Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su info@moto.it
E' finita come era cominciata: con una vittoria di Lewis Hamilton e della Mercedes. E una Ferrari in crisi che coglie il terzo posto con Leclerc dietro a Verstappen, senza mai essere stato veramente in corsa per qualcosa più di un piazzamento. L'ultima gara della stagione ha confermato quanto si era visto a inizio campionato. Con 6 titoli mondiali, 84 vittorie e il settimo iride nel mirino, la stagione 2020 di Hamilton rischia di essere una copia di quella attuale. La differenza è che almeno nel 2019 si è confrontato con nuovi rivali. Di Max Verstappen già detto, ma la rivelazione è senza dubbio Charles Leclerc. Due vittorie e sette pole position.
Il giovane monegasco della Ferrari è stata la nota positiva dell'anno: "Avrei potuto vincere qualche gara in più. Ho commesso degli errori che di sicuro non farò più. Vedi Montecarlo o Baku in qualifica. Ho mancato delle occasioni per colpa mia ma è esperienza anche questa". La speranza è che Charles, anzi Carletto come lo chiamano affettuosamente tutti in squadra, possa contare su una macchina competitiva. Perché il futuro sarà ancora una sfida fra Mercedes e Ferrari, con la Red Bull terzo incomodo. Ma parlando dei tedeschi e dei modenesi, emerge un particolare: la loro è una sfida fatta di uomini, di capacità professionali, di intuito. Una battaglia fatta di uomini che in una squadra non hanno vinto e nell'altra hanno mietuto successi a ripetizione.
Due squadre all'opposto, Mercedes e Ferrari due squadre simili, con un travaso di tecnici da una parte all'altra, con risultati opposti. Basti citare i vari Aldo Costa, James Allison, Evan Short, tanto per dire i primi nomi dell' epoca Ferrari travasati alla Mercedes e che hanno saputo rivalutarsi e rivincere ancora, come accaduto ad Aldo Costa. "Stessa gente, stesse qualità, stessi pregi, ma risultati diversi rispetto a quando eravamo tutti alla Ferrari: una sola risposta, è questione di metodo" dice un ingegnere della Mercedes con un passato (recente) alla Ferrari.
"Il passaggio dalla Ferrari alla Mercedes è stato indolore per me - rivela l'ingegner Aldo Costa, di recente diventato DT della Dallara Automobili e artefice degli ultimi 6 titoli iridati della Casa tedesca - dopo aver vinto i mondiali piloti e costruttori alla Ferrari, con Schumacher e Todt, mi sono ritrovato fuori da Maranello con questa opportunità. L'ho accettata, mi sono trasferito in Inghilterra e ho scoperto un modo di lavorare molto pragmatico, privo di correnti e di politica. Si affrontano i problemi dal punto di vista tecnico, si sbaglia e si ricomincia. Senza drammi. Con una flessibilità totale negli orari di lavoro e di proposte. A parte il disagio di andare e tornare dall'Inghilterra, il posto di lavoro è stato semplicemente stupendo, ho trovato gente fantastica ed è stato uno dei momenti più belli della mia vita" conclude l'ingegner Costa.
Da quanto detto si capisce come Maranello sia un luogo di lavoro più difficile, perché la pressione è molto alta e le correnti interne a volte determinano il risultato finale: "Di sicuro alla Ferrari sei sotto osservazione in ogni istante della giornata, per la pressione dei media, per quella dei tifosi, degli azionisti, del semplice barista al bar ogni mattina - continua l'ingegner Costa - alla Mercedes il personale è messo nella miglior condizione di esprimersi al massimo senza temere l'insuccesso, anzi viene messo in preventivo. Si sbaglia? Si corre ai ripari senza drammi". E' il metodo di lavoro che alla Ferrari sta cercando di instaurare Mattia Binotto, responsabile della GES Sportiva da gennaio e in precedenza solo direttore tecnico.
Alla Mercedes la direzione di Toto Wolff ha fatto sì che da ogni membro del team si potesse tirare fuori il massimo possibile: "Un pilota come Lewis Hamilton deve potersi esprimere al meglio - ha detto Wolff qualche tempo fa - per cui è inutile imporgli uno stile di vita o un modo di fare che non sente. L'importante è che viva la sua vita come crede al meglio e che quando è in pista dia il massimo perché convinto di ciò che fa". E questa filosofia viene applicata a tutti i livelli alla Mercedes. Ma allora, perché la stessa gente, gli stessi ingegneri, con gli stessi pregi e difetti alla Mercedes hanno funzionato e alla Ferrari no?
Manca qualcosa a Maranello rispetto ai rivali tedeschi? "Semplicemente la gente e i tifosi non sanno che per avere le prestazioni ci vuole un lavoro di due o tre anni, per l'affidabilità totale ce ne vogliono 5 di anni di ricerche. E' questione di tempo perché in F.1 non si inventa nulla" dice un ex Ferrari attualmente alla Mercedes. Rincara Andrea Stella, responsabile dei tecnici alla McLaren e in passato ingegnere di pista di Fernando Alonso: "Alla Ferrari non manca nulla. Stesse attrezzatura, gente capace e preparata, disponibilità identiche a quelle che ho trovato in Inghilterra - dice l'ex ingegner di pista di Alonso - quindi non è un problema di reperibilità di materiali o conoscenze. Alla Ferrari c'è tutto quello che c'è in Inghilterra".
"La differenza è che in Inghilterra la F.1 è solo un lavoro. Quando finisco di lavorare alla McLaren, esco dall'ufficio e vado a casa. Magari al bar incontro colleghi di altri team, si scambiano pareri, idee, opinioni. E finisce là. Il portiere di casa, il barista o il cameriere, sanno forse che lavoro in F.1, ma non importa più di tanto. Quando ero alla Ferrari, invece, non era un lavoro. Era una missione che ti assorbiva completamente. Uscivi dall'ufficio, andavi al bar a prendere un caffè e il barista ti chiedeva: allora, questa Ferrari, vinciamo o no? Andavi al ristorante e trovavi il tifoso o il cameriere che chiedevano: vinciamo la prossima gara? E via di questo passo. Aprivi il giornale la mattina e c'era un articolo tutti i giorni sulla Ferrari".
"In realtà quando sei a Maranello non stacchi mai, non è un lavoro, è qualcosa di più. Sui metodi, adesso che sono in Inghilterra e mi confronto con le altre realtà, non vedo nessuna differenza. Alla Ferrari hanno gli stessi approcci e metodi degli inglesi. Non manca niente, tanto meno l'esperienza e la bravura di uno come Binotto. Per cui ci vuole solo tempo per tornare a vincere. Ma a Maranello è l'unica cosa che manca e si corre sempre in affanno". Concludendo: alla Ferrari non mancano gli uomini validi, non mancano i mezzi e nemmeno i metodi di lavoro per combattere i rivali. L'unica cosa che manca è il tempo necessario per progredire, e dover recuperare è sempre difficile perché devi fare il doppio della fatica degli altri. Ma sopratutto una stabilità manageriale che duri nel tempo. Sembra facile, ma siamo italiani, per cui...