua via, senza esitazioni. Con la consapevolezza - o, quantomeno - la speranza - di poterne trarre i frutti. La seconda parte della stagione della McLaren è stata entusiasmante, con picchi come il secondo posto di Piastri in qualifica a Suzuka e la sua vittoria nella Sprint in Qatar, oltre ai podi di un solido Norris. Piano piano, il team ha risalito la china, concludendo in quarta posizione il mondiale.
Merito anche e soprattutto dell'attenta guida di Andrea Stella, il team principal. In un mondo di prime donne, Stella è una mosca bianca. Non ama attirare l'attenzione su di sé, preferendo invece che resti sulle donne e gli uomini che dirige in maniera impeccabile. Però è giusto sottolineare le sue abilità, con un pizzico di orgoglio per un'eccellenza italiana valorizzata all'estero. Quando la McLaren annaspava, lui ha dovuto metterci la faccia. Ma ha anche saputo gestire senza esitazione i piloti, in circostanze in cui una mancanza di polso avrebbe potuto far perdere punti importanti. C'è moltissimo di Stella nella crescita della McLaren. Che per noi, nel complesso, è il team che ha saputo fare meglio nella "classe B" della Formula 1 2023.